Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Gravenimage
Etichetta: 
AFM Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Nell Sigland - voce
- Raymon Istvan Rohonyi - voce
- Frank Claussen - chitarra
- Vegard K.Thorsen - chitarra
- Lorentz Aspen - tastiera
- Hein Frode Hansen - batteria

Tracklist: 

1. Storm
2. Silence
3. Ashes and Dreams
4. Voices
5. Fade
6. Begin & End
7. Senseless
8. Exile
9. Disintegration
10. Debris

Theatre of Tragedy

Storm

Tornano i Theatre of Tragedy. I più nostalgici (la maggioranza, a parere di chi scrive) li hanno abbandonati da tempo. Se non dal sognante e già intriso di elettronica Aegis, almeno dal successivo Musique. Ma i nostri sono caparbi: ai vecchi fan non sta bene il loro mix di elettronica e goth? Non importa, loro tirano avanti. E questo deve essere subito chiaro a chi sognava un ritorno alle sonorità gothic-doom degli esordi. Non si facciano ingannare dal colore scuro della copertina di Storm o dai titoli meno “robotici” di quelli dei capitoli precedenti, non c’è niente da fare. Dunque una riconferma del nuovo, se ormai si può chiamare così, corso “elettro-metal” assunto dalla band norvegese, senza cambiamenti degni di nota né in avanti né all’indietro.

Ben più importante è il cambiamento all’interno della line-up, che vede l’ingresso di Nell Sigland a sostituzione di Liv Kristine. La new entry prima militava nei The Crest, una band gothic metal, ed è curioso come il background sia lo stesso della soave Liv. Ma non appare certo casuale la scelta fatta da parte degli altri membri del gruppo: in effetti le voci delle due, pur con le ovvie differenze riscontrabili, sono assai simili. Ad ogni modo, Nell è brava, e sostituisce degnamente chi l’ha preceduta. Fin li nessuna perplessità. E’ fondamentale valutare le cose senza farsi prendere dalla nostalgia per “i bei vecchi tempi andati”.
Ma anche così, i Theatre Of Tragedy hanno fatto un “quasi” buco nell’acqua. Storm perde molta di quella carica che aveva Musique, e si attesta su una certa piattezza, che regna sovrana lungo tutte le dieci tracce presenti. Se prima la band poteva vantare uno stile bizzarro, ma se non altro personale, ora l’adesione a registri sempre più smaccatamente ruffiani di stampo gothic rock e di facile ascolto si fa’ fortissima. Non che all’ascolto dispiaccia, anzi, le tracce sono gradevoli, dotate di bei ritornelli, forti una produzione notevole, con quel sempre eccezionale lavoro di pianoforte e batteria (questa sì che è una costante) su cui nulla si può obiettare. Ma a metà album si comincia a sentire una certa insofferenza, si ha un fastidioso senso di deja vu, con l’impressione di aver già sentito le note di quel ritornello, e via dicendo.

E la simpatica trovata di inserire nel promo tutte le canzoni mixate tra di loro senza soluzione di continuità, non fa’, disgraziatamente, che far arrivare meglio la ripetitività del song-writing alle orecchie. Poco emerge da quel mare senza onde che è Storm: meritano forse un plauso la terza Ashes And Dreams, che ricorda le sonorità di Aegis e possiede un andamento finalmente non scontato, e la conclusiva Debris. Si può parlare insomma di un passo falso per la band, che non riesce come in passato a entusiasmare il suo pubblico.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente