Björk
30/06/2011 - MIF, Manchester International Festival

Parto per Manchester, per amore di lei, Björk, che presenta qui al Manchester International Festival il suo nuovo lavoro, Biophilia, un progetto che è molto più di un album, che mira a unire tecnologia (sarà il primo app album della storia della musica, ovvero ad ogni canzone corrisponderà un’applicazione per iPad, iPhone e iPod touch), musica e natura.

Parto il 30 giugnoda Pisa, e mi ritrovo qui di pomeriggio, davanti ad una serra un po' decadente in stile vittoriano, una sorta di mercato coperto. Tanta gente è già in fila per lei. Sono fan, come me. Li trovo un po' folli, con questo amore ossessivo per Björk. E io qui, esattamente come loro. Comincio a pensare a come mettere su carta i pensieri di oggi, ma mi rendo conto che parlare con oggettività di Björk mi è impossibile. Björk si ama. Björk si detesta. Alcuni la idolatrano, quasi con imbarazzo per la tanta devozione.

 

Da quando debuttò come solista, convertita all'elettronica proprio dal mancuniano Graham Massey (808 State), ci ha regalato molte canzoni e un buon decennio di capolavori: Post, con la celebre linea di basso diHyperballad, l'Homogenic dell'estroversione che la portò al climax esplosivo di Pluto, poi Vespertine, il disco sull'amore sensuale e sessuale, da ascoltare  col microscopio   (esplicitando la kinestesia che vivremo anche stasera con Biophilia), e dopo ancora la messa pagana, intrisa di carne e sangue: Medùlla. Anni di sussurri e grida in musica. Eccellente.
Da mesi sapevamo che l'impegno civile di Björk a sostegno della Nattùra, contro la svendita delle risorse naturali ed energetiche del proprio paese, l'Islanda, avrebbe in qualche modo ispirato il suo nuovo progetto. Ma non capivamo come. C’è anche da dire che la natura nelle sue varie forme costituisce da sempre quasi la cifra stilistica delle opere di Björk, una presenza costante, tanto amichevole quanto tremenda, che permea ogni sua canzone. Ma ciò di cui la stessa cantante ci ha assicurato riguardo al suo nuovo lavoro è che stavolta la natura non sarebbe stata un piacevole contorno quanto piuttosto la protagonista: sezionata in tutte le sue parti, sarebbe stata indagata con minuzia.

Ora finalmente possiamo ascoltarla, e alla prima con noi l'ascoltano Antony Hegarty, i Matmos, Marina Abramovich, Graham Massey e tanti altri. E siamo in prima fila! Siamo tutti in prima fila, in questo mercato coperto occupato quasi interamente dalla scena centrale. Un lungo perimetro di 1800 persone circonda un'arena di strumenti magici: una gabbia con i Tesla coil (bobine di Tesla, grandi dispositivi elettrici capaci di generare fulmini, sebbene di entità ridotta, ndr) incombe dall'alto pronta a calare, lo "sharpsicord", la celeste opportunamente adattata per poter essere "suonata" da iPad, dei grandi pendoli. E tra le tante meraviglie di questa wunderkammer sci-fi troviamo anche le più consuete postazioni per Matt Robertson, il programmer, e Manu Delago, alle immancabili percussioni. Grandi schermi sospesi sulla scena, disposti circolarmente per abbracciare l’intero pubblico, proiettano immagini e animazioni di fenomeni naturali, biologici.
Björk entra in scena con una colossale parrucca di Eugene Souleiman, ed un inusuale tacco 12 (strano: stavolta non canta scalza) ed esegue per intero Biophilia, l'album che è anche un progetto multimediale di alfabetizzazione musicale e scientifica. La voce fuori campo di David Attenborough introduce il progetto e ogni singolo pezzo. L'elettrostatica, la biologia, le fasi lunari, le orbite ellittiche dei pianeti governati da Newton, la cosmogenesi, tutto è musica per Björk, che inventa nuovi strumenti musicali, usa elettricità e gravità per produrre, dal vivo, la musica che accompagna il suo canto.

