Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Columbia
Anno: 
1969
Line-Up: 

- Johnny Winter - voce, chitarra, armonica
- Tommy Shannon - basso elettrico
- “Uncle” John Turner - batteria

- Willie Dixon - contrabbasso in Mean Mistreater
- Walter “Shakey” Horton - armonica in Mean Mistreater
- Edgar Winter - piano in I'll Drown in My Own Tears, sax in Good Morning Little School Girl

Tracklist: 

1. I'm Yours and I'm Hers
2. Be Careful with a Fool
3. Dallas
4. Mean Mistreater
5. Leland Mississippi Blues
6. Good Morning Little School Girl
7. When You Got a Good Friend
8. I'll Drown in My Own Tears
9. Back Door Friend
10. Country Girl - bonus track della ristampa su Columbia/Legacy del 2004
11. Dallas - bonus track della ristampa su Columbia/Legacy del 2004
12. Two Steps from the Blues - bonus track della ristampa su Columbia/Legacy del 2004

Johnny Winter

Johnny Winter

È indubbio come Johnny Winter sia uno dei personaggi più emblematici della corrente rock-blues. Nato in uno Stato che di grandi bluesmen ne ha offerti molti, il Texas, Winter si è da sempre contraddistinto per una sublime tecnica chitarristica, per una voce più da nero che da bianco (Johnny è nientemeno che albino), e per una trasgressività quasi senza limiti, che ne ha compromesso, col tempo, la solidità fisica.
Il suo esordio discografico avvenne nel ’68 con The Progressive Blues Experiment, seguito nel '69 da un disco chiamato semplicemente Johnny Winter, il quale sarà poi seguito, nello stesso anno, da uno dei suoi lavori più acclamati, Second Winter. Certamente l'omonimo è un disco sorprendente, profondamente legato al blues più tradizionale, che Winter interpreta in chiave prevalentemente elettrica, ma senza intaccarne l’originario spirito. Non sorprende, dunque, l’inclusione di una cover del leggendario Robert Johnson, ricordato con una When You Got a Good Friend fortemente legata all’originale.

La partenza è particolarmente intensa, con I'm Yours and I'm Hers, di certo uno dei pezzi forti del disco. La voce incanta, la chitarra anche; non diversamente per la sezione ritmica, costituita da “Uncle” John Turner alle percussioni e da Tommy Shannon al basso, per una formazione ritenuta dallo stesso Winter la migliore con cui ebbe mai lavorato. Shannon sarà poi bassista e colonna portante di un’altra band fondamentale del Texas, i Double Trouble di Stevie Ray Vaughan, da molti visto come una sorta di erede dello stesso Winter.
Proseguendo l’ascolto, il lento Be Careful with a Fool e l’acustica Dallas, forse la canzone più famosa dell’album, sono altre due strepitose composizioni. Meraviglia poi l’eccelsa Mean Mistreater, impreziosita dalla presenza, al contrabbasso, di Willie Dixon, bluesman tra i più importanti della storia, e, all’armonica, di Walter Horton. Leland Mississippi Blues, come preannuncia il titolo, è un blues piuttosto tradizionale, e, forse proprio per questo, alquanto coinvolgente.
Good Morning Little School Girl vede la partecipazione, al sax, del fratello di Johnny, Edgar, per un altro pezzo trascinante nei suoi ritmi sostenuti, nella sua piacevole melodia e nella presenza dei fiati. Oltrepassata la già citata When You Got a Good Friend, si distingue l’altro brano in cui contribuisce Edgar Winter, questa volta al piano, ovvero I'll Drown in My Own Tears, lento impregnato di soul, anch’esso assistito dai fiati.
Chiude, infine, Back Door Friend, che ricalca le classiche sonorità blues di pezzi quali Leland Mississippi Blues.
Nella ristampa sono poi presenti altri tre pezzi. La prima è Country Girl, per la quale vale il discorso appena fatto per Back Door Friend. Seconda bonus track è una versione alternativa di Dallas, forse anche migliore di quella principale, poiché arricchita da armonica e contrabbasso. Two Steps from the Blues è invece un altro lento con i fiati, emozionante per il suo malinconico mood.

Johnny Winter è dunque un classico del blues, la cui espressività viene fusa perfettamente alla potenza del rock. Il suo autore si allontanerà, in seguito, da questo stile, per dedicarsi, durante i primi ’70, verso una musica più tendente all’hard rock. Ma il blues gli rimarrà sempre nell’anima. E vi riapproderà, a partire dalla seconda metà degli stessi anni ’70, cominciando inoltre una fruttuosa collaborazione con il suo mito, Muddy Waters, icona a dir poco essenziale nell’evolversi di questa musica. Ed essenziale lo è stato anche Johnny Winter. Di conseguenza, l’ascolto di un disco come questo non può che essere raccomandato.

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