- Maynard James Keenan - voce
- Adam Jones - chitarra
- Justin Chancellor - basso
- Danny Carey - batteria
Guests:
- Chris Pitman - sintetizzatore
- David Bottrill - tastiera
- Eban Schletter - organo
- Marko Fox - voce in Die Eier Von Satan
1. Stinkfist (05:09)
2. Eulogy (08:25)
3. H. (06:07)
4. Useful Idiot (00:38)
5. Forty Six & 2 (06:02)
6. Message to Harry Manback (01:53)
7. Hooker With a Penis (04:31)
8. Intermission (00:56)
9. Jimmy (05:22)
10. Die Eier Von Satan (02:16)
11. Pushit (09:55)
12. Cesaro Summability (01:26)
13. Ænema (06:37)
14. (-) Ions (03:58)
15. Third Eye (13:47)
Ænima
Ænima non solo può essere considerato come il degno successore del già ottimo Undertow, ma come l’album di svolta per la band capitanata da Maynard James Keenan: diventato abbastanza rapidamente il master-piece più venduto della formazione di Los Angeles, Ænima raffigura una vera e propria esperienza musicale, un capitolo discografico così sperimentale da risultare di difficile ascolto al primo impatto, ma alla lunga dotato di un fascino unico ed irripetibile.
La totale asimmetria dei fraseggi con Ænima diventa il fattore portante della dimensione Tool e, per la prima volta, anche la sezione ritmica si ispessisce grazie all’apporto del nuovo entrato Justin Chancellor al basso, militante nella band britannica dei Peach, di supporto ai Tool nelle date inglesi del tour del 1994. L’abbandono di Paul D’Amour ha permesso alle parti di basso di svilupparsi con soluzioni inedite, esibite con innovazione proprio sull’eccezionale Ænima: lo strumento assume il valore sonoro di una chitarra distorta, pur mantenendo il timbro grave e il feeling contorto già presenti negli altri lavori targati Tool.
Prima di addentrarsi nell’ipnotico viaggio di Ænima, bisogna soffermarsi sul titolo scelto da Maynard e compagni per la terza pubblicazione ufficiale: Ænima non è altro che la combinazione delle parole “anima” (termine parecchio impiegato nel lavoro dello psicologo svizzero Carl Jung, da cui il gruppo prende ispirazione) ed “enema” (pulizia del retto e del colon), per definire la catarsi, ovvero la pulizia dell’anima.
In seguito si deve anche sottolineare come il sound dei ritrovati Tool sia ritornato intricato, ruvido e potente al tempo stesso, capace di alternare momenti di quiete a vere e proprie esplosioni timbriche, preparate con convincenti crescendi ed eseguite con maniacale precisione per i particolari.
L’Alternative esibito dai Tool esplora anche i meandri del Progressive più sperimentale, fatto di tempi dispari e di elementi azzardati ma affascinanti, fino a culminare in scelte stilistiche non lontane da un approccio tipicamente Crossover di numerosi episodi.
Stinkfist, primo singolo tratto da Ænima, avvia l’album mettendo già da subito in evidenza come il basso acquisti un ruolo centrale nelle nuove composizioni e come Maynard riesca a valorizzare al massimo la sua ampia estensione vocale, adattandosi a cantare in modo appropriato a ciascuna sezione della canzone. Essa rappresenta il capitolo più facile da assimilare di Ænima per la sua musicalità e per le ritmiche tribali inserite nella zona centrale: di Stinkfist, in quanto singolo, fu realizzato anche un video, a cui fu però sostituito il titolo in Track #1 da diversi canali televisivi perché ritenuto offensivo. Proseguendo nell’ascolto ci si imbatte in tracce sempre più sorprendenti, quali Eulogy, dove gli squilibri ritmici si fanno più percettibili, e la più distesa H., provvista però di un refrain aggressivo ed impetuoso, in cui la voce di Maynard si fa rabbiosa e graffiante.
Superando Useful Idiot, il primo dei tanti intervalli che separano gli episodi principali del platter, si giunge a Forty Six & 2, delineata dal basso distorto e sferzata dalle veloci rullate del validissimo Danny Carey e a Hooker With A Penis, la più irruente del lotto presentato dai Tool, a cavallo tra Alternative Metal e Crossover. E se Jimmy si colloca sullo stile delle precedenti, Die Eier Von Satan è una traccia sperimentale di matrice Electro-Industrial, tutta campionata con una tuonante elettronica e percorsa da frasi parlate in tedesco da Marko Fox (degli ZAUM); arriva poi il momento di Pushit, una delle migliori dell’album, strutturata in un costante sali-scendi che, attraverso un climax finale, culmina in una chiusura efficace pervasa dall’echeggiante voce di Maynard.
Prima dell'eccelso finale con la mastodontica Third Eye, viene proposta anche Ænema, scandita dalla travolgente chitarra distorta e da una sezione vocale e provvista di aperture distensive di grandissimo valore. Quando si apre Third Eye, ci si sente come giunti alla meta di un viaggio nelle nostre emozioni: il brano contiene la dedica al comico americano Bill Hicks, morto nel 1994, attraverso alcuni spezzoni come il celebre “Drugs have done good things for us” e dal punto di vista musicale appare come l’episodio più sperimentale nel suo alone tenebroso, elettronico e distorto; non mancano certamente le usuali riprese che hanno caratterizzato una vasta parte del tessuto sonoro di Ænima, ma la traccia assume un significato particolare proprio per la sua direzione inedita e soffocante.
Con un Maynard impegnato a cadenzare con una voce filtrata elettronicamente la citazione “Prying open my third eye”, diventata simbolo indelebile dei Tool, si chiude uno dei pochi dischi che hanno tracciato la storia di un genere come l’Alternative moderno, un’opera che più che musica appare come un’occasione di crescita interiore per ogni ascoltatore.
Immancabile nella discografia di qualsiasi amante del Rock questa pietra miliare delle sonorità moderne e più ricercate.