- Matt Heafy - voce e chitarra
- Corey Beaulieu - chitarra
- Paolo Gregoletto - basso
- Travis Smith - batteria
1. Ignition (03:54)
2. Detonation (04:30)
3. Entrance Of The Conflagration (04:34)
4. Anthem (We Are The Fire) (04:03)
5. Unrepentant (04:51)
6. And Sadness Will Sear (03:34)
7. Becoming The Dragon (04:43)
8. To The Rats (03:42)
9. This World Can't Tear Us Apart (03:30)
10. Tread The Floods (03:33)
11. Contempt Breeds Contamination (04:28)
12. The Rising (03:45)
13. The Crusade (08:18)
The Crusade
I Trivium sono senza dubbio uno dei quei gruppi che divide il pubblico fra stimatori ed agguerriti antagonisti. Difficilmente infatti si trovano persone indifferenti davanti al complesso di Orlando. I quattro giovani americani, incuranti di tutto ciò, sono ormai giunti al loro terzo full length: The Crusade. L'album, prodotto dalla Roadrunner, sempre pronta a spremere le proprie band in modo da sfruttare appieno i trend del momento, arriva a distanza di un solo anno dal maestoso Ascendancy. I diciannove mesi passati fra tour e registrazioni varie fanno pensare ad un gruppo in stato di grazia, ma forse si tratta di pura apparenza. Che i Trivium, o chi per essi (Roadrunner?), abbiano deciso di battere il ferro finché caldo? Non si sa. Sta di fatto, comunque, che sulle spalle di The Crusade giace una grande responsabilità, quella di non tradire le aspettative createsi dopo un capolavoro come Ascendancy. Spesso la pressione spinge a dare il meglio, mentre a volte si rivela un nemico imbattibile anche per i più audaci. Dati questi presupposti, The Crusade non può che essere un punto cruciale nella la carriera dei Trivium, oltre che uno dei dischi più attesi dell'anno.
Prima traccia e prima beffa. Se Heafy e compagni volevano stupire quanto a disgusto ci sono riusciti perfettamente. Ascoltare la parte iniziale di Ignition causa una sensazione di totale incredulità. L'unica parola che salta in mente è Metallica, qui più che un semplice punto di riferimento per la band statunitense. Thrash Metal di scarsa qualità e parti cantate che devono tutto o quasi a James Hetfield, fino ai fatidici, tanto odiati, cori orecchiabili. A questo punto la canzone si trasforma, mostrando, che lo si voglia o meno, il lato migliore dei Trivium. Detonation inizia sulla falsa riga del pezzo precedente, per poi cambiare a sua volta in favore di un sound assai melodico. C'è da dire, innanzitutto, che qui i riff non colpiscono nel segno, né sono neanche lontanamente paragonabili a quelli di Ascendancy, lavoro più completo e spontaneo sotto tutti i punti di vista. Matt Heafy sembra inoltre essersi dimenticato il potente growling degli esordi e The Crusade ne risente quindi enormemente. Maturazione stilistica? Tutt'altro. A questo punto non resta che godersi le frazioni prettamente catchy e qualche impennata ritmica azzeccata, gli unici elementi che legano l'album al suo predecessore valorizzandolo.
Si prosegue poi con Entrance Of The Conflagration, dove le componenti Thrash vengono in parte accantonate, con risultati finalmente convincenti. Batteria e basso fanno il loro sporco lavoro per sostenere le sei corde di Corey e Matt, i quali si inventano una serie di assoli davvero formidabili. Terminata una delle tracce più avvincenti del disco, si apre Anthem (We Are The Fire), singolo apripista dal titolo quanto mai indicativo. Chitarre taglienti ed un refrain di facile presa rendono Anthem un pezzo da cantare a squarciagola in sede live. Obbiettivo centrato quindi, ed anche stavolta senza premere troppo sull'acceleratore. Non è un caso se nei migliori capitoli dell'opera il complesso statunitense abbandona la sua indole più rabbiosa, a tratti persino goffa in mancanza di un growling efficace. Nonostante ciò, gli assoli si mantengono quasi sempre ad ottimi livelli, come dimostrano la frenetica Unrepentant e And Sadness Will Sear, brano altrimenti da scartare all'istante. Becoming The Dragon, nonostante un breve nonché incerto ritorno al cantato di Ascendancy, evidenzia un discreto calo qualitativo, causato perlopiù dalla mancanza di idee vincenti. To The Rats, Contempt Breeds Contamination e The Rising, al contrario della tiratissima Tread The Floods, vantano sì tutte ritornelli studiati nei minimi particolari, ma deludono sotto i soliti aspetti. Discorso diverso meritano infine This World Can't Tear Us Apart, dove emergono influenze Emo, e The Crusade, lungo e mirabile pezzo strumentale che chiude degnamente un album davvero controverso.
Dopo un'opera stratosferica come Ascendancy ci si aspettava decisamente di più da parte dei Trivium, considerati da molti come la nuova Next Big Thing in ambito Metal. The Crusade non è certo un disco da buttare, tuttavia non può che lasciare l'amaro in bocca a chi credeva Heafy e soci capaci di ben altro. Probabilmente, The Crusade verrà apprezzato soltanto da chi ascolta Metal, mentre gli amanti del ‘Core rimarranno senz'altro delusi da una sterzata tanto brusca quanto discutibile. Peccato...