Gamma Ray
03/10/2005 - Rolling Stone - Milano
I Gamma Ray, capitanati dal leader storico Kai Hansen e supportati da Nocturnal Rites e Powerwolf per questa data al Rolling Stone di Milano, esibiscono i pezzi migliori del loro repertorio, davanti ad una folla entusiasmata di fans...
Una fredda e piovosa giornata accompagna la data italiana dei Gamma Ray ma l’affluenza la Rolling Stone è ottima e già abbondantemente prima dell’apertura dei cancelli: davanti al locale c’erano già un centinaio di fans premurosi di entrare, anche visto il freddo ed il tempo.
I tempi prestabiliti vengono rispettati e poco dopo le 19 il locale apre e parte la corsa prendere i posti migliori.
C’è molto entusiasmo tra la gente e questo non è sempre positivo perché quando c’è troppa gente che vuole stare davanti, il concerto diventa una calca insopportabile (chi è stato a febbraio all’Alcatraz a vedere i Megadeth sa di cosa si sta parlando).
Passano 20 minuti abbondanti ed è il turno della prima band di supporto: i Powerwolf.
Il cantante si presenta sul palco con un bicchiere di caffé in mano ed in una forma fisica a dir poco discutibile: più che un cantante metal sembrava un tenore con i suoi 100 chili e la sua riga da parte.
Ma lasciamo perdere questi e parliamo della prestazione: come premessa va detta che, come sempre accade per la prima band di supporto, i suoni sono molto impacciati e non equalizzati alla perfezione e le prime canzoni ne risentono parecchio di questi problemi tecnici. Aggiungendo a questi problemi una prova abbastanza approssimativa del cantante che impiega metà del concerto solo per scaldare la voce e del chitarrista che pensa più a fare scena che a suonare e che suona un paio di assoli davvero inascoltabili per l’imprecisione con cui vengono eseguiti.
Non per niente la loro prova lascia indifferente la maggior parte del pubblico che comunque non gli nega gli applausi di routine dopo la mezz’ora di show proposto.
I tempi prestabiliti vengono rispettati e poco dopo le 19 il locale apre e parte la corsa prendere i posti migliori.
C’è molto entusiasmo tra la gente e questo non è sempre positivo perché quando c’è troppa gente che vuole stare davanti, il concerto diventa una calca insopportabile (chi è stato a febbraio all’Alcatraz a vedere i Megadeth sa di cosa si sta parlando).
Passano 20 minuti abbondanti ed è il turno della prima band di supporto: i Powerwolf.
Il cantante si presenta sul palco con un bicchiere di caffé in mano ed in una forma fisica a dir poco discutibile: più che un cantante metal sembrava un tenore con i suoi 100 chili e la sua riga da parte.
Ma lasciamo perdere questi e parliamo della prestazione: come premessa va detta che, come sempre accade per la prima band di supporto, i suoni sono molto impacciati e non equalizzati alla perfezione e le prime canzoni ne risentono parecchio di questi problemi tecnici. Aggiungendo a questi problemi una prova abbastanza approssimativa del cantante che impiega metà del concerto solo per scaldare la voce e del chitarrista che pensa più a fare scena che a suonare e che suona un paio di assoli davvero inascoltabili per l’imprecisione con cui vengono eseguiti.
Non per niente la loro prova lascia indifferente la maggior parte del pubblico che comunque non gli nega gli applausi di routine dopo la mezz’ora di show proposto.
Veloce cambio di palco ed ampliamento della batteria (il batterista dei Powerwolf suonava con qualche pezzo in meno e con una sola cassa) e assistiamo allo show del vero e proprio gruppo di supporto: i Nocturnal Rites.
La band non è da considerarsi assolutamente di secondo piano nella scena power in quando vanta di ben sette album alle spalle ed una infinita lista di presenze nei festival che contano in Europa.
Infatti la musica cambia: il pubblico è completamente coinvolto e soddisfatto dalla prestazione dei cinque svedesi fin dall’opener Fools Never Die, cantata da molte persone tra il pubblico.
Il singer Jonny Lindkvist non resta fermo un attimo e corre da una parte all’altra del palco, stringendo in continuazione le mani dei fans.
La sua presenza scenica intesa con modo di atteggiarsi mentre canta ricorda molto quella di Kotipelto ed i due si somigliano molto anche fisicamente.
Il culmine dello show lo si ha quando viene eseguita Awakening, che viene cantata a squarciagola dal pubblico ed i cinque svedesi non possono fare altro che ringraziare e scambiare qualche divertente parola improvvisata in italiano con il pubblico per poi sparare la canzone finale e salutare. Ottima prestazione davvero per un gruppo che ha saputo farsi notare in questi anni e che vanta di un numero non enorme ma buono di fans anche in Italia.
La band non è da considerarsi assolutamente di secondo piano nella scena power in quando vanta di ben sette album alle spalle ed una infinita lista di presenze nei festival che contano in Europa.
