- Toby Martin – voce, chitarra
- Danny Allen – batteria
- Cameron Emerson-Elliott – chitarra, voce
- Patrick Matthews – basso
1. Catching & Killing (03:11)
2. On a String (03:14)
3. Let it Go (03:09)
4. Start Today Tomorrow (03:25)
5. Dead Zoo (03:06)
6. Under the Underpass (03:29)
7. Daisychains (04:22)
8. Sorry (03:28)
9. TJ (03:36)
10. Destruction of Laurel Canyon (05:04)
11. Sicily (02:13)
12. Forever Young (03:58)
Casino Twilight Dogs
Per gli australiani Youth Group il 2006 poteva essere l’anno della svolta, quello di un’auspicabile (ed attesa) conferma dopo il successo celebrato con Skeleton Jar, che aveva conferito a Toby Martin & co. una discreta fama per essere una band dalle sonorità Indie agli esordi.
La conferma, però, non arriva. Vuoi per la voglia di confermare a pieni voti la bella prova precedente, vuoi per la inevitabile tendenza a strafare. Vuoi anche per la paura di sbagliare, questo Casino Twilight Dogs è un prodotto discreto, ma tremendamente anonimo. Nonostante, aggiungiamo noi, l’importante presenza del navigato Chris Walla in plancia di comando. E’ del chitarrista dei Death Cab For Cutie, infatti, la firma sulla produzione di questo full-lenght. L’influenza si nota, non potrebbe essere altrimenti (certe canzoni mostrano arrangiamenti di chiara ispirazione Indie dei Death Cab For Cutie), anche se le sonorità di Casino Twilight Dogs sembrano inciampare spesso in quel fastidioso ostacolo che è dato dalla mancanza di spontaneità. Componente, questa, che fu vera e propria arma in più nel capitolo precedente, ma che qui viene a mancare rendendo più distaccato il rapporto con l’ascoltatore che (giustamente) era rimasto ammaliato dalla bellezza di Skeleton Jar.
L’inizio è in sordina, con la sola Let it Go ad ergersi in un’atmosfera che sa di Indie pur sempre valido, ma un po’ fiacco. E’ la somiglianza con i "fratelli maggiori" (i Death Cab For Cutie, appunto) a caratterizzare la successiva Start Today Tomorrow. Il pezzo parte sotto i migliori auspici, ma finisce con l’annegare in mezzo bicchier d’acqua. Dead Zoo e Under The Underpass scorrono in una strana salsa agrodolce, ma con Daisychains, ballata dai toni romantici, gli Youth Group sembrano ritrovare lo smalto perduto. Citiamo Sicily, infine, che in parte fa tornare il sorriso, ma che nel contempo non riesce a non far rimpiangere il predecessore.
Questo secondo full-lenght, infatti, appanna un bel pò la bella immagine che gli Youth Group avevano costruito con Skeleton Jar.
Degna di nota, nel finale, c’è anche la cover di Forever Young, storico pezzo degli Alphaville, una delle tante meteore di quegli anni ’80 ormai passati da un bel pezzo. La reinterpretazione degli Youth Group è personale e appare azzeccata. Rappresenta un bel colpo di coda, non fosse per la presenza del pezzo nella soundtrack di un episodio della seconda stagione della celebre e tanto amata serie The O.C..
L’interesse suscitato per questi quattro ragazzi e manifestato a più riprese dalle realtà medianiche, non solo australiane, ha contribuito a proiettare gli Youth Group verso la rampa di lancio nel panorama artistico internazionale, come del resto accadde ai Death Cab For Cutie. La speranza è quella di vedere questo manipolo di australiani tornare a splendere di luce propria, con quella freschezza che avevano posto dinanzi a tutti con Skeleton Jar, e che un po’ si è persa in questo Casino Twilight Dogs.
Un full-lenght che, a scanso di equivoci, non ci sentiamo di bocciare. Ma che, con obiettività, è il caso di valutare per quello che è: un disco Indie ideale per qualche viaggio in buona compagnia, nulla più.