Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Genere: 
Etichetta: 
Bitzcore Records
Anno: 
1993
Line-Up: 

- Hans Erik - voce
- Rune - chitarra
- Pål - chitarra, voce
- Bengt - basso, voce
- Thomas - batteria

Tracklist: 

1. Letter From Your Momma
2. Suburban Prince's Death Song
3. Übermensch
4. I Will Never Die
5. No Beast So Fierce
6. Destination: Hell
7. Timebomb
8. Pain In Der Arsch Pocket Full Of Cash
9. Hush, Earthling
10. Nihil Sleighride
11. (He's A) Grunge Whore
12. Black Chrome
13. Oslo Bloodbath Pt. II: I Don't Care
14. Oslo Bloodbath Pt. III: The Ballad Of Gerda And Tore

Turbonegro

Never Is Forever

Death punk: mai etichetta fu assegnata con così tanta cognizione di causa, come un tassello di un mosaico che entra alla perfezione a chiusura di un quadro a nome Turbonegro. Eppure quest’album coglie l’eccezione della loro carriera e la prima orchestrale Letter From Your Momma, che con una voce limpidissima e delle note di pianoforte che scorrono fluide quasi a voler essere un remake di Mellon Collie And The Infinite Sadness (canzone), rappresenta solo un segno premonitore del tutto. Il nuovo singer, in arte Hank Von Helvete, veste (e riuscirà a farlo molto bene anche negli anni a venire) l’icona trasgressiva e senza pudore della band riuscendo ad immedesimarsi molto più agilmente nella parte di inossidabile rocker rispetto al precedente Harald Fossberg

Gli animi sembrano molto meno agitati, più sotto controllo; i testi capaci con una certa lucidità di seguire le musiche, che sempre con un’attitudine dirty-punk iniziano ad immergere le mani nel sudicio e brodoso marasma Pop. Suburban Prince's Death Song è solo il primo esempio della nostra intepretazione; anche la famosa I Will Never Die risulta essere una canzonetta da canticchiare sotto la doccia pur conservando liriche spinte e qualche riff graffiante al momento giusto.La temperatura sale grazie a No Beast So Fierce che riprende alcune idee del precedente lavoro pur lasciando il compito della riconquista del sound a Destination Hell e Timebomb, due pezzi che offrono con un’agilità disarmante dei sapori heavy metal grezzi senza disdegnare la classica cresta sparata verso l’alto. 
In tutto questo loop di note i tempi si affievoliscono pezzo dopo pezzo, e più che l’irruenza della band, fattore che li aveva presentati al mondo e che compare qui solo talvolta (vedi Pain In Der Arsch Pocket Full Of Cash molto The Offspring-style), viene apprezzato lo stile sporco e strafottente che permette ai 5 di dichiarare Never Is Forever un tributo niente meno che ai Blue Öyster Cult (la verità è che il chorus della piacevole Nihil Sleighride riprende gloriosamente (Don't Fear) The Reaper dei citati polistrumentisti).

In chiusura da segnalare Black Chrome che come un tritacarne cattura l’essenza death degli scandinavi, ma principalmente l’accoppiata I Don’t Care / The Ballad Of Gerda And Tore che prima con un punk ridente ma intriso di sapore vendicativo e poi con un rock dalle sfumature dark-pulp portano un gradino più su la mente ingegnosa dei Turbonegro

La copertina della ripubblicazione è un assoluto must della provocazione ma nonostante ciò Never is Forever non è né più né meno che un album di transizione.


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