- Brett Clemenson
- James McLaren
- Ed Prescott
- Lloyd Prescott
1. Entrante
2. What Can I Do
3. Patience At Sea
4. Nervous & Free
5. Girl On Fire
6. Broken China Doll
7. Watching The Sun
8. Beautiful Disguise
9. I Dream
10. Silver Sky
11. Patterns
12. Road You Walk/Exeunt
Patience at Sea
Non è un caso che l'ennesima sorpresa in ambito indie provenga dall'Australia, terra che ha in pochi anni lanciato act del calibro di The Devastations, Jet, Art Of Fighting e Youth Group e che continua a rappresentare un volto peculiare e fascinoso del rock indipendente contemporaneo.
I Tokenview, avendo esordito a fine 2009 con Patience at Sea, sono solo l'ultima proposta proveniente dall'isola oceanica e non è un caso che - seppur senza eccellere o strafare - questi nuovi giovanotti siano già sulla bocca di molti ascoltatori e addetti ai lavori (tralasciando ovviamente il nostro paese).
Ingranare bene le marce all'esordio è pur sempre una soddisfazione e un primo, importante passo, cosa che Patience at Sea dimostra senza troppe difficoltà, forgiando il proprio linguaggio su un rock accogliente, equilibrato e intimo che, se da una parte ripercorre le gesta di act ben più famosi (Shins e The Fray su tutti), dall'altra si esprime in una piacevole ricerca atmosferica e melodica, ora più fragile e vibrante, ora prettamente d'impronta pop-melodrammatica.
Patience at Sea è un lavoro essenzialmente diretto, che fa della semplicità espressiva il suo punto di forza, basando le proprie canzoni su arrangiamenti spesso ridotti ma mai ingombranti o ridondanti e abbandonando il proprio mood ad una sottile malinconia, in certi casi appena percepibile, e ad un sentimentalismo pop che rischia però di rovinarne i momenti più tesi e intensi.
Ottime canzoni come What Can I Do (miglior episodio del disco nelle sue emozionanti trovate melodiche) e la più incisiva Patterns (più nebbiosa e d'impatto) enucleano al meglio le coordinate del disco, presentandoci al contempo sia il lato più intimista e sentimentale, sia quello più spinto e puramente rock del progetto: Patience at Sea si scioglie infatti in questo continuo passaggio tra timide discese introspettive (la toccante Watching the Sun, i toni sommessi della titletrack) e attimi di maggiore tensione strumentale, come dimostrano i - comunque prevedibili - riff a cavallo tra brit pop e piacevoli eco beatlesiane di Beautiful Disguise e la più divertente Nervous & Free, cambiando brano dopo brano la propria impostazione espressiva ma rimanendo sempre fedele alle sue linee guida.
Di episodi banali ce ne sono (la patetica Girl on Fire, il più semplice intimismo pop di I Dream e quello più acceso di Silver Sky che finiscono per ricordare eccessivamente il sentimentalismo dei The Fray), ma alla lunga Patience at Sea riesce a non stancare e a farsi buttare giù con estrema disinvoltura, coprendo le pecche derivanti da un eccessivo attaccamento al pop inglese easylistening con una serie di brani ben costruiti e sapientemente arrangiati.
I Tokenview hanno dimostrato di avere - almeno in parte - le carte in regola per sfondare non solo in Australia ma anche dalle nostre parti; proprio per la semplicità mediante cui la loro musica riesce ad emozionare e coinvolgere (in special modo gli indiekids in periodo d'amore), i giovani australiani non faranno troppa fatica nel ritagliarsi spazi man mano sempre più importanti, a patto che il loro linguaggio si levi di dosso le influenze più palesi (Coldplay, The Fray, The Shins, Stereophonics etc..) e si diriga verso uno stile ben più originale e peculiare. Buona fortuna.