Infatti la musica cambia: il pubblico è completamente coinvolto e soddisfatto dalla prestazione dei cinque svedesi fin dall’opener Fools Never Die, cantata da molte persone tra il pubblico.
Il singer Jonny Lindkvist non resta fermo un attimo e corre da una parte all’altra del palco, stringendo in continuazione le mani dei fans.
La sua presenza scenica intesa con modo di atteggiarsi mentre canta ricorda molto quella di Kotipelto ed i due si somigliano molto anche fisicamente.
Il culmine dello show lo si ha quando viene eseguita Awakening, che viene cantata a squarciagola dal pubblico ed i cinque svedesi non possono fare altro che ringraziare e scambiare qualche divertente parola improvvisata in italiano con il pubblico per poi sparare la canzone finale e salutare. Ottima prestazione davvero per un gruppo che ha saputo farsi notare in questi anni e che vanta di un numero non enorme ma buono di fans anche in Italia.
Il locale è oramai stracolmo, la gente incomincia a pressare e, tempo di riposare una mezz’oretta, alle 21 in punto arriva il turno della band per cui la maggior parte della gente è qui: i Gamma Ray.
Che dire dei Gamma Ray innanzitutto? Beh una oramai carriera di oramai quindici anni e album che hanno fatto la storia del Power Metal e un personaggio carismatico e protagonista in tutti i sensi come Kai Hansen il quale, per tutto quello che ha fatto tra Helloween e Gamma Ray, è considerato vero e proprio uomo simbolo di questo genere.
I Gamma Ray questa sera sono davvero in forma strepitosa e fin dalle prime note dell’intro si capisce che Kai Hansen ha deciso di regalare ai suoi fans uno show completo e ottimi sotto tutti gli aspetti. Si parte con la classica Garden of the Sinner, cantata con entusiasmo dai presenti ed una calca assurda, che si placherà subito dopo tre o quattro canzoni, si scatena tra le prime file del pubblico.
I suoni sono molto puliti e un nota di merito va a quelli della batteria di Zimmermann che sono ottimamente equalizzati e solo dopo si capirà il perché di suoni così accurati per la batteria.
Un’osservazione la merita il palco: era talmente pieno di oggetti di scenografia che parte di essa è stata fissata contro le pareti laterali al palco e secondo me ma penso che fosse un impressione comune il suddetto palco si è risultato troppo piccolo per le esigenze di una band come i Gamma Ray.
Subito dopo i nostri si lanciano nell’ esecuzione di un ottima New World Order, che mantiene il suo fascino anche suonata live per poi dedicarsi alla promozione della loro ultima fatica discografica, Majestic.
A dire il vero l’album non aveva entusiasmato molto la critica, ma il mago Kai Hansen colpisce ancora: naturalmente si limita ad eseguire solo quattro pezzi su dieci e li arrangia in una maniera da farli sembrare molto più belli e coinvolgenti di quello che realmente sono a tal punto da far credere alla gente che non ha ancora ascoltato l’album che Majestic è un grande album.
Questa è un’ottima trovata di esperienza del buon vecchio che, dopo la parentesi promozionale di Majestic, ritorna a suonare grandi classici. Come Space Eater, Strangers in the Night, One With the World e l’immancabile inno Heavy Metal Universe, dove Hansen si diverte per tre minuti abbondanti a far cantare il pubblico.
Poi Hansen, Richter e Shlachter lasciano i palco al solo Zimmermann che ci diletta un ottimo assolo di batteria di più di cinque minuti dove più o meno svaria su tutti i tempi possibili e si diverte a fare cantare il pubblico con il solo suono della cassa.
Dopo questa piacevole interruzione ci avviamo verso la seconda parte dello show dove tra i tanti classici spiccano senza dubbio The Silence, Rebellion in Dreamland e Land of the Free, tutte cantate ed eseguite in maniera impeccabile.
Dopo un’ora e tre quarti i quattro accennano la prima uscita ma vengono subito richiamati dal pubblico ed allora eseguono Valley of the Kings e Somewhere Out in Space, la seconda in una versione particolarmente allungata ed improvvisata al momento per fare cantare il pubblico dove Hansen modifica spesso volutamente le tonalità dalla sua voce per creare un effetto novità e sorpresa.
Ma lo show non è finito ancora perché i nostri, dopo essere usciti di nuovo, vengono richiamati ancora sul palco per una conclusiva Send me a Sign, che lascia tutti soddisfatti della prova dei power-metallers tedeschi.
Che dire dei Gamma Ray innanzitutto? Beh una oramai carriera di oramai quindici anni e album che hanno fatto la storia del Power Metal e un personaggio carismatico e protagonista in tutti i sensi come Kai Hansen il quale, per tutto quello che ha fatto tra Helloween e Gamma Ray, è considerato vero e proprio uomo simbolo di questo genere.
