Preannunciato da molti mesi come uno dei migliori festival estivi italiani, l'Evolution di Toscolano Maderno (BS) si è rivelato dotato di una buona organizzazione che ha permesso al pubblico di assistere alle esibizioni di celebri formazioni quali Nightwish, Dark Tranquillity e Sebastian Bach.
Tutte le premesse annunciate descrivevano l’Evolution Festival del 16 luglio a Toscolano Maderno (BS) come un nuovo modo di concepire una successione di concerti di elevato spessore e queste aspettative non sono state deluse. L’organizzazione si è dimostrata molto valida, nonostante alcuni problemi di base che accomunano la maggior parte dei festival italiani ed esteri.
Primo elemento da evidenziare è la collocazione del festival che, a quanto pare, l’anno prossimo si ripeterà estendendosi per la lunghezza di due giornate: Toscolano Maderno, un piccolo paese sulle sponde del Lago di Garda, localizzato tra il lago stesso e le montagne, nel campo sportivo/stadio adibito anche a grandi manifestazioni.
Il bill prometteva anche bene, presentando artisti di calibro internazionale, capaci di coprire un’intera giornata all’insegna del metal; Toscolano Maderno, in meno di poche ore dall’apertura dei cancelli si ritrova paralizzato e sommerso da una folla proveniente soprattutto dall’Italia settentrionale, ma anche da quella centrale e dall’estero. I concerti puntualmente si avviano alle 11.15 e per tutta la durata della giornata conserveranno inalterato l’orario comunicato in scaletta.
Panic DDH: tocca alla formazione Noise londinese aprire il Festival con il loro breve spazio che non ha certamente esaltato il pubblico. La band, composta da tre elementi (voce/chitarra, chitarra, batteria) propone un connubio di Punk e Metal, con influenze Industrial e elettroniche che, per quanto possano essere considerate innovative dalla critica, non sono per niente gradevoli. Troppi passaggi vuoti e l’esibizione con ha convinto né gli spettatori, né forse gli stessi musicisti, abbastanza spiazzati in tale sede live. Voto: 57/100
Dark Tranquillity: non si erano ancora spenti gli echi del basso noise dei Panic DDH che parte dei presenti iniziava a spostarsi verso le barriere che separavano l’area riservata al pubblico dal backstage. I Dark Tranquillity emanavano già sicurezza sebbene non fossero ancora saliti sul palco: la prova live è stata alquanto strepitosa poiché il combo svedese, previsto secondo in scaletta per motivi organizzativi, non ha tradito la fiducia dei fans, accorsi numerosi addirittura alle 12.00 per poter ammirare la band Death melodico più celebre al mondo. Rabbia musicale accompagnata da un’estrema raffinatezza nelle sezioni elettroniche: questa la formula vincente dei Dark Tranquillity di Mikael Stanne, impeccabile nel growl e front-man assoluto, trascinatore di folle e leader indiscusso. Il gruppo ha così ripercorso gli anni della sua carriera, soffermandosi giustamente sull’ultima pubblicazione Character, per un totale di 90 minuti di pura tecnica musicale: celebri cavalli di battaglia quali The Treason Wall, Monochromatic Stains, There In, White Noise Black Silence e Lethe; arrivata Punish My Heaven, si scatena il finimondo, il pubblico è eccitato come non mai e si esalta. Tutto questo accostato ai nuovi pezzi Lost to Apathy, Through Smudged Lenses, The New Build, The Endless Feed, che purtroppo ancora non rendono perfettamente in sede live, con suoni ancora leggermente confusionari, soprattutto nelle chitarre; ma col tempo si aggiusterà tutto. La conclusione del live ha assunto un valore particolare, in quanto tutti gli spettatori si sentivano ormai partecipi della musica suonata con passione dal sestetto svedese e quindi inneggiavano ad una sola voce la stupenda My Negation o la conclusiva Final Resistence, tratta dal penultimo Damage Done. Purtroppo alcuni lievi e quasi impercettibili errori da parte del batterista hanno compromesso l’impeccabilità della sezione ritmica, ma l’interpretazione di ogni brano all’Evolution Festival ha costituito una riconferma per il sound della formazione scandinava. Voto: 90/100
