- Johannes Pitkänen
- Lauri Ainala
- Olli Ainala
- Jenni Koivistoinen
- Toni Kähkönen
- Antti Lind
- Joose Keskitalo
- Lari Lätti
featuring:
- Soila Virtanen
- Jesse Hokkanen
1. Ikuisuuden maailma
2. Valo tihkuu kaiken läpi
3. Kuu lohduttaa huolestuneita
4. Syvyys
5. Puhuri
6. Ilmaa virtaa
7. Aamuauringon tuntuinen
8. Vitivalkoinen
9. Kuljin kauas
10. On yhä hämärää
11. Musta katu
Yhä Hämärää
Uno dei nomi che più fulgidamente spiccano nel folto gruppo di label di piccole dimensioni ma dalle notevoli qualità è sicuramente quello della stupefacente Fonal Records, etichetta finlandese cui appartengono diversi artisti ben apprezzati dalla critica specializzata, generalmente accostabili attraverso due denominatori comuni: la nazionalità (finnica, of course!) e il talento. Con questa recensione intendo presentarvi un progetto che si può benissimo annoverare, assieme ai colleghi freak-folkers Kemialliset Ystävät e Avarus, e alla cantautrice Islaja, fra i nomi di punta della Fonal: sto parlando dei Paavoharju, autori finora di diversi piccoli EP ma di un solo lavoro sulla lunga distanza, questo debutto marchiato 2005, “Yhä Hämärää”.
Nati in tempi relativamente recenti (2001) per merito dei fratelli Lauri e Olli Ainala, la line-up dei Paavoharju è completata da diversi altri musicisti e collaboratori che insieme compongono e suonano un miscuglio originale e poco prevedibile, che nonostante affondi le proprie radici nell'assai valida scena alt-folk finlandese, riesce comunque ad emergere con una personalità davvero sorprendente, dote che permette a questo collettivo di Savonlinna di insinuare numerosissime varianti nella loro estetica musicale, tirando fuori emozioni sincere, purissime, che si cristallizzano nell'eteree note che scaturiscono da “Yhä Hämärää”.
Andando sul concreto, immaginate le cascate di rumori, drones e glitch tipici dell’Ambient che filtrano delicatissimi passaggi Folk e voci celestiali, creando un suono la cui spiritualità e profondità fa rabbrividire; a questo aggiungete un feeling onirico che ha le proprie radici nella migliore Psichedelia anni ’60 e ’70, fattore che rende ulteriormente sognanti ed astratte composizioni dotate naturalmente di un’eleganza formale tipicamente nordica.
“Yhä Hämärää” profuma quindi di Nord, di ghiaccio, di purezza incontaminata, ma non è un disco ‘paesaggistico’, ‘da ammirare’, che si ferma alla mera esteriorità: anzi, è un disco che deve ‘essere vissuto’ per penetrare nel profondo e riuscire a comunicarvi tutto quello che i suoi ‘soundscapes’ fortemente emotivi e sentiti, ricchi di sfumature, hanno da dire.
Guidati dalla soave voce femminile di Jenni Koivistoinen, vibrante e capace anche di mostrare alcune inflessioni orientaleggianti, i brani di “Yhä Hämärää” intrecciano i sottili tocchi acustici di chitarre e pianoforte con un rumorismo atmosferico capace di dare una dimensione più introspettiva al tutto, quasi artigianale; ma in questo disco abbiamo sonorità influenzate perfino dalle colonne sonore per videogames, ne è un esempio lo straniante accompagnamento dei synth, caratterizzato da suoni ‘giocattolosi’ (si senta la sesta, paradisiaca, “Ilmaa virtaa”, duetto fra sintetizzatori e la voce ospite di Soila Virtanen) e artificiosi, in contrasto con l’aura intimista di cui ho già parlato ma anche capaci di fondersi con essa, creando situazioni surreali in cui anche le varie voci, sempre amplificate o distorte da echi e riverberi, suonano come distanti, provenienti dall’infanzia o da ricordi perduti.
Particolari sono “Vitivalkoinen” e “On yhä hämärää”, momenti angelici in cui, grazie ai cori sacrali, emerge la rinnovata fede cristiana dei membri della band, mentre la voce maschile di Toni Kähkönen grazia le energiche ballate Psychedelic-Folk di fine album, tra cui l’ispiratissima “Kuljin kauas” (“ho viaggiato lontano”) e la strabiliante conclusione “Musta Katu” (“strada oscura”), ovvero come rileggere in salsa tradizionale finlandese i Sigur Ròs che suonano musica Reggae: detta così sembrerebbe un intruglio inascoltabile, lo ammetto, eppure “Musta Katu” si rivela un brano particolarissimo, capace di unire una positività sorridente e ‘latina’ ad una raffinatezza fresca come l’acqua di un lago artico.
Folk ed Elettronica, Psichedelia e Ambient, fede e libertà, nuovo millennio e anni sessanta, serenità e riflessione: “Yhä Hämärää” è un toccante, profondo ritratto non solo di chi l’ha suonato, ma anche di chi lo ascolta – i Paavoharju hanno creato qualcosa di veramente notevole con questo disco, una pubblicazione che saprà colpire gli appassionati del Folk-revival odierno e chi segue le scene del 'weird-folk' americano e finnico; gli altri accantonino preconcetti musicali o ideologici e si avvicinino ad una proposta musicale equilibrata e suggestiva, che va assaporata con la giusta concentrazione per riuscire a rinfrescarsi l’animo con canzoni così ricche di fascino e spiritualità.
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