- Micke Jansson - voce
- Jonas Mellberg - chitarra
- Johan "UFO" Bolin - chitarra
- Richard Cabeza - basso
- Peter Stjärnvind - batteria
- Jocke Westman - tastiera
1. Life Demise (04:01)
2. Eye Of The Greyhound (04:31)
3. Oceans Of Time (05:55)
4. Dead Calm (04:01)
5. Mireille (02:39)
6. The Depths Of The Black Sea (03:55)
7. Ruins (03:57)
8. Dying Emotions Domain (04:47)
9. Die Alone (05:23)
Ancient God of Evil
Semplicemente stupendo questo Ancient God of Evil, secondo full lenght degli Svedesi Unanimated, combo che all’interno delle sue fila comprende anche i ben noti Peter Stjarnvind (Merciless, Entombed, Face Down) e Richard Daemon (Dismember); musicalmente siamo ai livelli più alti che lo Swedish Death/Black Metal abbia mai proposto, riff tecnici e veloci ma con le classiche melodie che hanno fatto la fortuna di questo genere grazie anche a band quali Dissection, Naglfar, Sacrilege, o i primi Dark Funeral e che in seguito è diventato anche un certo “trend”.
Prodotto in maniera eccellente dal sempre ottimo Dan Swano nei mitici Unisound Studios, l’album si apre con la splendida Life Demise, riff taglienti e batteria molto potente sovrastati da una voce che ringhia rabbia e sofferenza, pezzo che si conclude in maniera più melodica con anche una parte acustica prima di lanciare Eye of the Greyhound, altro pezzo veramente ottimo, più cadenzato dell’opener ma altrettanto affascinante ed atmosferico, soprattutto per il break strumentale con il sottofondo di tastiera che lancia infine la parte dell’assolo che conclude la traccia. Ocean of Time è un altro pezzo veramente straordinario: batteria serrata e riff melodico ma tagliente, insomma un altro pezzo che lascia annichiliti.
Tutte le nove canzoni si fanno amare fin dal primo ascolto proprio perché la qualità delle composizioni è ben al di sopra della media e l’esecuzione ne è sicuramente all’altezza: infatti anche le seguenti Dead Calm, estremamente potente e aggresiva pur senza essere una traccia che si possa definire “tirata”, anzi impreziosita ancora da tastiere e melodie eccellenti, la splendida Mireille una strumentale molto melodica arricchita da un bell’arpeggio di chitarra acustica , ma con atmosfera molto malinconica. Segue The Depths Of The Black Sea che si sviluppa ancora delineando lo stile delle composizioni precedenti, come anche la successiva Ruins. Più aggressivo invece delle precedenti è l’inizio di Dying Emotions Domain, anche se poi le melodie si fanno spazio in maniera veramente intelligente, melodie che questi cinque Svedesi riescono a creare con una semplicità quasi disarmante, fino alla conclusione del pezzo con un piano in solitaria; si arriva quindi alla finale e stupenda Die Alone, che da solo potrebbe essere considerato l’inno degli Unanimated.
Lo stile proposto alla fine è questo connubio di Death e Black Metal in puro Swedish style, parti tirate, ma mai fino all’utilizzo dei “blast beats”, mischiate a melodie e parti cadenzate che fanno venire la voglia di fare del sano headbanging, in qualunque luogo vi troviate ad ascoltarlo, perfino durante l’ascolto in macchina…stile simile per tutti o quasi i pezzi, ma senza per questo avere all’interno un solo brano che possa risultare un semplice riempitivo: anzi, l’originalità di questo Ancient God of Evil è proprio la cosa che lo rende così eccellente; ovviamente bisogna considerarne l’anno di uscita, un disco precursore per un genere che in seguito ha fatto impazzire parecchi metallari.