- Oliver Ackermann - Voce, Chitarra
- JSpace - Batteria
- Jono Mofo - Basso
1. Missing You
2. Don’t Think Lover
3. To Fix The Gash In Your Head
4. The Falling Sun
5. Another Step Away
6. Breathe
7. I Know I’ll See You
8. She Dies
9. My Weakness
10. Ocean
A Place to Bury Strangers
Gli A Place To Bury Strangers sono un neonato terzetto statunitense che giunge nel 2007 alla prima (e omonima) fatica discografica aggiungendosi alla lista di quei gruppi che ad anni di distanza si sono cimentati nel tentativo di riportare in qualche modo in auge lo shoegaze (Slowdive e My Bloody Valentine docet) e la dark wave degli anni '80 (The Cure e Joy Division in primis).
La band newyorchese sotto osservazione ha sicuramente tutte le carte in regola per riuscire in tale, chiamiamola, impresa: il sound sporco e onirico tipico dello shoegaze viene infatti discretamente riproposto suggerendo atmosfere tra il noise metropolitano e il sognante, e anche per quanto riguarda i riferimenti alla dark wave che avvolge l'opera il combo americano si mostra all'altezza della situazione presentandoci una musica tutt'altro che banale e scontata anche se ricca di riferimenti al passato.
I primi tre brani di A Place To Bury Strangers sono l'emblema stesso del disco; se Missing You e Don't Think Lover sono due esperimenti di tenace shoegaze con le loro chitarre stracolme d'effetti e di soffuse melodie penetranti, la terza To Fix The Gash In Your Head (come del resto l'ottantiana I Know I'll See You) è un'azzeccatissima riproposizione in chiave moderna di temi riconducibili principalmente a Sisters Of Mercy e Joy Division con quella batteria elettronica a tessere un ritmo veloce su cui l'insieme strumentale crea costruzioni melodiche accattivanti forse troppo legate al sound delle sopracitate band che per tutto l'arco del disco continueranno a giocare questa fortissima ed inevitabile influenza.
My Weakness, con i suoi innesti noise, viaggia più o meno sugli stessi binari plasmando un'atmosfera confusa e che fa disperdere l'ascoltatore dentro se stessa, Another Step Away è un penetrante volo pindarico in un cielo nuvoloso che non riesce a far cadere pioggia, Breathe è un viaggio quasi divertente e danzante con le sue saltellanti melodie mentre Ocean pone fine al disco attraverso ritmiche veloci e con quel sound ricco di sfumature e particolarità che aleggia rumorosamente per tutta la durata dell'album.
Gli A Place To Bury Strangers hanno per questo confezionato un disco ascoltabile e interessante, una riprosizione in chiave moderna delle lezioni impartite dai maestri del dark, dell'elettropunk e della shoegaze, ma non per questo il disco pecca di originalità, anzi, il terzetto statuintense si fa apprezzare proprio per questa equilibrata unione di stili e per il suo sound ricercato che in 10 canzoni ci fa rivivere in maniera originale gli anni '80 attraverso uno specchio di modernità che conferisce a quel sound un tocco quasi più sperimentale grazie agli innesti noise e agli ingrandimenti emotivi delle atmosfere shoegaze, rese con una maestria che non ci si aspetterebbe da un gruppo alla prima fatica discografica.
Di certo non si tratta di un capolavoro, il disco durante il suo andamento presenta dei cali emotivi, non sempre è capace di penetrare l'ascoltatore, ma in linea di massima l'esperimento provato dagli A Place To Bury Strangers è riuscito, ovvero quello di prendere ispirazione dai mostri sacri degli '80 senza cadere nella banalità e nella mera scopiazzatura; se a questo si aggiunge una discreta spinta emotiva personale e peculiare ed una capacità creativa evidente, allora il disco guadagna inevitabilmente quotazioni, e dire che non se lo merita sarebbe una bestemmia.