Voto: 
5.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Alexx Stahl - voce
- Thilo Feucht - chitarra
- Roger Dequis - chitarra
- Imgmar Holhauer - basso
- Neudi - batteria

Tracklist: 

1. Liberator
2. On The Run
3. The Isle Of Man
4. War
5. Beyond The Gates
6. Metal Ball
7. Playground For Billions
8. Led Astray
9. Sniper

Viron

Ferrum Gravis

Arriva dalla Germania questa band dedita ad un heavy metal tipicamente "old-school", intriso di venature epic e thrash/power, balzata agli onori della cronaca grazie al suo primo EP, che ricevette consensi e pareri entusiasti in patria, a cui seguì nel 2006 l'album NWOGHM, che fin dal titolo mette in chiaro quali siano le intenzioni del presente combo teutonico, che risponde al nome di Viron.
Ferrum Gravis
è quindi la loro seconda uscita discografica, e segna il loro passaggio dalla piccola label greca SonicAge alla Metal Heaven, rappresentando così per il quintetto tedesco un'occasione da non sprecare al fine di far girare il proprio nome all'interno dell'attuale ed affollato panorama metal. Il loro sound subisce influenze, più o meno dichiarate, di vari e diversi gruppi del passato come Accept, Manilla Road, Metal Church, Blind Guardian o Iron Maiden, creando un heavy roccioso e potente, che spazia dagli echi della NWOBHM all'Epic di stampo americano ed al power teutonico, e finanche ad alcuni elementi riconducibili alla Bay Area, ma che purtroppo non riesce mai del tutto ad emergere nella sua peculiarità, limitandosi invece ad apparire come il solito album heavy metal dato alle stampe da validi mestieranti.

Sulla valutazione complessiva del disco incide poi la voce acuta e quasi squillante del singer Alexx Stahl, che personalmente mi indispone in parecchi passaggi, nonostante nel complesso il cantante dei Viron si rende protagonista di una buona performance, invece i chorus sono spesso esplosivi, secchi e concisi, le ritmiche serrate, incalzanti e martellanti, le melodie rivolte all'insegna dell'epicità come emerge in particolare dai brani più lenti, come la closer Sniper, con il tutto che va quindi a convergere verso un crescendo metallico, che spesso però si rivela purtroppo incapace di trasmettere emozioni.
I Viron comunque piazzano anche alcuni colpi a loro favore, sfoggiando alcuni brani che faranno breccia nei nostalgici del classic metal, come la martellante e possente Liberator, che apre il disco all'insegna della potenza ed in pieno stile Epic, mettendo in mostra anche un buon chorus, o la seguente On The Run, più marziale e cadenzata invece, una delle tracce più convincenti, in possesso di un bel riff e di melodie accattivanti che trovano conferma nell'eroico e melodico chorus, mentre arriva una bella accelerata con The Isle Of Man, un pezzo power/thrash veloce e grintoso infarcito di cori esplosivi e concisi, come spesso capita di sentire per tutto il disco. Un po' noiosa e quasi soporifera purtroppo la power ballad War, come il roccioso e melodico mid-tempo Playground For Billions, mentre le varie Beyond The Gates, Metal Ball o Led Astray non fanno altro che ripetersi tra ritmiche sostenute e toni più o meno epici.

Ferrum Gravis non è altro che un onesto album heavy, suonato da gente che dell'heavy ha fatto un proprio credo, che magari potrà trovare seguito e consensi tra i maggiori amanti del c.d. "true metal", ma che difficilmente sarà ricordato tra qualche anno e che anzi, molto probabilmente, tenderà a confondersi con le tante uscite del settore già cadute o destinate a cadere nel dimenticatoio.


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