- Morgan Bellini - chitarra, synth, sampler, sequencer, mic, software, fx, armonica
- Stefano Parodi - basso, synth
1. La stanza di Swedenborg
2. Love
3. Dole
4. Giornada de Oro
5. Il faro
6. Floaters
7. Vanja
8. Good Morning Vanessa Van Basten
La Stanza Di Swedenborg
“Tutti gli spiriti si trovano in una zona intermedia che noi chiamiamo la Stanza di Swedenborg, ma lei non ci resterà a lungo. Lei passerà dall’altra parte verso la luce.”
Le parole che aprono uno dei gioielli più preziosi della scena sperimentale italiana rievocano l’atmosfera macabra e drammatica della serie The Kingdom, diretta da Lars Von Trier ed ambientata in un ospedale danese decadente e spettrale.
I genovesi Vanessa Van Basten, capitanati dalla mente di Morgan Bellini, tessono un lavoro inedito per un panorama italiano che non si è mai accostato a sonorità così eteree e così tetre, in un perfetto equilibrio tra strutture Post Rock e reminescenze più Dark. Sebbene le influenze di un lavoro come La Stanza Di Swedenborg spazino dai toni decadenti ed arcani dei primi Katatonia e del maestro Burzum fino allo sperimentalismo di Jesu e Godflesh, la band riesce a costruire un sound personale, che va oltre a qualsiasi criterio di classificazione, perché figlio di tradizioni differenti: nelle otto tracce di cui si compone il full-length emerge infatti una sensibilità comune a ben poche realtà, premiata da una registrazione capace di trasportare in una dimensione cerebrale e cosmica.
L’incipit della title-track risulta totalizzante nella sua aura malsana, che proietta direttamente nel contesto dell’ospedale di The Kingdom, tra voci gelide, rantolii confusi, suoni metallici e aperture sonore maestose ed avvolgenti.
Love rappresenta un ponte tra la follia espressa con La Stanza Di Swedenborg e la terza Dole, che sancisce il repentino cambiamento dei suoni, giungendo ad un registro disteso e soave: l’evoluzione Post-Rock dell’album affascina per l’imponenza delle soluzioni adottate, in grado di far immergere l’ascoltatore nell’immensità mostrata nella copertina minimalista ma efficace.
Giornata De Oro e Floaters costituiscono infatti due episodi struggenti, intrisi di una gradevolezza intensa e sublime, che si esprime attraverso i dolci motivi di chitarra e i magnifici intrecci strumentali.
E se Il Faro e Vanja perseverano nell’impiegare una tavolozza di colori delicati e velati, capaci di esplorare meandri onirici e posati, la conclusiva Good Morning, Vanessa Van Basten cerca di indirizzare verso un vortice spaziale, ricco di effetti e di sperimentazioni. Viene comunque lasciato spazio, dopo un breve silenzio, ad una canzone nella canzone, perché il finale di chitarra acustica riassumerà i chiaroscuri di tutto il disco, senza tralasciare nessuna delle sfumature che plasmano il variegato sound dei Vanessa Van Basten.
La Stanza Di Swedenborg è uno di quei capitoli discografici che strega con delicatezza gli appassionati degli stili più eleganti e raffinati, dove nessun passaggio viene interpretato casualmente, ma è frutto di uno studio ragionato di luci ed ombre. Il viaggio introspettivo condotto da Morgan Bellini è una testimonianza di come il Post-Rock abbia ancora notevoli potenzialità di espressione all’interno del panorama odierno, perché le emozioni che scaturiscono da un’opera come La Stanza Di Swedenborg derivano da un impiego inusuale dei canoni del genere; la creatività che permea l’album d’esordio dei Vanessa Van Basten, successivo all’ep del 2005 con cui la band si presentava al circuito indipendente nazionale, è un elemento raro da trovare immediatamente nelle giovani realtà del nostro Paese, un elemento premiato dai diversi contratti firmati dai genovesi per la distribuzione del disco anche all’estero e dal responso positivo degli amanti del Rock sperimentale.