Date non comodissime per i fan del quartetto (quartetto dal 2006, data in cui Jesse Pintado è venuto a mancare assestando i Nostri su una line-up con una sola chitarra) che pur avendo scelto club ben lontani dai grossi centri abitati, hanno voluto premiare i propri fan ospitando una band di supporto davvero di eccezione: si tratta degli italianissimi Cripple Bastards, già distinti anche oltre il confine italico per un grind privo di mezze misure e premiati di conseguenza, dopo un’esperienza ventennale, per la presenza al fianco di chi il grind lo ha visto (e fatto) nascere.
Purtroppo noi siamo giunti al termine dello show dei piemontesi, per nulla stanchi dall’ora di musica impazzita che ha travolto i presenti. Giusto in tempo per ascoltare Polizia, Una Razza Da Estinguere e Spirito Di Ritorsione, che lasciano poca fantasia alle intenzioni dei Cripple, almeno per chi non li avesse mai sentiti. Ovviamente Giulio, vocalist, e Der Kommissar, chitarra, hanno tenuto in piedi la scena come sempre con un carisma disarmante; la sezione ritmica si è comportata all’altezza. L’agitazione si stava trasformando in tumulto ed i fan dei quattro si sono fatti sentire, cercando di essere parte integrante dello show: è stato un piacere assistere ad una band davvero all’altezza dei propri headliner.
Ingresso dei Napalm Death in tarda serata con Danny Herrera che effettuava in prima persona il soundcheck alla sua batteria, segno di grossa attenzione verso la buona riuscita dello show oltre che di immensa umiltà (nessuno di loro si sente una star). E di qui in avanti per la durata di 60 brevissimi minuti, la band inglese ha dato lezioni di grind a chiunque volesse intraprendere quel cammino, abbracciando prevalentemente gli ultimi lavori da cui hanno estratto Strong-Arm, Life And Limb, Diktat, Time Waits For No Slave, On The Brink Of Extinction dall’ultima fatica, mentre When All Is Said and Done, Persona Non Grata e la title-track dal penultimo lavoro Smear Campaign. La lunga parentesi grind/death della loro carriera, ovvero quella tuttora in corso, è stata chiusa anche con Silence Is Deafening, l’opener di The Code Is Red...Long Live the Code del 2005. Non sono mancati ovviamente i successi del passato ripescando le title-track di due album assolutamente imprescindibili, Scum e From Enslavement to Obliteration (album quest’ultimo dichiarato dal singer come il migliore della loro carriera), periodo tra l’altro che non vedeva ancora Mark "Barney" Greenway dietro i microfoni della band.
Molto belle Nazi Punks Fuck Off, cover dei Dead Kennedys che i Napalm ripropongono in molti show, e Mass Appeal Madness, title-track di un EP interamente dedicato a Roger Patterson, bassista degli Atheist prematuramente morto. Ma l’elemento che fa dei Napalm una band assolutamente unica resta il forte coinvolgimento politico-sociale con cui Greenway scrive e presenta dal vivo i testi e le idee, sempre accompagnate da applausi e consensi, indipendentemente dal Paese in cui vengano proclamate. È proprio il caso di dire che la musica unisce, nonostante si tratti di un genere molto di nicchia.
Quanto bisognerà attendere adesso per un altro album capolavoro?
Marcello Zinno