- John E. Wooten IV - voce clean, chitarra
- Chris Bennett - chitarra, voce scream
- Joshua Pantke - basso, backing vocals
- Peter Lemieux - batteria, backing vocals
1. First Born
2. We Will Meet Again
3. Beware The Night
4. The Teacher's Pet
5. Cult Of Life
6. I'll Make You A Star
7. At The End
8. Beauty Queen
9. Nightlife
10. Ain't Talkin' 'bout Love
11. I Stole Your Love
NightLife
Obiettivo principale degli americani Widow, che con questo NightLife giungono alla loro terza uscita, sembra essere quello di ripescare l'hard più asciutto e l'heavy metal degli '80, evidente infatti sembra l'influenza dei Diamond Head, e di donargli un'estetica moderna attraverso un moderato (e sempre minore rispetto al passato) uso di un riffing più aggressivo preso in prestito dal death melodico, da avvicendare con il più tradizionale riffing legato alla tradizione hard n' heavy, oltre all'alternarsi di vocals pulite e in scream, eseguite dai due chitarristi per sopperire alla mancanza della voce femminile dopo l'uscita della vocalist Lili dalla band.
Ciò che ne scaturisce però non suona poi così nuovo e diverso da tutto quanto già affolla il panorama heavy, facile infatti riscontrare come qualcosa di vagamente simile venga già proposto ad esempio dai canadesi 3 Inches Of Blood, i quali però sembrano essere ampiamente superiori. Persino le loro liriche affondano le radici negli anni '80, visto che trattano tematiche legate a quel filone di film horror all'epoca classificati come B-movies che poi con gli anni sono stati in parte rivalutati, divenendo in alcuni casi dei ‘trash cult-movie'. A tal proposito va riconosciuto loro il merito di non prendersi mai troppo sul serio e di mantenere al riguardo un approccio auto-ironico, irriverente e divertente verso tali temi, come hanno insegnato fin dalle origini i vari Alice Cooper o Twisted Sister. Da notare anche la bella copertina, più consona però ad un album AOR e che tanto contrasta sia con la musica che con i testi di questo NightLife, che al suo interno annovera anche due celebri cover, Ain't Talkin' 'bout Love dall'omonimo esordio dei Van Halen e I Stole Your Love dei Kiss, entrambe riviste in chiave Widow-style e poste in chiusura.
Il fatto però che proprio queste due cover alla fine risultino tra i brani migliori del lotto non va molto a favore degli stessi Widow, come poco comprensibile appare, all'interno della loro ottica di modernizzazione dell'heavy metal, la scelta di una produzione ovattata e troppo legata agli anni '80. Si deve dire però che i vari pezzi sono fatti con cognizione di causa, suonati ottimamente, ed anche il cantato alternato dei due chitarristi John E. Wooten IV e Chris Bennett contribuisce a dare una veste diversa alle parti più aggressive, per quanto spesso ne venga meno l'espressività soprattutto a causa della voce un po' piatta di Wooten IV.
Un altro limite dell'album è anche quello di contenere alcuni brani fin troppo similari, così tra influenze della NWOBHM, di Iron Maiden e di Diamond Head, e qualche trovata più moderna o extreme (si fa per dire), le varie We Will Meet Again, Beware The Night, The Teacher's Pet o I'll Make You A Star, sembrano piuttosto anonime e tendono un po' a ripetersi, insomma pare che abbiano veramente ben poco da dire.
Fortunatamente però ci sono anche dei brani più validi che riescono a spiccare, come l'opener First Born, dotata di ottimi riff e di un guitar-work efficace, oltre che di una buona dose di giusta aggressività e melodia, Cult Of Life, che parte lenta e posata per poi cedere il passo all'aggressività dello scream di Bennett e del riffing duro ed incisivo, poi Beauty Queen, dotata di cori vincenti e di tanta grinta, ed infine la title-track, penalizzata però da un drumming poco convincente.
Alla fine i Widow hanno confuso un po' le carte ma hanno lasciato tutto com'era, infatti il disco può risultare appetibile soltanto per qualche amante dell'heavy ottantiano e almeno al momento il loro tentativo di innovare l'heavy rimane una lontana chimera. E poi, in fondo, anche per chi cerca semplicemente del buon heavy metal può trovare di meglio rivolgendosi altrove, tuttavia NightLife presenta qualche episodio ben fatto, bei solos sparsi un po' su tutto il disco ed in genere una prova strumentale ampiamente positiva.