1. Der Kongress
2. Nie Mehr
3. His Vita
4. We Cant Turn Back
5. Mein Weg
6. The New Order
7. Knigin Aus Eis
8. Dirt
9. Lily B.
10. Your House On My Hill
11. Zwei Vor Und Drei Zurck
Porta Macedonia
Tra i gruppi che hanno lasciato un’impronta profonda nella storia della Darkwave tedesca degli anni Ottanta si possono di certo rammentare i Deine Lakaien, fautori di uno stile parecchio influenzato dalle sperimentazioni più neoclassiche e quindi sensibilmente lontano dai lidi esplorati da altre significative realtà come gli Xmal Deutschland o i Pink Turns Blue.
Parallelamente all’impegno con il progetto che ha tratto diretta ispirazione anche dalla nascente corrente Industrial tedesca, il cantante Alexander Veljanov ha avviato la carriera solista, dando alle stampe due album di media qualità: giunto nel 2008 con alle spalle un’esperienza decennale nel campo della musica, del teatro e della cinematografia, Veljanov torna sulla scena internazionale dopo alcuni anni di silenzio con il nuovo capitolo discografico, Porta Macedonia.
Il nuovo sound di Veljanov è una commistione di diverse tradizioni, tutte legate da un certo sapore elettronico e dalla tendenza all’oscurità: tracce come Nie Mehr uniscono infatti le reminescenze Post Punk con un’aria più alternativa ed elettronica, ma mai sfociante nell’Electro Goth.
La staticità di parecchie sezioni appesantisce sicuramente il risultato finale, come dimostrano pezzi poco variegati come His Vita, intrisi di un alone teatrale che può apparire monotono e stancante alla lunga; non vale lo stesso discorso invece per il binomio We Can’t Turn Back - Mein Weg, cariche di atmosfere soffuse e spettrali, che appassioneranno i cultori della Wave ottantiana o del gusto neoclassico.
Nonostante queste soluzioni possano a tratti sembrare eleganti e ricercate, troppi sono comunque i fraseggi non degni dell’esperienza musicale che Veljanov si porta con sé: neppure le inusuali e folli divagazioni cabaret della nona traccia Lyly riescono a risollevare un album che poteva essere sviluppato curando maggiormente le dinamiche ritmiche e il livello interpretativo.
Il tono vocale di Veljanov si mantiene alquanto lineare e monocorde, inscrivendosi nel timbro tipico di un Dark-Goth ormai fin troppo abusato dal punto di vista del cantato.
Negli undici episodi che danno origine a Porta Macedonia non manca l’inserimento di strumentazioni ampie ed elaborate (fiati, archi e fisarmoniche retro’), ma il vero difetto permane la scarna sostanza delle composizioni di Veljanov.
Distaccandosi da quello che è il suo background teatrale, forse il compositore tedesco avrebbe realizzato un Porta Macedonia più ricco e musicalmente fresco: al contrario, la mediocrità regna sovrana sul terzo full-length di studio di un artista che ha alle spalle collaborazioni importanti come quella con Dave Young, storico produttore di John Cale e David Bowie.
Non resta pertanto che attendere i prossimi lavori sia di questo progetto solista, sia dei più interessanti Deine Lakaien, che potrebbero conferire nuova vitalità ad un Alexander Veljanov attualmente assai povero di idee.