Candlemass + Destruction
28/11/2005 - Rainbow - Milano
Al Rainbow di Milano serata all'insegna del Metal con due grandi band attive dagli Ottanta, ovvero Destruction e Candlemass. Lo show è stato lungo e coinvolgente, tanti i colpi di scena e le sorprese: entrambe le bands presentano gli ultimi album, Inventor of Evil (Destruction) e Candlemass (Candlemass) e, in particolare, questi ultimi rilasciano, prima del concerto, un'intervista esclusiva a RockLine.it.
Serata insolita destinata a due band importanti e da culto degli anni ’80, i thrashers Destruction e i doomster epici Candlemass, che si esibiscono per ben tre date in terra italica. Lo show di questo lunedì di fine novembre avviene al Rainbow di Milano in una cornice gelida d’inverno che sembra essere la giusta introduzione ad un live che vede la proposta del metal più lento ed ossessivo unito a quello più veloce e rutilante.
Le due big band sono accompagnate, nel tour, da due altri gruppi poco famosi, come i thrashers tedeschi Perzonal War e i deathster Deathchain. I primi iniziano le danze con un thrash metal clone dei Metallica e risultano inefficaci e poco coinvolgenti.
Al contrario i Deathchain, seppur poco convincenti dal punto di vista tecnico ed esecutivo, riescono a sfornare un gruppetto di song che se non altro ricalcano gli stilemi migliori del genere e a tratti sanno apparire anche coinvolgenti.
Le esibizioni di entrambe lae band spalla però si esauriscono quando il locale milanese è ancora praticamente quasi vuoto e non vengono seguite con attenzione se non da pochi aficionados dei sound più estremi.
Le due big band sono accompagnate, nel tour, da due altri gruppi poco famosi, come i thrashers tedeschi Perzonal War e i deathster Deathchain. I primi iniziano le danze con un thrash metal clone dei Metallica e risultano inefficaci e poco coinvolgenti.
Al contrario i Deathchain, seppur poco convincenti dal punto di vista tecnico ed esecutivo, riescono a sfornare un gruppetto di song che se non altro ricalcano gli stilemi migliori del genere e a tratti sanno apparire anche coinvolgenti.
Le esibizioni di entrambe lae band spalla però si esauriscono quando il locale milanese è ancora praticamente quasi vuoto e non vengono seguite con attenzione se non da pochi aficionados dei sound più estremi.
Quando i roadies dei Candlemass iniziano a sistemare sul palco la scenografia per la band doom per eccellenza l’attenzione subisce un’impennata di interesse notevolissima e ben presto, complice anche l’orario, l’audience cresce di numero e comincia ad inneggiare i propri beniamini.
Dopo una lunga attesa in cui viene approntato al meglio lo stage dei Candlemass è con le note della mitica Mirror Mirror che inizia lo show della doom band.
Sin dalle prime battute si capisce come tutta il gruppo sia “in palla”, tranne Messiah Marcolin, il singer, che non sfoggia il massimo della sua estensione; il gigantesco cantante però media i problemi di voce con un’esibizione da frontman di lunga esperienza che riesce far suo e trascinare dove preferisce il proprio pubblico.
Lo show continua con Bewitched e il classico per eccellenza di Epicus Doomicus Metallicus, ossia Solitude, song simbolo di tutto il movimento doom, con il suo testo, pura essenza della disperazione dell’essere umano.
Proprio durante l’esecuzione di Solitude Messiah pone un piede troppo in là rispetto alla larghezza del palco e fa un capitombolo davanti allo stage, travolgendo i fotografi lì assiepati (tra cui era presente anche il sottoscritto); un volo del genere avrebbe piegato chiunque ma non Messiah, che, subito dopo essersi rialzato grazie all’aiuto di tutti noi, ricominica a cantare come se niente fosse.
Dopo una lunga attesa in cui viene approntato al meglio lo stage dei Candlemass è con le note della mitica Mirror Mirror che inizia lo show della doom band.
