- Ray Wilson - voce, chitarra
- Uwe Metzler - chitarra
- Irvin Duguid - tastiera
- Alvin Mills - basso
- Nir Z - batteria
1. Fly High
2. Taking Time
3. She
4. Lemon Yellow Sun
5. Wake Up Your Mind
6. Sick And Tired
7. Constantly Reminded
8. Show Me The Way
9. Fame
10. Some Of All My Fears
11. Summer Days
12. Better Luck Next Time
She
A dodici anni di distanza da The Mind’s Eye, l’album che, grazie al singolo Inside, segnò tutt’insieme l’esordio, l’imminenente successo e l’altrettanto celere scioglimento, adesso gli Stiltskin tornano, seppur con una formazione ampiamente rimaneggiata ed un quasi nuovo monicker che vuol mettere in risalto la figura di Ray Wilson, vero deus ex-machina della band ed unico componente rimasto della vecchia line-up insieme al tastierista Irvin Duguid, il cui precedente apporto comunque fu solo di tipo collaborativo. E tornano con un sound che, pur ripescando il riffing Grunge e Post-Grunge della scorsa decade, spazia maggiormente in soluzioni Neo-Prog, Alternative e talvolta, seppur in lieve misura, Numetal e Pop, creando qua e là diverse similitudini con vari gruppi, come Marillion, Muse, Coldplay.
She è prevalentemente però un album Rock, moderno, energico e vigoroso, delle volte cupo, ma anche melodico, ben suonato e reso particolare dall’interpretazione unica del singer, in grado di valorizzare con il suo timbro caldo e graffiante sia il lato più cupo che quello anthemico delle composizioni, caratterizzate magari da una certa semplicità, ma non per questo poco convincenti, anzi l’album riesce proprio a convincere pienamente, grazie all’eterogeneità e alla piacevolezza delle sonorità proposte nei dodici brani, dove si può trovare di tutto, dalle ballate malinconiche ed anthemiche, come la semi-acustica e melodica Lemon Yellow Sun, forse il brano più bello del lotto, ai brani più tirati, come l’opener Fly High e Some Of All My Fears, caratterizzate da un groove pesante. Sarà possibile inoltre imbattersi nel Grunge e nel Post-Grunge degli esordi, come avviene in Taking Time e in Fame, e poi soluzioni Neo-Prog che in alcuni brani, tipo la title-track She, li avvicinano ai Muse, fino ad un più moderno Numetal, limitatamente alla sola Sick And Tired, che partendo in pieno stile Grunge presenta nel finale un cantato Rap che certo spiazza in tal contesto, e forse non convince neanche. Particolarmente riusciti gli episodi più lenti, oltre alla già citata Lemon Yellow Sun, si possono citare Wake Up Your Mind e Constantly Reminded, entrambe una summa delle varie influenze e sonorità presenti, ma anche Show Me The Way, la più orecchiabile del lotto, grazie anche al lavoro delle tastiere e alla sua melodia che un po’ ricorda i Coldplay, ed ancora la piacevolissima Summer Days, forte anche qui la componente Neo-Prog, mentre la chiusura viene affidata all’Hard Rock di Better Luck Next Time con tanto di refrain anthemico.
Un ritorno tanto positivo quanto inaspettato questo degli Stiltskin, che si ripresentano adesso con un maggiore apporto delle tastiere, adesso poste quasi in prima fila insieme alla chitarra di Metzler e soprattutto alla voce di Wilson, riuscendo a ricreare piacevoli melodie e a sorprendere continuamente e piacevolmente l’ascoltatore senza mai annoiarlo o stancarlo grazie proprio alle diverse sfaccettature in cui viene proposto del buon Rock.