- Toby Martin - voce, chitarra
- Danny Allen - batteria
- Cameron Emerson-Elliott - chitarra, voce
- Patrick Matthews - basso
1. Shadowland (03:40)
2. Skeleton Jar (03:51)
3. Lillian Lies (02:59)
4. The Frankston Line (03:48)
5. Baby Body (03:52)
6. See-Saw (06:42)
7. Drowned (04:21)
8. Last Quarter (02:26)
9. Someone Else's Dream (02:28)
10. Why Don't The Buildings Cry? (03:49)
11. Piece Of Wood (03:10)
Skeleton Jar
Youth Group è la Indie band australiana il cui disco d'esordio, uscito per Epitaph nel 2005, è questo Skeleton Jar. In poche parole: un lavoro in grado di coniugare semplici melodie con atmosfere malinconiche e segnate qua e là dall'incedere delle chitarre elettriche. Il risultato finale? Skeleton Jar conquista lentamente, stregando la mente dell'ascoltatore, con una schiettezza ed una semplicità tali da ammaliare per tutto il suo decorso, segnato da spruzzate di stile per accontentare anche i palati più raffinati.
Raffinatezza, appunto; è questo il valore aggiunto nelle melodie di questo primo full-lenght della band traghettata dalla voce di Toby Martin.
Di meglio non potevano chiedere, i quattro ragazzi che dall'Australia hanno saputo espandere le loro sonorità attraverso l'oceano, fino a raggiungere notorietà e fama negli Stati Uniti ed in Europa. Il lavoro è diretto e firmato da un certo Chris Walla, alla storia come il collega di Ben Gibbard nella corazzata Death Cab For Cutie, e questo basta ed avanza. Gli Youth Group sono una piacevole sorpresa, perché con Skeleton Jar raggiungono vette che non si addirebbero ad una band agli esordi. Then the lights go down / And all the people gather round / And you feel you are a skeleton jar / Oh yeah. Sono queste le parole di Toby Martin che caratterizzano l'incipit della traccia che dà il titolo al disco. La title-track è la seconda tappa del lavoro, dopo l'iniziale, accattivante Shadowland. Pezzo essenziale nell'arrangiamento, ma caratteristico e ben congegnato, perché strutturato attorno ad un arpeggio di chitarra martellante, Skeleton Jar ci porta fin da subito nella dimensione costruita dalla band per questo loro primo disco in studio.
Ricordiamo The Frankston Line, forse il momento migliore di questo full-lenght, ma anche See-Saw, oppure la travolgente Why Don't The Buildings Cry?, che nel finale strizza l'occhio a tutti quanti prima del congedo dalla scena.
Skeleton Jar, confermiamo, è un disco che va sentito in tutto e per tutto. Va assaporato, cercando di carpirne ogni singolo attimo, perché la bellezza insita in questo lavoro degli Youth Group è un qualcosa che difficilmente si riscontra in un disco d'esordio di una band sconosciuta. Bellissima, infine, è anche la ballata finale Piece Of Wood, che può rappresentare la stoccata vincente per conquistare definitivamente.Luci puntate su Toby Martin e soci, allora, perché Skeleton Jar rimarrà nei vostri lettori per lungo tempo.