Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Escapi Music/Self
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Eric Wagner - voce
- Bruce Franklin - chitarra
- Rick Wartell - chitarra
- Chuck Robinson - basso
- Jeff Olson - batteria


Tracklist: 

1. Goin' Home (04:02)
2. Mindbender (03:49)
3. Seven (04:57)
4. Pictures of Life (03:53)
5. After the Rain (05:30)
6. Trouble Maker (04:07)
7. Arthur Brown's Whiskey Bar (04:23)
8. Simple Mind Condition (03:41)
9. Ride in the Sky (02:46   
10. If I Only Had a Reason (04:18)
11. The Beginning of Sorrows (04:18



Trouble

Simple Mind Condition

La lontananza dei Trouble dallo studio di registrazione è durata ben dodici anni da quel lontano Plastic Green Head, ma Simple Mind Condition, opera del 2007, riesce nell’impresa di revitalizzare il song-writing della band, presentatasi per l’occasione con la line-up originaria (ad eccezione del bassista). Il genere del settimo album di studio prosegue sulla scia delle attitudini psichedeliche intraprese dai Trouble, gruppo da sempre ispirato alla tradizione settantiana dei Black Sabbath.

Simple Mind Condition si apre con le ottime linee di chitarra tessute da Franklin e Wartell, dotate di una direzione Stoner abbastanza coinvolgente e non scontata: Goin’ Home e Mindbender sono due tracce che sanno fare da ponte tra il Doom psichedelico degli anni Settanta e le soluzioni contemporanee Stoner, mentre Pictures Of Life sembra costituirsi del caratteristico timbro dei Black Sabbath dei primi capolavori. E se Trouble Maker avrà un approccio Doom più classico e soffocante, la title-track sarà provvista di un ritmo più incalzante, che trascinerà l’ascoltatore nei riffs psichedelici marcati dall’acida voce di Eric Wagner.
Gli altri brani, pur essendo discreti, non aggiungono nulla di nuovo agli elementi introdotti dalle canzoni sopra citate, se non un tono vocale più espressivo a tratti e più crudo in altre sezioni.
Il White Metal delle origini, se così può essere definito, si è comunque evoluto, giungendo a sviluppi inediti e non per forza legati alla sfera musicale passata: ciò rappresenta sicuramente un aspetto positivo di Simple Mind Condition, che tuttavia rimane abbastanza statico in certe zone.

In definitiva, il settimo full-lenght della band di Chicago è un lavoro decente che non fa gridare al capolavoro ma che neppure può essere scartato all’interno della scena internazionale. D’altronde i Trouble sono attivi ormai dal lontano 1979 e hanno collezionato una certa esperienza dopo storiche pubblicazioni come il debutto Psalm o il successivo The Skull: pertanto si reputa che Simple Mind Condition possa permettere alla band di riprendere piede sul mercato, infondendo nuovi aloni psichedelici e plasmando gradualmente il proprio registro compositivo.

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