- Kristoffer Rygg
- Tore Ylwizaker
- Jorn H. Svaeren
1. Silence Teaches You How to Sing
2. Darlind Didn't We Kill You?
3. Seak Dead Speaker
4. Not Saved
Teachings in Silence
Subito dopo la pubblicazione del full-lenght Perdition City gli Ulver (ai quali nel frattempo si aggiunge come collaboratore Jorn Svaeren) spaccano definitivamente in due il loro pubblico: da un lato i fan di vecchia data che non accettano il loro nuovo percorso, dall'altro chi invece ne rimane incuriosito e affascinato e ne approfitta per espandere le proprie conoscenze musicali.
Dal canto suo, Kristoffer "Garm" Rygg, mente del gruppo, reagisce a questa "diatriba" isolandosi nel suo studio per concentrarsi nel 2001 su di un lavoro più intimista e minimale, diviso in due capitoli all'insegna dell'elettronica glitch/ambient e del concept del silenzio - nonché debitore delle sperimentazioni di compositori come Fennesz.
Il primo capitolo è l'EP Silence Teaches You How to Sing, consistente unicamente nell'omonima suite di 24 minuti.
La traccia, dalla forte impronta ambient, è un lungo viaggio nei meandri più bui della mente umana. Le melodie sono rarefatte e giusto accompagnate da qualche timido riempimento tastieristico che emerge occasionalmente, a far da padroni in questo scenario claustrofobico sono invece (oltre al loro contrasto con le distensioni e alle "delezioni" dei suoni per far risaltare il silenzio o comunque la riduzione all'osso della musica) glitches alienanti, rumori dissonanti e droni riverberati, che mantengono un'aura notturna e futurista inquietante. Verso metà e poi in chiusura compare anche, in via del tutto sporadica, la voce di Rygg, impegnata quasi in una nenia dolente che contribuisce (assieme a qualche tenue percussione prima esotica poi più dark, a strings ambientali e a spruzzi elettronici noir) ad enfatizzare il lato malinconico del disco.
Presi singolarmente diversi momenti della traccia, gli Ulver costruiscono efficaci atmosfere notturne, futuristiche ed inquietanti, ma l'aver dilatato e diluito i diversi spunti per oltre 20 minuti rende il brano nel complesso troppo monotono e poco longevo per non suonare come una parentesi ancora incompleta.
Il secondo capitolo dedicato al silenzio e alla musica viene pubblicato pochi mesi dopo e si intitola Silencing the Singing.
Consta di tre strumentali (come da titolo d'altronde) mediamente di 9 minuti, dove gli spunti sperimentati in Silence Teaches You How to Sing trovano ulteriore conferma, venendo in parte costruiti con maggiore caratterizzazione e approfondendo ulteriormente l'angoscia tecnologica e i drammi psicologici nelle atmosfere.
Il primo brano è Darling Didn't We Kill You, con un motivo melodico sintetico e caustico ripetuto costantemente mentre sullo sfondo si dipanano ulteriori glitches, velate infiltrazioni di tastiera elettro-ambient ed un battito cupo quasi da electro-goth. La ripetitività intrinseca della traccia non la rende più noiosa, bensì acuisce il senso di smarrimento e disumanità che aleggia fra le note dissonanti.
Segue ora Seak Dead Speaker, ancora più rarefatta e minimale, fra space ambient e ambient/glitch (con l'aggiunta di dolenti archi nella coda finale), molto suggestiva e inquietante ma anche un po' troppo soporifera dopo un po' perché eccessivamente scarnificata e dilatata.
Infine abbiamo l'ambient funereo e nostalgico di Not Saved, con alcuni degli apici più toccanti del mini fra tastiere, organo, campionamenti di campane, occasionali glitches ridotti al minimo indispensabile. Come nel primo brano, il tutto è volutamente ripetuto, anche se non suona ugualmente suggestiva, ma comunque molto più che in Seak Dead Speaker.
Queste due pubblicazioni, a tiratura limitata, sarebbero poi state raccolte nell'album Teachings in Silence, pubblicato nel 2002 e che chiude definitivamente il cerchio sul silenzio.