Sin dalle prime battute si capisce come tutta il gruppo sia “in palla”, tranne Messiah Marcolin, il singer, che non sfoggia il massimo della sua estensione; il gigantesco cantante però media i problemi di voce con un’esibizione da frontman di lunga esperienza che riesce far suo e trascinare dove preferisce il proprio pubblico.
Lo show continua con Bewitched e il classico per eccellenza di Epicus Doomicus Metallicus, ossia Solitude, song simbolo di tutto il movimento doom, con il suo testo, pura essenza della disperazione dell’essere umano.
Proprio durante l’esecuzione di Solitude Messiah pone un piede troppo in là rispetto alla larghezza del palco e fa un capitombolo davanti allo stage, travolgendo i fotografi lì assiepati (tra cui era presente anche il sottoscritto); un volo del genere avrebbe piegato chiunque ma non Messiah, che, subito dopo essersi rialzato grazie all’aiuto di tutti noi, ricominica a cantare come se niente fosse.
Dal punto di vista estetico lo stage, a lungo preparato dai roadies, risulta veramente effcace, colmo di enormi croci bianche e teli scuri e arricchito, nella sua dimensione, da un complicato intrico di faretti che illumina in modo diverso ma sempre con ricchezza di pathos “doomico” i musicisti.
Lo show continua con i primi due estratti dal nuovo album, semplicemente intitolato Candlemass, ossia la veloce Black Dwarf e la più cadenzata Copernicus; il trasporto evidenziato dall’esecuzione di questi due pezzi sul pubblico dimostra come sia stato positivamente accolta la nuova release.
La linea ritmica di Leif Edling (bassista e compositore di tutti i brani della band) e di Jan Lindh (batteria) macina il ritmo alla perfezione, rendendo robusti tutti i pezzi cadenzati e “pesanti” della band, mentre le due asce di Lars Johansson e Mats Bjorkman riscrivono con precisione i fraseggi che hanno reso celebre il gruppo svedese.
Vero protagonista della serata è però Messiah Marcolin, che si dimostra essere un frontman eccezionale, sfornando le diverse parole in italiano presenti nel suo vocabolario e lasciando tutti a bocca aperta con l’intonazione del ritornello Sono un italiano di Toto Cotugno. Difatti il gigantesco singer è di origini italiane (veneziane) e ci tiene a sottolinearlo alla sua platea, ripetendo a gran voce il suo vero nome, ossia Alfredo.
Lo show nel frattempo prosegue con due altri classici del passato come Dark Are The Veils Of Death e The Well Of Souls, intervallati da altri due pezzi nuovi, ossia The Day and The Night e la veloce e potente Born In A Tank.
La conclusione dello show è tutta per i classici del passato quali Samarithan e Crystal Ball.
Lo show dei Candlemass ha colpito al cuore i presneti e risulterà senz’ombra di dubbio il culmine di questa esibizione.
Lo show continua con i primi due estratti dal nuovo album, semplicemente intitolato Candlemass, ossia la veloce Black Dwarf e la più cadenzata Copernicus; il trasporto evidenziato dall’esecuzione di questi due pezzi sul pubblico dimostra come sia stato positivamente accolta la nuova release.
La linea ritmica di Leif Edling (bassista e compositore di tutti i brani della band) e di Jan Lindh (batteria) macina il ritmo alla perfezione, rendendo robusti tutti i pezzi cadenzati e “pesanti” della band, mentre le due asce di Lars Johansson e Mats Bjorkman riscrivono con precisione i fraseggi che hanno reso celebre il gruppo svedese.
Vero protagonista della serata è però Messiah Marcolin, che si dimostra essere un frontman eccezionale, sfornando le diverse parole in italiano presenti nel suo vocabolario e lasciando tutti a bocca aperta con l’intonazione del ritornello Sono un italiano di Toto Cotugno. Difatti il gigantesco singer è di origini italiane (veneziane) e ci tiene a sottolinearlo alla sua platea, ripetendo a gran voce il suo vero nome, ossia Alfredo.
Lo show nel frattempo prosegue con due altri classici del passato come Dark Are The Veils Of Death e The Well Of Souls, intervallati da altri due pezzi nuovi, ossia The Day and The Night e la veloce e potente Born In A Tank.