I Gamma Ray questa sera sono davvero in forma strepitosa e fin dalle prime note dell’intro si capisce che Kai Hansen ha deciso di regalare ai suoi fans uno show completo e ottimi sotto tutti gli aspetti. Si parte con la classica Garden of the Sinner, cantata con entusiasmo dai presenti ed una calca assurda, che si placherà subito dopo tre o quattro canzoni, si scatena tra le prime file del pubblico.
I suoni sono molto puliti e un nota di merito va a quelli della batteria di Zimmermann che sono ottimamente equalizzati e solo dopo si capirà il perché di suoni così accurati per la batteria.
Un’osservazione la merita il palco: era talmente pieno di oggetti di scenografia che parte di essa è stata fissata contro le pareti laterali al palco e secondo me ma penso che fosse un impressione comune il suddetto palco si è risultato troppo piccolo per le esigenze di una band come i Gamma Ray.
Subito dopo i nostri si lanciano nell’ esecuzione di un ottima New World Order, che mantiene il suo fascino anche suonata live per poi dedicarsi alla promozione della loro ultima fatica discografica, Majestic.
A dire il vero l’album non aveva entusiasmato molto la critica, ma il mago Kai Hansen colpisce ancora: naturalmente si limita ad eseguire solo quattro pezzi su dieci e li arrangia in una maniera da farli sembrare molto più belli e coinvolgenti di quello che realmente sono a tal punto da far credere alla gente che non ha ancora ascoltato l’album che Majestic è un grande album.
Questa è un’ottima trovata di esperienza del buon vecchio che, dopo la parentesi promozionale di Majestic, ritorna a suonare grandi classici. Come Space Eater, Strangers in the Night, One With the World e l’immancabile inno Heavy Metal Universe, dove Hansen si diverte per tre minuti abbondanti a far cantare il pubblico.
Poi Hansen, Richter e Shlachter lasciano i palco al solo Zimmermann che ci diletta un ottimo assolo di batteria di più di cinque minuti dove più o meno svaria su tutti i tempi possibili e si diverte a fare cantare il pubblico con il solo suono della cassa.
Dopo questa piacevole interruzione ci avviamo verso la seconda parte dello show dove tra i tanti classici spiccano senza dubbio The Silence, Rebellion in Dreamland e Land of the Free, tutte cantate ed eseguite in maniera impeccabile.
Dopo un’ora e tre quarti i quattro accennano la prima uscita ma vengono subito richiamati dal pubblico ed allora eseguono Valley of the Kings e Somewhere Out in Space, la seconda in una versione particolarmente allungata ed improvvisata al momento per fare cantare il pubblico dove Hansen modifica spesso volutamente le tonalità dalla sua voce per creare un effetto novità e sorpresa.
Ma lo show non è finito ancora perché i nostri, dopo essere usciti di nuovo, vengono richiamati ancora sul palco per una conclusiva Send me a Sign, che lascia tutti soddisfatti della prova dei power-metallers tedeschi.
Molte persone chiamano a grande voce l’esecuzione di pezzi targati Helloween come I Want Out o Victim of Fate, ma ormai sono costretti a rassegnarsi ed ad accontentarsi di uno show durato due ore abbondanti quasi senza interruzioni (assolo di Zimmermann,il vero beniamino del pubblico, a parte) dove i nostri hanno suonato bene e personalizzando ogni canzone con qualche piccola improvvisazione.
Sinceramente ci si sarebbe aspettato di meno dopo la delusione del nuovo album ma la cosa bella di Kai Hansen è che non finirà mai di stupire con il suo carisma e le sue trovate: o lo si ama o lo si odia, non esistono vie di mezzo.
La sfida agli Helloween è lanciata… Non sarà facile all’eterno rivale Weikath pareggiare a febbraio (l’8 ed il 9, rispettivamente a Milano e a Roma) la grande prestazione di Hansen e soci di stasera.
Sinceramente ci si sarebbe aspettato di meno dopo la delusione del nuovo album ma la cosa bella di Kai Hansen è che non finirà mai di stupire con il suo carisma e le sue trovate: o lo si ama o lo si odia, non esistono vie di mezzo.
La sfida agli Helloween è lanciata… Non sarà facile all’eterno rivale Weikath pareggiare a febbraio (l’8 ed il 9, rispettivamente a Milano e a Roma) la grande prestazione di Hansen e soci di stasera.
Gamma Ray setlist:
Welcome, Gardens Of the Sinner, No World Order, Space Eater, Fight, Blood Religion, Condemned To Hell, Hell Is Thy Home, Strangers In The Night, One With The World, Drum Solo, Heavy Metal Universe, The Silence, Rebellion In Dreamland, Land Of The Free, Valley Of The Kings, Somewhere Out In Space, Send Me A Sign
Davide "ergato" Merli