- Trevor Phipps - voce
- Buz McGrath - chitarra
- Ken Susi - chitarra
- John "Slo" Maggard - basso
- Mike Justain - batteria
1. This Glorious Nightmare (04:20)
2. Giles (03:56)
3. March of the Mutes (03:58)
4. Sanctity of Brothers (03:26)
5. The Devil has Risen (03:20)
6. This Time Was Mine (04:09)
7. Unstoppable (05:03)
8. So it Goes (05:04)
9. Impostors Kingdom (03:25)
10. Bled Dry (03:57)
11. Big Bear and the Hour of Chaos (03:09)
III: In The Eyes Of Fire
Dopo aver supportato in tour nella loro carriera acts quali Slipknot, Slayer, Black Sabbath, Judas Priest, Killswitch Engage e Hatebreed, gli americani Unearth giungono al terzo full-lenght III: In The Eyes Of Fire, potente opera Metalcore che segue da vicino la scia dei precedenti lavori The Strings Of Conscience (2001) e The Oncoming Storm (2004).
Il sound della band del Massachussets si è ispessito, come dimostra l’approccio vocale del cantante Trevor Phipps, vero trascinatore in ognuno degli undici capitoli che costituiscono il platter del 2006; le chitarre e la batteria si distinguono per la loro direzione aggressiva ed impetuosa, tipicamente Metalcore negli stacchi e nelle riprese.
Introdotto da una copertina ormai quasi canonica per numerosi prodotti Core, III: In The Eyes Of Fire inizia subito con ritmi serrati, patterns di batteria violenti e una voce dal sapore leggermente Hardcore, ben calibrata e travolgente nel suo impatto sporco.
Gli Unearth si distinguono per l’impiego di parti strettamente derivate dall’Heavy più maideniano, come testimonia l’avvio della devastante Giles: su questo tessuto si innestano i ritmi sincopati del Metalcore e il risultato è certamente di ottimo effetto.
Formalmente impeccabili e valorizzati da una produzione più che onorevole, gli Unearth non faticano a costruire strutture complesse che però mancano di originalità: qualche artifizio personale è sicuramente presente, soprattutto nelle melodie costruite dalle chitarre, ma nulla di così evidente e inusuale. A tal proposito March of The Mutes è un episodio decisamente minore, mentre Sanctity Of Brothers è devastante nel suo incedere velocissimo, assolutamente di maideniana reminescenza, con una voce maligna e lamentosa che emerge dai tessuti delle chitarre e dalla costante doppia cassa.
Un altro punto debole dell’album si può ricercare nella totale assenza di momenti di quiete: passaggi irruenti si susseguono in cavalcate inarrestabili verso finali ben preparati ma alla lunga abbastanza simili tra loro.
Concludendo, III: In The Eyes Of Fire è un disco che potrà appassionare tutti gli amanti del Metalcore più pesante ed istintivo, seppur prevedibile nella sua direzione: gli Unearth dal debutto hanno fatto passi da gigante e il contratto con la Metal Blade e gli svariati tour lo dimostrano. La strada da percorrere è quella aperta proprio dal terzo platter, discreto lavoro che sa valorizzare le grandi doti tecniche in possesso della formazione statunitense. Si consiglia di prestare un ascolto a questa realtà emergente e molto promettente, sia per la giovane età dei suoi componenti, sia per alcune buone soluzioni proposte.