La conclusione dello show è tutta per i classici del passato quali Samarithan e Crystal Ball.
Lo show dei Candlemass ha colpito al cuore i presneti e risulterà senz’ombra di dubbio il culmine di questa esibizione.
Anche per i secondi headliner, i tedeschi Destruction, i roadies impiegano un bel po’ di tempo per allestire lo stage, ma quando iniziano le danze tutto viene dimenticato di fronte all’urticante assalto thrash metal del trio tedesco.
Il primo periodo dello show vede esplodere dagli amplificatori dei nostri già alcuni dei classici recenti e vecchi della band, come la “cattivissima ed urticante” Nailed To The Cross o la vecchia Unconscious Ruins.
Colpisce come sul palco un trio di musicisti riesca a macinare tanta violenza ed energia, rendendo comunque possenti le esecuzioni dei singoli brani.
Schmier, cantante e bassista, si muove sullo stage da consumato frontman e riesce a catturare l’essenza della vitalità aggressiva dei thrasher presenti.
Il minuscolo chitarrista Mike Sifringer ha in volto tutta la passione per il Thrash metal di cui ha contribuito a scrivere diverse pagine e dal vivo cosparge di rasoiate i vari brani presentati.
Dal nuovo album Inventor Of Evil vengono eseguite alcune song come la potente Soul Collector; ovviamente però a farla da padrone sono soprattutto i pezzi più datati, che fanno braccia nel cuore dei fan, che ben apprezzano, comunque, anche canzoni come Thrash Till Death.
Grandiosa quindi l’esecuzione di pezzi come Curse Of The Gods e della più recente Metal Discharge. Va però sottolineato come sia evidente il fatto che la stragrande maggioranza dei presenti fosse stata richiamata dai Candlemass… infatto dopo un po’ di tempo molti astanti lasciano il Rainbow e ben presto anche l’energia iniziale per lo show del trio tedesco viene un po’ a scemare.
Il primo periodo dello show vede esplodere dagli amplificatori dei nostri già alcuni dei classici recenti e vecchi della band, come la “cattivissima ed urticante” Nailed To The Cross o la vecchia Unconscious Ruins.
Colpisce come sul palco un trio di musicisti riesca a macinare tanta violenza ed energia, rendendo comunque possenti le esecuzioni dei singoli brani.
Schmier, cantante e bassista, si muove sullo stage da consumato frontman e riesce a catturare l’essenza della vitalità aggressiva dei thrasher presenti.
Il minuscolo chitarrista Mike Sifringer ha in volto tutta la passione per il Thrash metal di cui ha contribuito a scrivere diverse pagine e dal vivo cosparge di rasoiate i vari brani presentati.
Dal nuovo album Inventor Of Evil vengono eseguite alcune song come la potente Soul Collector; ovviamente però a farla da padrone sono soprattutto i pezzi più datati, che fanno braccia nel cuore dei fan, che ben apprezzano, comunque, anche canzoni come Thrash Till Death.
Grandiosa quindi l’esecuzione di pezzi come Curse Of The Gods e della più recente Metal Discharge. Va però sottolineato come sia evidente il fatto che la stragrande maggioranza dei presenti fosse stata richiamata dai Candlemass… infatto dopo un po’ di tempo molti astanti lasciano il Rainbow e ben presto anche l’energia iniziale per lo show del trio tedesco viene un po’ a scemare.
Un vero tonico per la band arriva in conclusione, con l’esecuzione di The Alliance Of Hellhoundz tratta dlal’ultimo album Inventor Of Evil, cantata da Schmier in compagnia di Messiah Marcolin che, ancora una volta sullo stage, dà il meglio di sé. Con le ultime note di questo brano si chiude un’insolita serata all’insegna della pesanteza e della velocità, che ha vissuto dell’esecuzione di tanti classici degli anni ’80, uniti a brani altrettanto validi di questi ultimi anni, a dimostrazione che spesso le reunion sono più che ottime anche dal punto di vista compositivo.
Report di Leonardo "Crusader" Cammi
Foto di Leonardo "Crusader" Cammi e Federica "Helen" Lunghi