The Vision Bleak: lo storico duo Gothic tedesco, nato da una costola degli Empyrium, appare insieme a dei session-musicians per interpretare i pezzi tratti dall’ottimo The Deathship Has A New Captain e precedendo anche l’uscita del prossimo Carpathia - A Dramatic Poem, prevista per il 29 agosto in tutto il mondo. Splendida l’esibizione dai toni cupi e penetranti, arricchita dalla presenza scenica della band, che ha saputo divertire un gruppo di appassionati Gothic/Black e interessare anche molti spettatori non cultori di tale genere. Il look con face painting rendeva quasi estrema la formazione, che però ha mantenuto inalterati tutti gli elementi tipici del Gothic meglio congegnato. L’unico errore è stato porli dopo l’ora e mezza riservata ai Dark Tranquillity: i The Vision Bleak forse meritavano uno spazio più ampio e non in orari di poca confluenza di pubblico. Voto 72/100
Dark Lunacy: il combo emiliano, acclamato dai fans, giunge nel primo pomeriggio per regalare tre quarti d’ora di pura devastazione a suon di doppia cassa, ritmi aggressivi e violenti Death, impreziositi da qualche accompagnamento classico pre-impostato che, nell’ultimo album Forget Me Not, regalava quell’atmosfera malinconica in pieno stile Gothic francese. L’impatto live è stato completamente diverso, la voce sempre tuonante e infernale, le chitarre dure che davano poco rilievo alla melodia. Tanta devastazione sonora, che ha portato il pubblico a un pogo selvaggio, uno dei più vasti della giornata forse, nonostante la poca brillantezza live. E’ stato inoltre mostrato in anteprima un pezzo che farà parte del nuovo full-lenght in preparazione: se gli effetti di tastiera (assente durante il concerto) e degli strumenti classici si riaffermeranno in sede studio, allora anche il nuovo cd potrà emulare il suo predecessore. Voto: 70/100
Vision Divine: i timbri Power Metal hanno avuto in Italia una tradizione radicata e profonda, come dimostrano i nostrani Vision Divine, riuniti nuovamente dal chitarrista ex Labyrinth Olaf Thorsen e galvanizzati da una tecnica fenomenale che ha permesso loro di distinguersi per virtuosismo e tenacia. La band è riuscita a riunire una folla veramente numerosa che cantava in coro tutte le canzoni presentate e trascinata dalla personalità e dalla simpatia del cantante Luppi. Sorprendenti e inaspettati. Voto: 77/100
Orphaned Land: inedita alla maggior parte degli spettatori, la formazione israeliana giunge per la prima volta in Italia proprio in occasione dell’Evolution. Sotto il palco, solo poche persone ad applaudire già dalle battute iniziali i loro beniamini che si mostrano subito all’altezza della situazione e dei concerti precedenti con il loro Gothic atmosferico unito a Death e a Folk medio-orientale. Reduci dall’ultima pubblicazione Mabool, uscita per la grande etichetta Century Media, gli Orphaned Land, dotati di un bravo tastierista e di un percussionista in supporto alla batteria, riescono a far aumentare le presenze davanti al palco, con canzoni come The Ocean Land e Birth of the Three; la ballata Norra El Norra scatena danze orientali anche tra la gente, trascinata dall’interpretazione di Kobi Farhi, eccezionale nelle sezioni clean e anche in quelle growl.
