La prima giornata (30.06) vede dunque le performance di Anathema, Sonata Arctica, Deathstars, Freedom Call, Arch Enemy e Wintersun, oltre ai meno blasonati Mokoma e Suburban Tribe, entrambi locali, e si conclude con gli inglesi Sister Of Mercy.
I Sonata Arctica hanno suonato una setlist che non si discosta molto dalla versione audio del recente For The Sake Of Revenge, concludendo con l’inno Vodka, e sono apparsi in eccellente spolvero, con un Tony assoluto padrone del palco, in grado di coinvolgere dalla prima all’ultima canzone, e di raggiungere l’apice con Don’t Say A Word. Davvero interessanti i tedeschi Freedom Call, fautori di un Power-Heavy molto ricco di elementi epic, e i Deathstars, concreti quanto scenici.
Il secondo giorno (01.07) vede Stamina, Pain Confessor e April, per poi regalarci l’esaltante prova dei Diablo, gruppo Thrash finlandese che ha recentemente sfondato le barriere nordiche con l’album Mimic47. Prosegue con i Norther, anch’essi molto energici e coinvolgenti, e The Scourger, prima di lasciare spazio agli Amorphis prima, e agli Opeth poi. Entrambe le band hanno davvero proposto un’ottima musica, focalizzandosi molto sui recenti album, senza disdegnare però loro classici, e che hanno catturato completamente l’odience. Quindi gli Epica, i Kalmah (che hanno avuto un seguito da main-stage) e i Venom, che sulle note di Black Metal, rimandano gli spettatori al terzo e ultimo giorno.
Sono i britannici Mendeed ad aprire le danze del 2 luglio, con un Metalcore rabbioso e fresco, e la folkloristica compagine dei Verjnuarmu, quindi i Sodom, e se fosse stato un concorso, non si avrebbe dubbio sui vincitori, in quanto i veterani suonano un metal senza etá, in grado di coinvolgere ed emozionare incredibilmente. Purtroppo Swallow The Sun e Gojira agiscono in contemporanea, e mi divido le performance riuscendo a seguire tre canzoni ciascuno; e se i Finlandesi catturano per l’emotività che trasmettono, i transalpini conquistano per l’energia straripante. Dopo Tarot (il gruppo di Marco Hietala, bassista dei Nightwish), Timo Rautinen (gruppo molto famoso in Finlandia, in cui milita l’ex Children Of Bodom Alexander Kuoppala) e gli svedesi Burst, ai Black metallers Celtic Frost l’onore di concludere questi tre giorni di metal, con una performance molto tirata, anche se personalmente eccessivamente lunga (due ore, al contrario di ogni altro headliner che suonava un ora e venti).
Tirando le fila, inderogabilmente é stata un esperienza estremamente positiva; il Tuska Festival ha lasciato completamente soddisfatti e appagati, regalando tre giorni intensi e band incredibili. Il sottoscritto e RockLine.it, si sentono in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno reso la nostra presenza possible: Mr. Niklas e tutti i membri organizzatori, Tuula e la Spinefarm, Taija e la Poko Records, Mr. Richard Gamba, e le band Deathstars, Sonata Arctica, Diablo, Kalmah, Swallow The Sun e Gojira, per il tempo dedicatoci per le interviste e non solo.
All’anno prossimo Tuska, näkemiin
Report e foto: Andrea "The Reaper” Rubini