Ho appreso di questo live pochissimi giorni prima del suo svolgimento e forse anche per questo l’ho vissuto in uno stato di parziale irrealtà. Apprendere così di colpo che si assisterà al concerto di una delle pietre miliari dell’indie rock statunitense non lascia molto spazio alle infinite speculazioni che la mente sarebbe stata in grado di fare in occasione di un evento simile.
Ho pensato che di tempo ne è trascorso tanto da quel Meat Puppets II cui stasera il trio eseguirà integralmente, ma a differenza di tante altre bands storiche pur viste nel corso di questi anni e per le quali una seppur vaga idea di invecchiamento la si può anche avere, i Meat Puppets non son riuscito minimamente ad immaginarmeli. In realtà sapevo benissimo come li avrei trovati fisicamente ma non volevo fare dispetto al sembiante idealizzato nella mia adolescenza, a quelle soniche stagioni che non si dimenticano più.
E poi miti e leggende per definizione non invecchiano mai, restano immutati per l’eternità e sfido chiunque a non far entrare i Meat Puppets in questa categoria.
Quando i tre arrivano sul palco penso a dei personaggi di un film dei fratelli Coen: Curt Kirkwood sorridente, grassoccio e gonfio fa da contraltare al fratello Chris, un po’ piegato ed ingobbito se non proprio consumato da anni di crack ed eroina e perfino l’acquisito batterista Shandon Sahm è personaggio molto ‘out’, con una improbabile pettinatura “fila al lato” ed un corpo segaligno da far invidia al coniglio Ex-Otago di Chiambretti, talmente demenziale nelle movenze da suscitare perfino dubbi di ambiguità sessuale.
Mentre penso a quale bizzarro scherzo del destino può rendere la fisicità dei due fratelli di Phoenix parte integrante del loro folle mondo sonoro e del culto di una (malata) personalità, i nostri snocciolano tutto l’abum promesso, i circa 50 minuti son passati in fretta e Curt sta facendo ciao ciao con la manina.
Ovviamente scherza poiché ci sono ancora molte pallottole cow-punk e hardcore-country per il nostro cuore e man mano che si va avanti con lo show mi accorgo di quanto noi non siamo il nostro corpo, o almeno non proprio sempre. I nostri si rinvigoriscono sempre di più e Chris addirittura si avvicina al microfono e farà i cori insieme a Curt per tutta la seconda parte del concerto.
I momenti intensi non sono stati solo quelli di Meat Puppets II – ovvio che Lake Of Fire, Aurora Borealis e The Whistling Song abbiano spaccato tutto – ma anche quelli inaspettati come una devastante Sam da Forbidden Places da far invidia ai Primus o le psicodeliziose Flamin’Heart e Backwater da Too High Too Die, per non parlare di tutta una serie di cover di traditionals, irriverenti come solo loro potevano, tra siparietti ironici come Curt che deve lasciare il palco per tornare dopo pochi secondi con gli occhiali da vista, quando minaccia le prime file di fare stage-diving con il suo ‘esile corpicino’ o ancora che simula un terribile mal di pancia quando qualcuno dal pubblico urla una richiesta.
Due ore di torrido show alla faccia di chi li voleva decrepiti, e addirittura un membro del locale che si piazza dietro la batteria ed intima la fine dello spettacolo (dopo c’è la discoteca) mentre i nostri non ne hanno alcuna voglia e con fare da cazzoni quali sono continuano a suonare ben oltre le imposizioni del tizio, mentre Curt ripete un ‘..emblematic!!’ che non ha bisogno di interpretazioni.
Null’altro da aggiungere se non una rinnovata consapevolezza che un pezzo di ‘quel mondo’, del mio mondo e sicuramente anche del vostro sia rimasto intatto così come lasciato; i Meat Puppets a dispetto di tutto stanno benissimo, forse meglio di noi e se capiteranno ancora in tour, soprattutto così in sordina (..‘rehab’ di Chris permettendo, anche se secondo me non ne ha bisogno, non più..), non potrete non esserci, proprio come tutti quelli che al Circolo stasera, giovanissimi e non, erano lì per loro e – nonostante la scarsa pubblicità per l’evento li citasse - non certo per i Nirvana.