- A.M. (batteria, voce)
- Engwar (voce, chitarra, basso)
1. Contre le cycle
2. Les devastes
3. Absurde
4. Seuls
5. Dans le flot
Vehementer Nos
Il duo francese riunito sotto il moniker di Vehementer Nos approda fin da subito alla Osmose Production, etichetta da anni impegnata nella produzione di bands del panorama estremo europeo, con il debutto omonimo. Lo stile proposto dai misteriosi A.M. (batteria, voce) ed Engwar (voce, chitarra, basso) riunisce Progressive e Black Metal in un unico sound, già preannunciato sui diversi demo che la band ha steso dal 2000 al 2007.
Non si conoscono notizie biografiche più precise riguardo un’altra delle tante realtà Black francesi che rimangono nell’ombra anche dopo la pubblicazione di materiale più o meno interessante.
L’album si compone di cinque canzoni, di lunghezza elevata e caratterizzate da notevoli stravolgimenti interni: le sfuriate tipiche del Black si fondono a passaggi acustici più ricercati, che non disdegnano di una certa influenza dagli Opeth; tuttavia, il tratto più originale della musica dei Vehementer Nos è l’inserimento di sezioni di archi e fiati (violino, violoncello e flauto per la precisione), che spezzano l’andamento del disco in più intervalli.
Le liriche sono cantate in francese anche se esse occupano una parte abbastanza esigua rispetto alle estese sezioni strumentali: Les Devastes è l’episodio principale, colossale nella sua lunghezza e contraddistinto da diverse variazioni che stupiscono l’ascoltatore soprattutto negli intermezzi acustici. La registrazione non è eccezionale e nelle parti più Black essa rimane grezza, non permettendo di coinvolgere intensamente gli ascoltatori più inclini a sonorità ben prodotte e moderne; per questo motivo brani come Absurde risultano alla lunga pesanti da sopportare nel loro lento incedere e neanche le improvvise accelerazioni riescono a migliorarne il livello.
Seuls è un altro capitolo ricco di reminescenze classiche per quanto riguarda l’approccio degli archi, ma l’impeto della batteria non è controllato e spesso essa fatica a tenere i tempi inarrestabili tipici del Black, proprio perché suonata veramente e non interpretata da una misera drum-machine.
In definitiva, buona la proposta di unire spunti lontani dal Metal estremo al canonico Black europeo (sebbene l’andamento delle canzoni sia parecchio lento a volte), ma il song-writing non si presenta come personale e i Vehementer Nos non riescono ad esprimere le loro idee in maniera fluida e lineare. Le strutture sono un po’ confuse e quindi si sconsiglia l’ascolto dell’album se non ad un pubblico di appassionati delle realtà underground del nostro continente.