Comincia col tuono di Thundebolt e della gabbia di Tesla, le cui scariche definiscono il ritmo di un pezzo destinato a diventare uno dei piu' amati dai fan. Moon è una canzone semplice e commovente, accompagnata da arpeggi di xilofono. Crystalline, primo singolo della suite di applicazioni di Biophilia, funziona dal vivo molto piu' che in studio, Björk la interpreta con una grande energia. In Hollow una parte elettronica cresce lentamente su una base piu' cupa iniziale, ma ancora piu' scura è Dark Matter in cui il suo gibberish accompagna il suono di un organo potente. Virus si candida a singolo con una struttura a metà tra il pop e una straniante ninna nanna per cellula morente. Sacrifice è un brano intimo, l'invito ad un uomo a comunicare i propri sentimenti alla donna amata, un canto triste e intenso. Mutual Core è un altro brano sorprendente: il coro è usato con repentine ascese sonore che sottolineano con effetto drammatico il cantato di Björk. E poi Cosmogony, una autentica Messa Cantata, una preghiera al cielo e ai propri antenati.
Questo show sembra un testamento artistico: quello che poteva sembrare un semplice pretesto per scrivere l'ennesimo album ora acquista pienamente senso. Siamo davanti a una Björk sinceramente incantata dall'Universo: commovente, credibile, cosmica. Siamo in lacrime davanti ad una donna minuta che abbiamo schernito vedendola entrare in scena abbigliata come una drag queen e che ora ci appare maestosa nel suo ruolo sciamanico di Pizia del nuovo secolo, del nuovo mondo, di un nuovo modo di sentire l'Universo. L'ultimo dei pezzi nuovi, Solstice, è un brano intimo scandito dalla gravità di oscillanti pendoli cilindrici che, ruotando intorno al proprio asse, offrono ad un plettro immobile diverse corde, diversi toni: è ancora musica.
I dieci nuovi brani di cui si è brevemente parlato, ancora avvolti nel mistero (l'album, infatti, uscirà a settembre), sono frammisti a dieci pezzi del repertorio classico. Tra tutti occorre citare la perla di One Day, assolo di voce e hang che gode pienamente di questo suono caldo e intimo, un bellissimo brano riportato felicemente a nuova vita.

Il pubblico è intorno rapito: canta con lei i vecchi pezzi e Crystalline, uscita ieri l'altro (ufficialmente mercoledì 29 giugno, ndr), già un classico. Ascolta attento le nuove canzoni: Björk ci parla, si muove intorno al palco dandosi al pubblico, rivolgendosi indiscriminatamente a ciascuno degli astanti, e l'illusione è di ricevere e dare. L'esplosione con Declare Independence sul finale è scontata, dopo la maestosità del cosmo abbiamo una voglia più prosaica di pogare. Con la ritmica destrutturata di Nattùra il cerchio è completo.

Ho assistito ad una decina di concerti di Björk ma questa esperienza è stata unica. In questa versione live, primo assaggio di Biophilia, mancano gli ottoni "cioccolatosi" che lei aveva promesso mesi fa e che forse troveremo su disco. C'è invece un coro femminile, la Graduale Nobili, che si muove circondandola, con una coreografia lieve che non trascura nessuno di noi, fedeli rapiti, raccolti in cerchio intorno all'altare. C'è il suono morbido di Manu Delago e del suo hang. A me fa impressione vederle in mano un iPad, simbolo di una tecnologia brandizzata e globale e poco dopo cantare l’anarchica Declare Independence, e ancora Nattùra, così selvatica. Ma soprattutto c'è Björk. C'è per intero. Nell'elettricità del lampo, nella crescita lenta e geometricamente regolare di un cristallo, nel formarsi di una galassia lei ancora una volta ci parla - sarebbe possibile il contrario? - di se stessa e dei temi che le sono cari: la libertà che a volte sembra di raggiungere e a cui sempre si anela per togliersi di dosso il senso di oppressione, l'incapacità di comunicare che ti toglie il respiro, una ricerca continua che è puro divenire e non potrà essere mai soddisfatta. Ma c'è anche una Björk piu' matura che sembra vedere lontano, che sembra cominciare a capire ...

Ma ora silenzio, shhh. E' tornata. The hardcore and the gentle: grazie Björk, dopo tanti anni è ancora una Big Time Sensuality.

Scaletta:

1- Thunderbolt
2- Moon
3- Crystalline
4- Hollow
5- Dark Matter
6- Hidden Place
7- Mouth's Cradle
8- Isobel
9- Virus
10- It's Not Up To You
11- Sacrifice
12- Sonnets/Unrealities XI
13- Where is the Line
14- Mutual Core
15- All Is Full Of Love
16- Cosmogony
17- Solstice

ENCORE:
18- One Day
19- Declare Independence
20- Nàtturà

Reviewer: 
Vincenzo Marzulli
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