- Angel - Voce, Chitarra
- Arturo - Chitarra
- Roberto - Basso
- Inaki - Batteria
- Mikel - Tastiere
1. Mejor Morir En Pie
2. Un Grito En El Aire
3. Magia
4. La Impureza De La Amistad
5. Otelo
6. Si Tu Alma Has De Vender
7. Hoy Vivo Por Ti
8. Una Luz En La Oscuridad
9. La Tentaciòn
10. Nunca Te Alejes De Mi
11. Himno A La Alegria (Bonus Track)
Mejor Morir En Pie
Luci ed ombre su Mejor Morir En Pie, settimo studio album per i Tierra Santa, una delle più celebri band spagnole. Gli iberici, seguendo il sentiero intrapreso già con il precedente Apocalipsis (2004) smussa gli angoli al power/epic dal sapore maideniano che ne aveva contraddistinto gli esordi (a giudizio di chi scrive, i primi tre album della band - Medieval, Legendario e Tierras De Leyenda - sono insuperabili) per dirigersi verso sonorità influenzate anche dall’hard rock e dall’A.O.R., se vogliamo più melodiche e accessibili.
Ed è un peccato, perché non sempre questa formula funziona. A volte si ha l’impressione che la chitarra di Arturo abbia il silenziatore, che la voce di Angel non esploda e la potente sezione ritmica di Roberto (basso) e Inaki (batteria) si limiti ad un semplice accompagnamento.
Lo notiamo già dalla titletrack, posta ad aprire l’album, che nonostante un originale inizio con il cantato “a cappella”, si adagia presto sulle innocue coordinate dell’heavy melodico di ultima generazione, risultando un brano ben confezionato ma avaro di emozioni. Stessa sorte anche per la successiva Un Grito En El Aire, salvata da un bell’assolo ma piuttosto anonima, per il noioso mid tempo Otelo e Una Luz En La Oscuridad, incredibilmente prevedibile.
Paradossalmente (viste quelle che sembrerebbero le intenzioni evolutive dei nostri), i Tierra Santa danno il meglio proprio nei brani legati al discorso più heavy ed epico, concentrati nella parte centrale del disco. Parliamo di La Impureza De La Amistad, esaltante esempio di metallone maideniano, una song ricca di cavalcate chitarristiche e pregiata da un assolo enfatico, Si Tu Alma Has De Vender, altra gemma di metal barocco con un refrain irresistibile e la dolce semi-ballad Hoy Vivo Por Ti, melodica e di grande presa.
In coda, molto buona anche La Tentaciòn, track più veloce dove Angel mostra una certa versatilità modulando le vocals su di un territorio più “violento”, un po’ meno Nunca Te Alejes De Mi, song che vorrebbe risultare accattivante con il suo refrain più assimilabile, ma anche ripetitiva.
Il disco chiude con Himno A La Alegria, cover de L’Inno Alla Gioia ultimo movimento della nona di Beethoven, reso in modo decisamente scontato, con quattro arpeggi in croce che francamente lasciano perplessi.
Un disco non oggettivamente disastroso ma troppo pieno di alti e bassi, piacevole (ma niente di più) per chi già conosce e segue la band. Dai bardi spagnoli era lecito aspettarsi una prova migliore.