- Patrizio Izzo - voce
- Paolo Zinzi - chitarra
- Daniele Siscaro - chitarra
- Sandro Manicone - tastiera
- Marco Avallone - basso
- Daniele Flammini - batteria
1. Born From The Sky
2. Sail Away
3. Just A Dream
4. Crawl To Me
Thunderdome
Originari di Roma e nati nel 2002, i Thunderdome hanno rinnovato la line-up nel 2005, trovando la stabilità necessaria a realizzare il primo demo autoprodotto.
Costituita da quattro canzoni, la prima release omonima è un misto fra un canonico Heavy Metal di matrice Iron Maiden, reminescenze più legate al Power europeo degli anni Novanta e una sensibilità Progressive dilagante. Pertanto il genere presentato non è per nulla originale, soprattutto considerando che la scena italiana pullula di realtà simili ai Thunderdome. Nel demo autoprodotto si ritroveranno il riffing poderoso della band di Dickinson e veloci assoli di tastiera dal sapore Stratovarius, ma si potranno ammirare anche passaggi acustici che conferiranno un tratto di varietà alle composizioni.
Il problema fondamentale del demo è la registrazione, che mette bene in rilievo la tastiera dell’abile Sandro Manicone e la voce di Patrizio Izzo, ma è alquanto carente sia per la sezione ritmica di chitarre distorte, batteria e basso, come dimostra da subito l’opener Born From The Dark.
Il secondo pezzo, Sail Away, conserva dei toni più progressivi, ben espressi dalle chitarre clean, ma la struttura è alquanto confusionaria, soprattutto nei collegamenti tra un tema e l’altro; si distingue comunque per la sua voce determinata, in pieno stile Heavy/Power il bravo cantante Patrizio Izzo, che si erge efficacemente su una canzone che tende a riscoprire i meandri dei primi Angra.
Un approccio più da ballad Hard Rock è quello di Just A Dream, buona nel suo intreccio tra chitarre clean e pianoforte: sono questi i momenti in cui i Thunderdome danno il meglio di loro, presentandosi con una discreta quantità di idee valide e non scontate come i riffs Heavy/Power di Born From The Dark; Crawl To Me chiude il demo con la sua atmosfera soffusa, che si perde però troppo in fretta in una serie di riffs debitori della tradizione Edguy.
In definitiva, una prima prova discreta da parte dei romani Thunderdome, dotati di margini di crescita considerevoli ma ancora troppo connessi ad un sound pre-confezionato e poco personale. Se il carattere dei sei musicisti capitolini riuscisse ad emergere nelle pubblicazioni future, allora il riscontro sarà senz’altro ottimo. Oltre a questo aspetto, si consiglia alla band di adottare una veste grafica più accattivante, che possa proiettarli fuori dal panorama underground, trovando importanti contratti discografici.