Per farsi apprezzare e entrare nel cuore del pubblico italiano la band conclude con una cover di un brano che tutti conoscono nel nostro Paese, Nel Blu Dipinto di Blu, rivelando l’originalità del seven-pieces israeliano e l’ottima pronuncia italiana del cantante. Coinvolgente e simpatica rivelazione della giornata, forse attesa dai pochi fan ma non dalla totalità delle persone. Voto: 90/100
Lordi: si comprende chi saranno i prossimi ad esibirsi proprio quando sul palco si alza il tendone di sfondo raffigurante uno scenario con alberi rinsecchiti e oscuri, con un castello minaccioso sullo sfondo. Entrano così i Lordi, incuranti del caldo mostruoso, nei loro costumi di scena, che già per conto loro danno spettacolo. Ma lo spettacolo appunto non finisce qua, l’esecuzione è stata eccellente, ed il pubblico si è infiammato fin dalle prime note; inutile dire che la presenza scenica la fa da padrone, quando poi arriva il momento della conclusiva “Would You Love A Monsterman?”, gli spettatori iniziano subito a cantarla saltando e battendo le mani, terminando in modo perfetto l’esibizione di questi cinque mostri finlandesi. Voto: 90/100
Entombed: inizia ad arrivare la sera e il combo svedese fa il suo ingresso accompagnato dall’introduzione di Chief Rebel Angel, e il pogo non tarda ad arrivare. I suoni non sono eccezionali, e si fa un po’ fatica a distinguere i pezzi, ma in generale la devastazione sonora è stata raggiunta, ed è quello che ai fan interessa maggiormente. I 5 hanno eseguito canzoni spaziando per tutto il loro repertorio, dai loro esordi death metal al più recente death’n’roll, come definiscono loro, e che si adatta bene alla proposta musicale. Simpatico il cantante Lars-Göran Petrov, che non si risparmiava battute, con lancio di birre compreso, e patta dei pantaloni che ogni tanto si slacciava apparentemente involontariamente mostrando la sua “big pussy” stando alle sue parole. Voto 70/100
Sebastian Bach: Grande prova per l’ex frontman degli Skid Row, storica band hard rock anni ’80.
Durante l’esibizione sono stati eseguiti per l’appunto anche vecchi cavalli di battaglia come Slave To The Grind o Wasted Time, che hanno trascinato ed eccitato a più non posso il pubblico. Notevole anche la prova tecnica dei musicisti, su tutti Steve Di Giorgio (basso) e Bobby Jarzombeck (batteria), quest’ultimo impegnato verso la fine in un assolo di batteria impressionante, il tutto condito da Sebastian che riusciva a coinvolgere superbamente il pubblico, scalando anche le impalcature laterali del palco e cantando da lassù. Unica pecca forse il pessimo italiano del singer, particolare però molto marginale, apprezzato però l’impegno. Voto 85/100
Nightwish: questa giornata sulle rive del Lago di Garda si conclude con l’arrivo dei Nightwish, probabilmente i più attesi dalla maggior parte delle persone presenti. Giunti sul palco con una mezzora di ritardo a causa di problemi tecnici, non hanno deluso le aspettative: l’inizio è toccato alla recente Dark Chest Of Wonders, e dopo le prime battute la voce di Tarja, in principio ancora non scaldata a dovere, ha trovato la sua giusta intonazione, che durerà per tutto il tempo a loro concesso. Pezzi dal loro ultimo lavoro Once hanno occupato la maggior parte dello spazio, come ad esempio Nemo o Kuolema Tekee Taiteilijan, eseguita unicamente dall’affascinante vocalist, unica presente sul palco in quel momento e a luci basse, oltre ovviamente a canzoni da Oceanborn e Wishmaster. Da sottolineare la prova del tastierista Tuomas Holopainen, le melodie e orchestrazioni infatti regnano in ogni canzone del gruppo. Un Marco Hietala che ogni tanto riappariva con bottiglie di alcolici in mano (insomma, voleva ubriacarsi quella sera) tra un cambio d’abito e l’altro di Tarja, in principio una veste lunga arancione, poi un vestito nero ed infine, bianco, a cui Marco ha fatto riferimento per terminare la serata: “Doesn’t she look like an angel?”; subito dopo infatti i nostri terminavano per l’appunto con I Wish I Had An Angel. Voto 90/100
Inchino finale, e si concludeva così questa giornata da ricordare a da ripetere nei prossimi anni.
Edoardo "Opeth" Baldini
Davide "Jivah" Mazzoni