Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Music For Nations
Anno: 
1983
Line-Up: 

- David DeFeis - voce e tastiere

- Jack Starr - chitarra

- Joe "O" Reilly - basso

- Joey Ayvazian - batteria

Tracklist: 

1. Don't Say Goodbye (Tonight) (04:23)
2. Burn The Sun (04:23)
3. Life Of Crime (04:40)
4. The Redeemer (07:05)
5. Birth Through Fire (00:39)
6. Guardians Of The Flame (06:45)

7. Metal City (04:12)
8. Hell Or Highwater (03:16)

9. Go All The Way (03:11)
10. A Cry In The Night (04:04)

Virgin Steele

Guardians Of The Flame

L’album di debutto è essenziale per un gruppo ed il suo futuro. Grazie ad esso infatti, nel caso la band ne sia ancora priva, si può ottenere un contratto discografico ed assicurarsi così un avvenire immediato più sereno. La casa discografica può fornire, oltre che naturalmente i fondi per le registrazioni, grandi aiuti come, ad esempio, permettere al gruppo di aprire in sede live ad altri artisti decisamente più famosi. Attraverso una buona casa di produzione, ed ovviamente una valida proposta musicale, si può emergere dall’anonimato ed avere un discreto successo. Accade ai Virgin Steele che, dopo aver prodotto l’omonimo disco, ricevono un’offerta da parte della Music For Nations. Firmato subito l’accordo, la band ha la possibilità di farsi conoscere, dando il via a concerti di complessi più importanti. Alcuni esempi? Motorhead, Krokus, Riot ed addirittura Manowar! Nel 1983 DeFeis e compagni entrano in sala di registrazione ed incidono il loro secondo album: Guardians Of The Flame.

Don’t Say Goodbye (Tonight) apre in modo impetuoso il seguito di Virgin Steele. La canzone riesce da sola a spazzare via quanto fatto nel primo lavoro. La band preferisce un sound molto più ricco e sontuoso rispetto al grezzo Hard Rock che caratterizza il debutto discografico della stessa. I riff del mitico Jack devastano; la voce, a tratti romantica e dolce, a tratti rabbiosa ed aggressiva del raffinato David incanta; il ritmo insistente del competente Joey trascina per un risultato finale immenso. Burn The Sun inizia con i piatti della batteria scossi freneticamente e con alcune note di chitarra oltremodo sterminatrici. Un violento ed acutissimo urlo di David scrolla l’ascoltatore e dà il via alla canzone vera e propria. Il brano è nettamente più duro e massiccio rispetto al precedente. In questo caso la pesantezza viene preferita alla melodia trascinante che qualifica Don’t Say Goodbye (Tonight). Abbastanza Hard Rock invece la traccia numero tre: Life Of Crime. Ciò che fa la differenza è, in questa come in molte altre occasioni, il soave ma veemente stile vocale di David DeFeis. Il singer dei Virgin Steele si rivela nuovamente una colonna portante per le sonorità proposte dal complesso nordamericano. Le prime tre songs superano i quattro minuti ma non vanno assai oltre. Diverso quanto accade con The Redeemer, la quale durata si aggira intorno ai sette minuti. Abbondantemente tenebroso il debutto della track in questione: dapprima un atmosfera cupa avvolge il pezzo, poi però le tastiere, ben orchestrate, evocano melodie quasi cavalleresche. Impossibile non pensare ad un qualche poema epico ambientato in epoca medioevale. In seguito lo stile musicale, grazie ad alcuni riff molto particolari, riporta alla mente addirittura l’antico Egitto! Verso metà componimento il ritmo cambia drasticamente, accelerando sempre di più durante l’assolo dell’ottimo Jack. Come ciliegina sulla torta ci si imbatte anche in un sublime assolo di tastiera ad opera di “The Lion” DeFeis. I Virgin Steele scrivono così uno dei più bei pezzi Epic Metal di tutti i tempi. Se qualcuno ritiene una canzone introduttiva priva di magnificenza o addirittura di utilità significa che non ha mai avuto il piacere di ascoltare Birth Throught Fire. Il complesso americano dimentica fortunatamente il brutto esperimento di Pulverizer (1981) e si getta a capofitto su armonie decisamente più graziose, rievocando in pochi secondi antiche leggende e tempi dimenticati.

La titletrack dell’album, Guardians Of The Flame, tralascia dolci melodie e si concentra piuttosto su un sound assai ritmato, cadenzato, quasi solenne. Le tastiere compaiono qui solo in veste di accompagnatrici e per un assolo degno di ascolto. I Virgin Steele suonano metallo pesante, metallo epico ed il songwriting, molto importante in questo campo, non tradisce certamente le aspettative. Di conseguenza, ad accompagnare un magniloquente brano, quale Guardians Of The Flame, si trova un testo ispirato in maniera considerevole da un qualche libro fantasy. A dimostrazione dell’importanza storica del brano basti pensare che Jack Starr, il quale lascerà la band un anno dopo la pubblicazione di Guardians Of The Flame, darà il nome dell’album del 1983 ad uno dei suoi numerosi progetti. Metal City si fa prepotentemente largo al termine della gloriosa titletrack. Impetuosa, bellicosa, affilata come un rasoio, si contraddistingue per il suo avvincente refrain. Il duo DeFeis - Starr compie delle autentiche prodezze nella song, come, ad esempio, certe linee vocali inarrivabili ed il doppio assolo proprio sbalorditivo. Hell Or High Water è dotata di una macchinosa sezione ritmica, in cui le percussioni, strumentate in modo preciso da Joey, vestono un ruolo cruciale per la riuscita finale del pezzo. Hell Or High Water è assai più breve rispetto alla lunghezza media delle altre tracks presenti sul disco. Questa peculiarità accomuna il brano numero otto con la canzone che subentra, cioè Go All The Way. Decisamente più scattante e dinamica si conclude con delle urla al limite dell’umano ad opera dell’unico ed inimitabile David Dionysus DeFeis. Se Hell Or High Water e Go All The Way segnano un modesto calo nella qualità dell’album, A Cry In The Night vale da sola l’acquisto immediato di Guardians Of The Flame. La canzone è commovente come poche, assolutamente emozionante ed appassiona enormemente grazie alla magica prestazione vocale del singer americano. DeFeis è provvisto di un timbro canoro angelico e raffinato ed in questa circostanza lo sfrutta magistralmente. Il testo, molto romantico, parla di un amore finito che potrebbe però rinascere e tornare a splendere nell’oscurità, come ha sempre fatto.

Si conclude quindi Guardians Of The Flame, secondo disco dei Virgin Steele. L’opera manifesta una netta maturazione nel sound del complesso di New York e risulta decisamente superiore all’acerbo esordio. L’album è anche l’ultima testimonianza dei Virgin Steele comprendenti sia Jack Starr, che da li a poco lascerà la band, che David DeFeis, il quale prenderà poi saggiamente in mano la situazione e porterà il gruppo ad incidere alcuni capitoli indelebili nella storia della musica Metal. Da avere ad ogni costo!


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente