Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Etichetta: 
Nuclear Blast
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Dave Peters - guitars
- Mark Choiniere - guitars
- Mark Mitchell - bass
- Lance Garvin - drums

Tracklist: 

:
01. The Scythe (3:56)
02. This Continuum (3:41)
03. Tombs (4:00)
04. The Blinding Light (6:08)
05. Widowed (5:46)
06. Headed South (5:16)
07. Serpent Noose (4:08)
08. Ouroboros Rising (4:20)
09. Skeleton Vanguard (4:20)
10. Pyre & Procession (4:02)
11. Black Vatican (3:18)
12. Burial At Sea (5:31)

Throwdown

Deathless

I Throwdown sono uno dei tanti enigmi irrisolti dell'attuale scena metal internazionale: sono anni, infatti, che, trascinandosi album dopo album, si portano addosso il pesante fardello di un interrogativo cui ancora non siamo riusciti a dare una risposta soddisfacente, ossia per quale motivo, dopo un inizio di carriera caratterizzato da feroci sonorità moshcore, si siano improvvisamente rivolti, ai tempi di Vendetta, ad un sound fortemente debitore della contemporanea esplosione della scena metalcore, quindi, all'epoca di Venom & Tears, verso una primitiva elaborazione del rinato groove metal. L'atteso passaggio alla Nuclear Blast ed il conseguente Deathless avrebbero dovuto fornirci la prova tangibile, intrinseca spiegazione al precedente questito, che le scelte stilistiche proposte non erano soltanto un modo, piuttosto squallido a dire il vero, per cavalcare in continuazione l'onda lunga di una qualche corrente in espansione, bensì il frutto maturo di un percorso artistico personale che riesca ad offrire loro una dimensione finalmente congeniale e del tutto riconoscibile.

Posto che, con tutta probabilità, tutto il precedente ragionamento non avrebbe mai avuto luogo qualora fossero rimasti, saggiamente potremmo dire, nell'alveo originario, la loro ultima fatica discografica non fa che confermare le difficoltà di una formazione cui manca sempre quel quid necessario per farle fare il definitivo salto di qualità: Deathless, infatti, nonostante si configuri alla perfezione nell'attuale movimento groove metal, si rivela album piuttosto fragile e velleitario, incapace di regalare quella scossa brutale eppure esaltante che tanto spesso riescono a produrre formazioni loro affini come i Lamb Of God del carismatico Randy Blythe e i Devildriver del funambolico Dez Fafara. Meno thrashy dei primi, meno velenosi dei secondi, gli Throwdown proseguono quanto inaugurato nel precedente Venom And Tears, album non perfettamente riuscito ma ugualmente abbastanza piacevole, rallentando considerevolmente i tempi e inserendo numerosi parti strumentali che vorrebbero dotarsi d'un carattere epico fortemente evocativo ma che, lungo andare, finiscono per rivelarsi piuttosto includenti e prevedibili, come nel caso della soporifera Widowed o della prolissa The Blinding Light.

Per la verità, questo settimo capitolo discografico ad opera della formazione californiana presenta ugualmente alcuni aspetti positivi, quasi tutti concentrati nella programmatica trilogia iniziale, in assoluto il momento migliore dell'intero platter: sia la meccanica The Scythe che la più groovy This Continuum, al pari della la cupa e cadenzata Tombs, presentano, secondo le proprie specificità. strutture ritmiche brucianti, vocals aggressive, cavernose e roboanti allo stesso tempo (la prova vocale di Dave Peters è forse l'aspetto più convincente dell'intero platter), dinamiche di tempi e volumi semplicemente devastanti, tutto esattamente secondo i canoni ereditati dai padri putativi che rispondono al nome di Pantera. Tuttavia, i maggiori problemi incombono all'atto dei chorus, mosci, scialbi, spesso e volentieri ripetitivi, talvolta persino fastidiosi, in due parole soltanto: dannatamente frustranti. Questo piccolo dettaglio, per nulla superfluo, tanto più nel caso di un genere che fa dell'esplosività più intraprendente la propria arma letale, si rivela sintomatico di una situazione ahinoi generale, esattamente come anticipato in precedenza: volendo rappresentare metaforicamente le sensazioni provate durante l'ascolto di questo Deathless, sembra quasi di trovarsi in trincea, afferrare una granata, tirarne la spoletta e prepararsi ad un botto che non arriva più, non arriva mai, mentre di lontano si odono le risa beffarde d'un nemico invisibile. Addirittura, capita che episodi piuttosto differenti dal contesto, accattivanti e sicuramente ben strutturati, vengano letteralmente affossati dal perenne problema di cui sopra: è il caso, imbarazzante, di un pezzo tremendamente oscuro come Serpent Noose, in cui riecheggiano avvolgenti sfumature sabbathiane, puntualmente massacrate da un chorus inadeguato, fors'anche maldestro. Non mancano chiaramente alcune eccezioni, come la galoppante Headed South o la rabbiosa Ouroboros Rising (nella quale, solo in parte naturalmente, par di sentire insoliti omaggi ai Mudvayne) o la melodica closer Burial At Sea, ma per ogni inaspettata luce ecco profilarsi all'orizzonte un'altra spaventosa ombra, come la riciclatissima Skeleton Vanguard, la riempitiva Pyre And Procession  o l'inutile Black Vatican.

Accade quindi, alla fine di tutto, di trovarsi di fronte ad un album psicologicamente massacrante: un lavoro ben al di sotto dell'elevatissime aspettative, mediocre nonostante le indubbie qualità tecniche della band, faticoso oltremodo in rapporto alla sostanziale accessibilità del suo genere d'appartenenza; difetto, quest'ultimo, assolutamente deleterio, che evidenzia una spaventosa carenza di idee e fors'anche di stimoli, perché non è ammissibile che un complesso come gli Throwdown, dopo un'intera carriera passata ad aggredire i palcoscenici di mezzo mondo, si ripresenti con una mollezza così asfissiante, con un senso di stanchezza così stagnante da trascinare persino l'ascoltatore più ottimista e volenteroso negli infiniti abissi della noia. Che Deathless sia, a tutti gli effetti, un inaccettabile passo falso, questo è assolutamente fuor di dubbio; tuttavia, la formazione statunitense dovrebbe, a questo punto, domandarsi davvero quale direzione artistica intraprendere, perché, alla luce di una prova scialba e deludente come quest'ultima, non è proprio possibile parlare soltanto di un errore di percorso: pare evidente che Deathless, nelle intenzioni discografiche della band, avrebbe dovuto essere l'approdo definitivo verso la terra promessa del groove metal, ma la missione è fallita, il dominio congiunto di Lamb Of God e Devildriver non è stato minimamente intaccato, logico ora dover rivedere i propri obiettivi, fissare nuovi orizzonti, procedere altrove. L'ennesimo interrogativo che proprio non ci voleva: dove?  

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente