- Dan Swano - Voce, Batteria
- Tom Nouga (Aka Dag Swano) - Basso
- Anders Mareby - Chitarra, Violino, Seconda Voce
- Peter Edwinzon - Tastiere
- Patrick Lundstedt - Sassofono
- Lovisa Samuelsson - Flauto
- Asa Jonson - Voce Femminile
1. Emotional Wasteland
2. At The End Of The Bridge
3. The Boy And The Impossible
4. Hiding Again
5. Suddenly
6. The Spring
7. Waterfall
8. After Before
Emotional Wasteland
Passati inosservati alla maggior parte di tutti i grandi adulatori della scena svedese degli ultimi vent'anni in generale, gli Unicorn di Dan Swano sono un tesoro nascosto - ahimè troppo nascosto - che solo in rarissime occasioni è stato riscoperto e tirato fuori dal proprio nido sotterraneo. Unico lavoro su full-lenght del progetto svedese è lo splendido Emotional Wasteland, un disco che, tanto per cambiare, ci mostra l'ennesima faccia di un Dan Swano mai così riflessivo, introspettivo e "rock". Affascinante, semplice, toccante, intriso di un romanticismo ora più barocco ora più decadente direttamente ereditato dai Marillion e dall'ondata neo-prog ottantiana, Emotional Wasteland è un'opera come se ne trovano poche, pochissime in giro, e fa ancora più pensare il fatto che, nonostante sia stato prodotto e ultimato nel 1995, questo piccolo gioiello proviene dalle menti di quello che un tempo era un gruppetto di ragazzini tra i 15 e i 18 anni che avevano da poco imparato a suonare e a comporre musica (sentite cosa combina Anders Mareby nel breve e splendido intermezzo di chitarra classica The Spring).
Ad emergere sin da subito è infatti lo spirito scanzonato e giovanile degli Unicorn, mediante il soffice melodismo e i limpidi fraseggi dell'opener Emotional Wasteland che apre il disco e ne mostra il cuore più caldo e solare. Ma di lì a poco l'atmosfera comincia lentamente a scurirsi e a immergersi in un'ombra leggera e avvolgente: At The End Of The Bridge, The Boy And The Impossible e Hiding Again si sciolgono infatti sotto i colpi di una malinconia profonda e penetrante: in special modo Hiding Again (capolavoro del disco e tra i più intensi brani mai scritti da Swano) raccoglie ed esprime al meglio la dimensione più sofferta e intima degli Unicorn mediante un riffing denso ma in grado di dilatarsi in splendide aperture atmosferiche, come testimonia la pura overdose emotiva provocata dall'intervallo pianistico nella fase centrale, in assoluto il momento migliore di Emotional Wasteland. Altrettanto bella ma sicuramente meno toccante è Suddenly, episodio in cui le venature neo-prog cominciano realmente a mostrarsi, condividendo il palco con un mood romantico e quasi sinfonico che cola in grandi quantità anche nella successiva The Sorrow Song, quasi cantautorale nella sua splendida cornice acustica su cui la voce di Swano si scioglie in malinconici fraseggi melodici.
Più dinamica e gettonata è invece Waterfall, vicina a territori AOR/pomp-rock e tra gli esperimenti più orecchiabili e con meno pretese dell'album, che col suo refrain solare ci trasporta fino alle note conclusive della stupenda After Before, varia e travolgente per l'impeto espressivo che accompagna ogni suo singolo momento, che si tratti di tenui dilatazioni strumentali (la magnifica introduzione) o di più impetuose scariche melodiche (il refrain e il sognante finale).
Emotional Wasteland è un gioiello sconosciuto che reinterpreta splendidamente il neo-prog inglese e il rock sinfonico ottantiano in una musica che trasuda emozioni ad ogni singolo movimento, producendo atmosfere e suggestioni aliene, toccanti, uniche: quelle a cui il rock odierno ci ha largamente disabituato. Imperdibile.