- Christofer Johnsson - chitarra, tastiera
- Kristian Niemann - chitarra
- Johan Niemann - basso
- Petter Karlsson - batteria
CD 1:
1. Der Mitternachtlowe (05:38)
2. The Gothic Kabbalah (04:32)
3. The Perrennial Sophia (04:53)
4. Wisdom And The Cage (05:13)
5. Son Of The Staves Of Time (05:10)
6. Tuna 1613 (04:21)
7. Trul (05:11)
8. Close Up The Streams (03:55)
CD 2:
1. Wand Of Abaris (05:50)
2. Three Treasures (05:30)
3. The Path To Arcady (03:53)
4. TOF - The Trinity (06:17)
5. Chain Of Minerva (05:28)
6. The Falling Stone (04:50)
7. Adulruna Rediviva (14:36)
Gothic Kabbalah
Sono passati tre anni dalla pubblicazione del doppio album Lemuria/Sirius B e un solo anno da quella del DVD Celebrations Of Becoming, ma i Therion sono sempre vivi ed attivi nella scena Metal sinfonico internazionale. Christopher Johnsson, mente e chitarrista della band, con Gothic Kabbalah raggiunge un altro traguardo per la sua evoluzione musicale, senza però discostarsi completamente dal passato: certamente la band svedese non punta più a riscoprire le divinità e i miti nordici di Secret Of The Runes, ma permane quell’alone di mistero anche in un album legato al mondo orientale. Gothic sinfonico e Folk tipicamente medio-orientale si fondono nel solito genere operistico che contraddistingue il sound della band da più di dieci anni.
Gothic Kabbalah, composto da due cd, accoglie al suo interno diversi guests alle voci, come Mats Leven, Snowy Shaw, Katarina Lija e Hannah Holgersson, che tessono linee vocali impeccabili e che garantiscono l’usuale approccio operistico all’album: esso si avvia con Mitternacht Lowe e la title-track, non molto convincenti, poiché scontati nella loro forma, sebbene intervengano diversi elementi Folk che arricchiscono la composizione. Di gran lunga più valida è The Perennial Sophia, un mid-tempo votato all’atmosfera e provvisto di sezioni di tastiera innovative per il sound Therion.
Tuttavia, più l’album scorre più si comprende che il quartetto svedese non abbia così tante idee come preannunciato: The Wisdom And The Cage è un episodio più aggressivo, strutturato ottimamente ma pesante da sopportare in tutta la sua lunghezza, mentre Son Of The Staves Of Time al contrario riesce a coinvolgere nonostante la sua ripetitività.
Le tastiere sono rimaste pressoché immutate dagli altri album, mentre l’approccio della batteria si è fatto più elaborato e variegato, adattandosi meglio al contesto mistico dell’undicesimo album di studio dei Therion.
E se il binomio Tuna 1613 - Trul costituirà un capitolo incisivo ed impetuoso, parecchio influenzato dall’Heavy/Power di stampo europeo, Close Up The Streams chiuderà il primo disco in modo altrettanto inefficace, perché estremamente superficiale e monotono.
Three Treasures apre la seconda parte di Gothic Kabbalah con le sue note distese, seguita da vicino da The Path To Arcady e Chain Of Minerva, prive di mordente e abbastanza simili l’una all’altra.
Vengono poi delineate tracce che non disdegnano aspetti più Power, come T.O.F. - The Trinity e The Falling Stone, o un ritorno ai timbri totalmente operistici e sinfonici dei precedenti full-lenghts (la valida The Wand Of Abaris).
In definitiva, Gothic Kabbalah ha diversi lati positivi che permettono al disco di prendere un avvio discreto e a non cadere nella più completa banalità: tuttavia, queste idee sono relativamente scarse poiché i Therion sembrano essere arrivati all’apice della loro carriera già da tempo e sembrano aver intrapreso una caduta rispetto a capolavori del passato come Theli e Vovin.
Le voci e la produzione sono sempre ottimi, ma musicalmente a Gothic Kabbalah manca qualcosa, che forse i Therion hanno saputo inserire in altre realizzazioni precedenti.