Forti dei consensi ottenuti dal loro ultimo lavoro, Collateral Defect, i Graveworm si imbarcano in un nuovo tour europeo, approdando al Bunker Center di Bolzano nell’unica tappa italiana dell’intera tournee.
A pochi mesi di distanza dalla grande performance del Rock Im Ring, tornano ad esibirsi in terra altoatesina i Graveworm, originari proprio di Brunico. Ormai affermati sia a livello europeo che mondiale, i nostri hanno da poco dato alla luce un nuovo capitolo discografico: Collateral Defect, album ritenuto da molti superiore al precedente (N)Utopia. In effetti, l’ultimo arrivato in casa Graveworm si è rivelato un disco personale e molto eterogeneo, figlio di una crescita artistica che non sembra certo volersi arrestare. Come le migliori Metal band italiane, anche i Graveworm preferiscono esibirsi all’estero, basti pensare che il release party dell’ultimo full lenght è stato organizzato ad Innsbruck, in Tirolo. Ne è una conferma il fatto che, fra le date del tour europeo di quest’anno, figuri soltanto una tappa nel nostro paese, a Bolzano per giunta, dove la band altoatesina sa di poter contare sull’apporto pressoché totale del pubblico.
Le band in programma per la serata del venticinque ottobre erano ben quattro, ridotte a tre a causa di un forfait dell’ultimo minuto da parte dei Deadborn. Di conseguenza l’orario di apertura slitta leggermente, garantendo agli In Slumber qualche minuto in più per la preparazione. Spente le luci, si comincia discretamente con il Death Metal intriso di rabbia e melodia firmato appunto In Slumber. Il combo austriaco, sconosciuto alla stragrande maggioranza del pubblico bolzanino, offre uno spettacolo di tutto rispetto, riuscendo ad intrattenere i presenti con grinta e simpatia. Il sound dei cinque austriaci non è dei più originali, tuttavia si percepisce comunque una grande determinazione, determinazione che consente alla band di terminare il proprio show fra gli applausi generali. Speriamo di risentirne presto parlare insomma, perché dalla mezzora di stasera l’impressione sul gruppo non può che essere positiva.
Si cambia quasi totalmente registro stilistico con i Disbelief, secondo gruppo a salire sul piccolo palco del Bunker (terzo in programma, se si contano i Deadborn). La band teutonica mette in mostra una buona dose di originalità, che purtroppo però non viene accompagnata dal giusto sound. Questo infatti sembra avvicinarsi più ad un Black Metal dalle tinte evocative che non al canonico Death offerto dagli In Slumber. I brani sono relativamente lunghi, con riff monotoni ed un drumming non troppo avvincente. A farla da padrone è sicuramente il singer del gruppo, Karsten Jäger, che interpreta ogni singolo pezzo aggrappato all’asta del suo microfono. La prestazione scenica sua e del gruppo, in generale, non è delle migliore, anche se il pubblico accorso questa sera sembra gradire ugualmente. Se le sonorità ricordano alcune Black Metal band nordeuropee, le parti vocali rimandano, strano a dirsi, ai Mötörhead di Lemmy Kilmister. La performance è lunga e spesso soporifera, al punto da risultare a tratti persino fastidiosa. Resta da chiedersi perché i Disbelief occupino una posizione così alta nella line up del tour, non meritando neppure di far parte di esso. Da evitare a tutti i costi.
E’ finalmente venuto il momento di Stefano, Eric e compagni. I presenti si assiepano sotto il palco, pronti ad essere travolti da un’ondata di pura e salutare energia. Si parte alla grande con Suicide Code, uno dei pezzi più validi all’interno del nuovo platter targato Graveworm. Il complesso pusterese sa benissimo di giocare in casa; ne consegue un’atmosfera rilassata e perfetta ai fini dello show. Stefano, come sempre, offre una prestazione invidiabile dietro al microfono, spaziando da un cantato tipicamente Black ad uno più orientato verso lidi Death Metal. La componente Gothic, che era andata quasi perduta con l’uscita di (N)Utopia, è tornata prepotentemente a ritagliarsi i propri spazi in Collateral Defect, così che i brani estratti dal suddetto disco questa sera mantengono ancora quel tipico alone misterioso degli esordi. Purtroppo i suoni non rendono giustizia alle tastiere di Sabine, che dal canto suo si impegna a supportare, come può, i compagni di formazione. L’esibizione di oggi, come da tradizione da qualche anno a questa parte, è incentrata sugli ultimi lavori del complesso di Brunico, che sembra proprio non voler riproporre qualche vecchio classico di repertorio. La particolarità è invece un’altra, ovvero la mancanza di una cover nella scaletta. Per chi non lo sapesse, infatti, i Graveworm sono fra le formazioni più abili nel riadattare canzoni del passato in chiave Metal, ne sono una conferma le varie Fear Of The Dark, Losing My Religion e, ultima ma non ultima, I Need A Hero. Il combo altoatesino preferisce però puntare sui brani scritti di proprio pugno, terminando lo show con l’esecuzione di Touch Of Hate e Abhorrence.
Ad esclusione dei poco avvincenti Disbelief, il concerto di questa sera si è rivelato davvero piacevole, grazie soprattutto alla classe di un gruppo - i Graveworm - che in Italia meriterebbe ben maggiori attenzioni. Chi ne ha la possibilità non dovrebbe quindi perdersi la loro esibizione di marzo a Milano, all’interno di un contesto che finalmente renderà giustizia ad uno dei migliori gruppi Metal del nostro paese. Tornando alla serata di quest'oggi, da segnalare ancora una volta l'ottimo lavoro svolto dalla Poison For Souls, organizzatrice dell'evento.
Setlist Graveworm:
Suicide Code, Hateful Design, Dreaming Into Reality, Bloodwork, (N)Utopia, I - The Machine, The Day I Die, Never Enough, Touch Of Hate, Abhorrence
Report e foto - Jacopo “Beelzebub” Prada