- Tony Taylor - voce
- Scott Waldrop - chitarra
- Dave Boyd - chitarra
- Jim Hunter - basso
- Marc Stauffer - batteria
1. Starshine
2. Dire Wolf
3. Fortress
4. Killing Kind
5. Netherworlds
6. Casualty Of Cruel Times
7. Tales Of Submission
8. No One Left To Blame
9. Firebird
Netherworlds
I Twisted Tower Dire sono arrivati al loro quarto full-lenght, e sembrano decisi, dopo il discusso Crest Of The Martyrs, a tornare all'originario speed/power americano di band quali Omen, al quale uniscono però una robusta dose di NWOBHM in pieno stile Grim Reaper.
Si tratta inoltre dell'ultima presenza del cantante Tony Taylor con quella che ormai può considerarsi la sua vecchia band, e si può parlare di una performance buona ed onesta, proprio come onesta e coerente è sia la proposta di questo ensemble americano sia la prova strumentale degli altri componenti, che macinano riff taglienti e possenti, costruiscono una sezione ritmica veloce con una batteria più indirizzata su territori propriamente power, soluzioni melodiche non complesse ma che comunque potrebbero richiedere qualche ascolto in più per essere recepite in pieno, il tutto supportato da una buona produzione in pieno stile ‘eighties'.
Ciò che al contrario sembrerebbe un forte limite di Netherworlds, di cui è possibile apprezzare anche una bella copertina, è la continua insistenza della band in certe soluzioni ritmiche che alla lunga risultano ripetitive rischiando di vanificare parte del loro accorto lavoro in fase compositiva, poiché fin dalle prime battute affidate all'opener Starshine e alla seguente Dire Wolf il quintetto americano mostra sia una miglior cura di melodie e parti strumentali, in particolare riff e soli di pregevole fattura, sia quelle ripetizioni ritmiche di cui sopra, mostrando così limiti e pregi del presente platter, Fortress invece sembra variare un po' i temi, grazie alla sua particolare propensione al ‘british heavy metal' e con Taylor che si esibisce in acuti degni del più puro power metal teutonico e nordeuropeo, cosa peraltro presente in larga parte anche nel resto del CD, mentre Killing Kind riporta nuovamente a quella struttura ritmica ed armonica degli inizi.
Dopo questi quattro pezzi di discreta fattura arrivano le tracce più riuscite, vale a dire la title-track e soprattutto Casualty Of Cruel Times, fuor di dubbio il miglior pezzo del lotto, e tra i migliori della loro discografia, grazie in particolare ad un'azzeccatissima melodia, così come due buoni brani sono Tales Of Submission in pieno stile US metal, con una melodia coinvolgente ed un refrain dal buon impatto, oltre a notevoli soli, e No One Left To Blame, che ha caratteristiche in parte simili alla precedente, ma può vantare in più un refrain migliore e qualche cambio di tempo. Lo stesso purtroppo non può dirsi della closer Firebird, davvero sottotono e con un chorus statico ed inconsistente.
Si tratta quindi di un disco di fiero ed onesto metal, non eccelso o trascendentale, che sembra stentare un po' all'inizio nel trovare le giuste coordinate ma che poi si lascia piacevolmente ascoltare in quella parte centro-finale di alto livello, che si arresta bruscamente soltanto con la pessima closer. Altalenante e talvolta ripetitivo, è nel complesso un discreto lavoro che mostra una band che alla causa metal potrebbe e dovrebbe, considerando anche che ormai non possono più considerarsi dei novellini, dare molto di più,