- Bernie Shaw – voce
- Mick Box – chitarra
- Phil Lanzon – tastiera
- Trevor Bolder – basso
- Russell Gilbrook – batteria
1. Wake the Sleeper
2. Overload
3. Tears of the World
4. Light of a Thousand Stars
5. Heaven's Rain
6. Book of Lies
7. What Kind of God
8. Ghost of the Ocean
9. Angels Walk With You
10. Shadow
11. War Child
Wake The Sleeper
Solo poche formazioni nella storia del Rock possono vantare una carriera discografica di oltre venti album, perché tale traguardo per ogni band appare come irraggiungibile e lontano. La costanza degli inglesi Uriah Heep si è rivelata vincente sin dagli anni Settanta, ma gli ultimi dieci anni di inattività da parte del gruppo capitanato da Mick Box hanno mascherato temporaneamente il nome costruito con impegno sin dal primo Very ‘eavy… Very ‘umble.
Giunti nel terzo millennio, gli Uriah Heep hanno dovuto confrontarsi con una scena Rock ben diversa da quella del loro periodo d’oro ed adattare il proprio stile alle esigenze del nuovo pubblico internazionale: Wake The Sleeper raffigura il primo album del rinnovato act inglese, che si ripresenta con un cambio di line up a livello di batterista, poiché l’ormai storico componente Lee Kerslake, a causa di problemi di salute, si è visto costretto ad abbandonare i compagni con cui ha condiviso trentasette anni di carriera.
Wake The Sleeper si mostra fin da subito un disco in grado di equilibrare la sensibilità degli anni Settanta con le richieste del mercato odierno, perché dalla title-track fino alle splendide canzoni centrali gli Uriah Heep danno ancora prova della loro abilità compositiva, regalando episodi di spiccata melodia, spesso votati a scoprire un lato più AOR.
Light Of A Thousand Stars è infatti la testimonianza di un classico Rock ricco di influenze dai Settanta, quali l’apporto degli organi e la voce determinata di Bernie Shaw, vero trascinatore e colonna portante di Wake The Sleeper; parallelamente ai capitoli più ritmati, si collocano brani più lenti o canonici, ma altrettanto validi per la loro struttura coinvolgente e per i loro ritornelli sognanti, come Heaven’s Rain e Book Of Lies.
Gli Uriah Heep sembrano un giovane gruppo che si esprime per trovare una conferma internazionale, come se i venti predecessori di Wake The Sleeper non fossero mai stati pubblicati; di certo il genere proposto non è innovativo o originale, ma la qualità con cui esso è sviluppato potrà piacevolmente colpire l’ascoltatore: basta accostarsi ad un pezzo come What Kind Of God per rendersi conto della maturità di una band che ha solcato i palchi di tutto il mondo per decenni, poiché le sonorità proposte riescono a riscoprire i meandri psichedelici e progressivi del passato, proiettandoli in una dimensione contemporanea.
Gli appassionati di Hard Rock difficilmente potranno rimanere delusi da un lavoro come Wake The Sleeper, che sicuramente non eguaglierà in competitività gli storici classici del primo periodo, ma che si pone come un significativo esempio di come si componga Rock in un panorama sempre più dominato dalla logica delle vendite. Chi segue Mick Box e compagni dai lontani Settanta potrà quindi comprendere la rilevanza di questo ventunesimo sigillo discografico, un ritorno che potrà segnare l’inizio di una nuova era per una band che appariva dimenticata dai più.