Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Indie Recordings
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Ivar Bjornson - chitarra
- Maja S.K. Ratkje - voce e effetti elettronici
- Ice Dale - chitarra
- Iver Sandoy - batteria
- Hild S.Tafjord - Horn e effetti elettronici
- Espen Lien - basso
- Grutle Kjellson - voce


Tracklist: 

1. Part 1: Turn-away
2. Part 2: The Silence
3. Part 3: Make No Mistake
4. Part 4: Endless Roads
5. Part 5: Breach
6. Part 6: Travel Now Journey Infinitely

Trinacria

Travel Now Journey Infinitely

Quando la musica non ama le etichette nascono album ricchi di contaminazioni varie. Questo lavoro dei Trinacria ne è un esempio. Tre band con percorsi e influenze diversi si abbracciano in questo album molto particolare.
I Trinacria sono il frutto dell’incontro fra Enslaved (Viking/Black metal), Emmerhoff (Alternative Rock) e Fe-mail (Alternative Pop/Rock).

Si confessa che i primi due brani dell’album, Turn-Away e The Silence, colpiscono spiacevolmente; non manca certamente l’originalità e la maestria nella tecnica musicale (anche nell’uso particolare dell’elettronica), ma quanto a impatto emotivo è dura lasciar passare lentamente i primi 20 minuti fatti di riff che si ripetono fino all’esasperazione e senza lasciar respirare la possibilità di qualche cambiamento. Poi però col terzo brano Make No Mistake, l’album volta pagina e fa assaporare un’aria tipicamente Thrash Metal, arricchita dalla voce growl di Grutle (Enslaved): sei minuti di canzone che passano senza stancare e prima di farti stancare nuovamente con il successivo brano Endless Roads. Indubbiamente una bella melodia quella di Endless Roads, bel riff, bell’intreccio con l’elettronica, ma forse un po’ un’endless road, una strada senza fine per dirla usando lo stesso titolo del pezzo...10 minuti infiniti in cui percorri una strada che all’inizio pare interessante ma che poi non conduce a cambiamenti; non basta la voce di Grutle e nemmeno il suo tentativo scream finale per rendere più dinamico il pezzo. Lo stesso dicasi per il brano successivo Breach, molto più piacevole se durasse meno. L’album si chiude però con un pezzo che si ritiene molto interessante: fin dall’inizio la voce di Maja (Fe-mail) sembra prendere per mano e condurre attraverso le lande oscure norvegesi; poi alla sua voce si unisce quella di Grutle che trasforma lo scenario che fino a quel momento era placido, etereo, in un’atmosfera nuova, apocalittica, sofferta, accentuata dalle urla finali della voce femminile.

Una bella fine che lascia una sensazione di rabbia, dubbio, dolore. Sicuramente originale e ricco di contaminazioni, bei richiami al Black, al Thrash, alla cacofonia del Noise, alla sperimentazione, ma a tratti senza via d’uscita. Una scelta di stile? Non si può dire, ma quanto a emozioni sono pochi i momenti di questo album che fanno viaggiare l'immaginazione.

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