Marco Vantini – voce
Luca Bonometti – chitarra
Simone Bigioli – tastiere, basso
Andrea Dosseni – batteria
1. Starlight
2. Black Island
3. The Fugitive
4. Day By Day
5. Trust In The Morning
6. Hurry Up!
7. Icarus Of Time
The Fugitive
I Brain Heart Infusion nascono ufficialmente a Brescia nel 2002 dall’incontro di tre musicisti molto promettenti di nome Luca Bonometti (chitarrista), Simone Bigioli e Andrea Dosseni, rispettivamente tastierista e batterista. La line-up si stabilizza dopo l’ingresso di Marco Vantini al microfono. Il gruppo mostra fin da subito una grande potenzialità e, dopo un periodo dedito all’Hard Rock, vira bruscamente verso lidi più curati e progressivi, portando on stage solo pezzi propri.
Nel 2004 la band riesce a produrre un demo autoprodotto, che riscuote un discreto successo nel passaparola generale sviluppatosi dopo la sua uscita, rivelando le indubbie capacità dei Brain Heart Infusion. Il sound della band intanto è migliorato notevolmente, ispirandosi a band come Dream Theater, Planet X, Savatage e via discorrendo. A cavallo tra il 2006 e il 2007 la band registra il nuovo album, ovvero The Fugitive, che non solo mostra un sound in continua evoluzione, ma una band più matura e decisa rispetto al passato. Nell’estate 2007 inoltre, è stato presentato il nuovo bassista della band, ovvero Luca Bonetti, mentre nel disco le linee di basso sono state registrate dal tastierista Simone Bigioli.
L’opener Starlight è introdotta da un prologo soffuso ma interessante, che ci porta alla strofa, dominata principalmente dal connubio chitarra/tastiera. I riff di Bonometti sono molto energetici, e tutta la struttura della song ricalca molto lo stile di band come Dream Theater e Symphony X, virtuosismi compresi. I Brain Heart Infusion mostrano infatti una tecnica abbastanza precisa e azzeccata, che consente alla band di tessere trame piuttosto intricate, alzando parecchio il livello delle canzoni. Black Island si apre invece in maniera più ariosa e distesa, innalzandosi di potenza di battuta in battuta. Un’ effettistica particolarmente azzeccata rende la canzone una delle migliori del lotto, ricordando non poco le sonorità di Awake dei già citati Dream Theater. The Fugitive rincara la dose, superato un intro acustico si arriva direttamente ad una parte strumentale molto intricata e d’effetto, sfociante in una strofa parecchio ispirata. I Brain Heart Infusion ci mostrano quindi un suond molto curato e complesso, per niente scontato e ripetitivo. Si passa quindi dalla dolcezza di Day By Day, sentita e d’effetto ai continui cambi di tempo di Trust In The Morning, una delle migliori di questo lotto The Fugitive. L’incipit così hard-rockeggiante di Hurry Up svela la vera natura della canzone in questione, leggermente più immediata e quadrata delle precedenti, a differenza dell’ultima Icarus Of Time. La vena progressiva del quintetto bresciano esplode con tutta la sua dirompenza, costruendo una canzone veramente degna di nota, nella quale le parti solistiche dei singoli si esprimono al meglio, non annoiando e coinvolgendo l’ascoltatore.
Analizzando il prodotto nel complesso, non si può non apprezzare un album come The Fugitive. Pur avendo un sound influenzato da quelli che sono i nomi più conosciuti e bistrattati del Prog Metal tutto, la band è riuscita a dare un tocco di personalità al proprio sound, confezionando un disco molto interessante. Non ci rimane che attendere il nuovo capitolo discografico, tenendo anche presente l’innesto del nuovo bassista.