- Ryan John McKenney - voce
- Brian Vincent Izzi - chitarra
- Scuba Steve - basso
- Mike Sharp - batteria
1. Day Thirteen - The Protest Hour
2. Day Fourteen - Pulse Mavens
3. Day Fifteen - Citizenihilist
4. Day Sixteen - The Iconflict
5. Day seventeen - Wafers And Wine of Sandblast Times
Seance Prime
Il teschio in copertina è ormai diventato un classico per ogni band Hardcore che voglia sentirsi davvero parte del panorama e gli americani Trap Them, originari di Seattle, non dimenticano questo elemento significativo nell’artwork del mini Seance Prime.
Costituito da cinque tracce per un totale di quindici minuti e prodotto dalla sempre più rilevante Deathwish Inc., l’ep non brilla per originalità, ripercorrendo a pieno la tradizione del Punk/Hardcore della madrepatria e aggiungendo influenze dalle nuove leve Converge e Dillinger Escape Plan.
I Trap Them si sentono concettualmente vicini anche a Entombed e Dismember, ma con il Death scandinavo un lavoro come Seance Prime non ha nulla a che spartire.
Il tono sporco e rabbioso del cantante Ryan John McKenney appare filtrato e poco naturale, mentre le chitarre che plasmano il sottofondo alla voce alla lunga diventano ripetitive e prive di nota; solo la sezione ritmica permette di alzare leggermente il livello di resa complessiva di un mini sì ben prodotto, ma non composto altrettanto efficacemente.
Canzoni come Day fourteen - Pulse Mavens sono ricche di un’incisività gratuita e spesso confusionaria, di una violenza scontata e presto collocabile nel dimenticatoio di tutte le formazioni Hardcore attuali.
I riferimenti Crust e Grind cercano di arricchire inutilmente un mini cd che cade più si procede verso il fondo, perché tutto incentrato sull’impeto figlio dei Converge; la tecnica del quartetto di Seattle non è infatti lontanamente paragonabile a quella che viene mostrata in capolavori come No Heroes, tendenti ad esplorare i meandri del Post Hardcore senza disdegnare un cerebrale approccio Grind.
Pertanto è totalmente trascurabile un ep come Seance Prime, perché la strada dei Trap Them è ancora lunga e in salita. Sperando che la band riesca a conferire al proprio sound una maggiore personalità e confidando nelle potenzialità musicali della città di Seattle, patria di numerose formazioni di spicco del panorama internazionale, si consiglia il mini solo a chi desidera prestare attenzione alle realtà emergenti della scuola americana, troppo spesso ridondante e priva di inventiva.