- Simon Godfrey - voce, chitarra, chitarra synt, batteria
- James Sanders - chitarra, chitarra synth, voce
- Paul Worwood - basso, chitarra, pedaliera di basso
- Rod Ramsay - dialoghi, armonica, direttore
1. Motorville
2. Fly Like A Bird
3. Nine Months On Fire
4. Too High For Low Company
5. All The People, All Of The Time
6. Build Your Own Enemy
7. God Eat God
8. Sundried
9. All Hands Lost
10. Tinyfish
Tinyfish
In questo 2006 esce il primo disco in studio dei Tynifish, prog band inglese (in particolare di Londra). I gruppi che più hanno ispirato il sound e le creazioni del quartetto sono sicuramente i primissimi Marillion, i Rush, i King Crimson e comunque tutto l’ambiente prog-rock settantiano.
Messo da parte il passato acustico, grazie alla crescita compositiva e alla maturazione della band, i Tinyfish decisero di diventare una band progressive a tutti gli effetti. La particolarità che contraddistingue i Tinyfish è sicuramente la line up: tutti e tre i componenti infatti sono dei polistrumentisti, capaci di alternarsi e di costruire canzoni abbastanza complesse suonando in ognuna di esse strumenti diversi. Tuttavia la band non ha un tastierista, e usa i synth di chitarra per creare i tappeti e per rimpiazzare la tastiera. Proprio per questo si sono definiti “la prog-band più piccola del mondo”. Nella formazione è inoltre presente un quarto componente che si occupa solo dei testi e delle parti parlate del disco.
La band si è venuta a creare nel 2004, ma ci sono voluti ben due anni per poter comporre abbastanza materiale da poter raccogliere in un unico full-lenght. Il disco in questione, omonimo, esce sotto la Lazy Gun Records, in particolare il 4 dicembre. Le dieci canzoni contenute nell’album mostrano già dal primo ascolto quale sia il grande potenziale creativo della band: i Tinyfish riescono a fondere perfettamente un prog-rock molto moderno e incalzante con delle parti più vicine al prog-metal (pur comunque molto ovattate). Il risultato è un disco che scorre piacevolissimo, e si evince subito come la ricerca sonora e la qualità della produzione vadano di pari passo a formare un coinvolgente susseguirsi di ottime canzoni.
Dopo una breve introduzione parlata, parte l’opener Motorville. L’impatto è sicuramente dei migliori e sembra di riascoltare i Marillion dei bei tempi andati. Il continuo intrecciarsi tra voce e synth rende la canzone diretta e piacevole, impreziosita inoltre da una bellissima prestazione di Sanders, che crea dei fraseggi chitarristici davvero pregievoli. A seguire la ballata Fly Like A Bird: ovattata e tutto sommato molto semplice nelle composizioni, la canzone tuttavia si presenta come una delle più riuscite dell’intero disco, molto probabilmente grazie al bellissimo ritornello. Nine Months On Fire è molto probabilmente la canzone più progressiva dell’album, capace di alternare parti più aggressive a grandi distensioni armoniche, tra le quali spicca prepotentemente la voce di Godfrey. L’influenza dei Rush e dei sopracitati Marillion si fa sentire ancora di più in questi frangenti, ma tuttavia senza dare quell’impressione di “già sentito”: d’altro canto le canzoni suscitano una certa curiosità nell’ascoltatore. La seguente Too High For Low Company può rappresentare l’anello debole del disco, probabilmente per la poca invettiva che fa trasparire, ma i Tinyfish si rialzano subito, e dopo l’inutile intermezzo All Of The People, All Of The Time, parte Build Your Own Enemy, a mio parere la migliore traccia del platter. La canzone in se è una ballata, ancor più dolce e vellutata di Fly Like A Bird, ma capace di rappresentare l’apice emotivo di questo Tinyfish, soprattutto grazie al refrain finale.
Si riparte a cento all’ora con God Eat God, con il suo incedere hard-rockeggiante e con i suoi ritornelli corali. Le prestazioni dei singoli componenti sono al massimo, e la resa finale ne risente notevolmente. La canzone in se dura molto poco, ma senza nemmeno accorgercene siamo arrivati a Sundried, intermezzo di violino e voce, che riprende il tema di Too High For Low Company.
All Hands Lost è la suite dell’album, e come tale si articola in dieci lunghi minuti di climax armonici e di cambi di tempo. Le variazioni sono interminabili e tutta la vena progressive del gruppo si fa sentire, vena che poi si rifletterà nella strumentale Tinyfish, capitolo finale del disco.
In definitiva il primo disco in studio dei Tinyfish è sorprendente: un sound molto fresco e delicato, un songwriting ispiratissimo e un gran gusto nelle soluzioni elevano Tinyfish ad un livello superiore rispetto a tutte le altre uscite discografiche di quest’anno. Il futuro della band sembra davvero roseo e ricco di sorprese. Nel 2008 uscirà, molto probabilmente, il seguito di questo Tinyfish e appurato il grande potenziale della band, l’acquolina in bocca è del tutto legittima.