Gli israeliani Orphaned Land tornano per la seconda volta in Italia, dopo lo show all'Evolution Festival, regalando due date ai fans della Penisola. Al New Age Club, accompagnati dai nostrani Arthemis, esibiscono una scaletta tratta quasi interamente dallo stupendo Mabool, senza tralasciare qualche sorpresa per il pubblico.
Ma andiamo con ordine. Aprono la serata gli Arthemis, gruppo italiano formatosi nel 1994 che propone uno Speed/Power Metal decisamente interessante e coinvolgente. Due chitarre, un basso, una batteria e un'ottima voce fanno degli Arthemis un gruppo che merita sicuramente di essere riascoltato più e più volte, per meglio comprenderne lo stile. Uno stile che, come detto, spazia dal repertorio più tipicamente Power, nonostante l'assenza della tastiera, a quello Speed, componendo un sound originale, raffinato e accattivante. Ottime le chitarre che si alternano in assoli tanto veloci quanto raffinati. Non male la presenza scenica, anche se sicuramente si potrebbe osare di più sul piano del coinvolgimento del pubblico che, pur apprezzando i pezzi, rimane abbastanza passivo, confinato al di sotto del palco.
Ma veniamo alla performance vera e propria. Sulla scia dell'ottimo successo riscosso dal loro ultimo lavoro, anzi del capolavoro, intitolato Mabool, gli Orphaned Land propongono una setlist davvero ricca - ben 17 brani - che comprende, oltre ad alcuni pezzi dell'opera appena citata, un vasto repertorio tratto dei loro album precedenti, in particolare da El Norra Alila del 1996. Splendide, come sempre, le performance di Ocean Land e di Norra el Norra che rispecchiano fedelmente le relative versioni dell'album: fattore indicativo del grande talento di cui è dotata questa band. Splendidi anche tutti i restanti pezzi a partire da Seasons Unite, The Beloved's Cry, Thee By The Father I Pray per finire con El Meod Na'Ala. Decisamente interessante il Percussion Solo di Eden e Matti che, abbandonati per un attimo i loro abituali strumenti - tastiera e chitarra - si cimentano nell'uso di percussioni stile tamburelli orientali, producendo un pezzo unico quanto a originalità. Altrettanto creativo l'uso da parte dell'altro chitarrista, Yossi, di una sorta di "mandolino", che non saprei meglio definire: un suono molto particolare e ricercato che offre un ulteriore spunto folk, consolidando - se ancora ce ne fosse bisogno - il sound-concept della band.
Grandissima la presenza scenica, in particolare di Kobi, che fa scaldare il pubblico invitandolo a seguirlo nei pezzi folk, e di Eden, che, nella sua apparente timidezza, nasconde un carattere da trascinatore. Ottimo il suono, come ci ha abituato il New Age, senza eccessi, senza nessun tipo di difetto acustico: in una parola, fantastico.
Setlist Orphaned Land:
Mabool (The Flood), Of Temptation Born, The Kiss Of Babylon (The Sins), Season Unite, Birth Of The Three (The Unification), A Neverending Way, Thee By The Father I Pray, Ocean Land (The Revelation), Percussion Solo, Like Fire To Water, Find Your Self Discover God, El Meod Na'Ala, Norra El Norra (Entering The Ark), Ornaments Of Gold, Mercy, The Beloved's Cry, Volare