- Louie Clemete - Batteria
- Eric Peterson - Chitarra ritmica
- Greg Christian - Bass
- Alex Skolnick - Chitarra solista
- Chuck Billy - Voce
1. Eerie Inhabitants 05:05
2. The New Order 04:27
3. Trial By Fire 04:15
4. Into The Pit 02:46
5. Hypnosis 02:05
6. Disciples of The Watch 05:06
7. The Preacher 03:38
8. Nobody`s Fault (Aerosmith cover) 03:56
9. A Day of Reckoning 04:00
10. Musical Death (A Dirge) 04:03
The New Order
Seconda, fenomenale fatica discografica dei Testament, questo The New Order rappresenta uno dei migliori prodotti che la fucina Thrash Metal della Bay Area riuscì a produrre nella seconda metà degli anni '80. Infatti dopo il debutto incredibile avvenuto con The Legacy, il five-piece statunitense si presenta al pubblico con un disco meno grezzo e acido, più ragionato e melodico, dove la voce del già allora imponente Chuk Billy incomincia ad acquisire quello spessore che lo contraddistingue, mantenedo allo stesso tempo una pulizia che gli permette di variare all'interno degli intrecci chitarristi della coppia delle meraviglie Peterson/Skolnick.
Grazie sicuramente alla maggiore esperienza derivata dal succeso dell'album precedente, il gruppo di San Francisco confeziona un piccolo gioiello di cattiveria in tipico stile californiano, arrichendo il proprio sound con alcune trovate melodiche che permettono ad alcune tracce di The New Order di essere un must dal vivo. E' doveroso anche ricordare come l'apporto di un bassista di chiara bravura come Greg Christian sia fondamentale e capace, coprendo le carenze di Clemente, di creare un tappetico ritmico incredibile.
L'apertura del disco è lasciata a due tracce che subito mettono le cose in chiaro: Eerie Inhabitants e The New Order, simili nella composizione, rappresentano il biglietto da visita dei Testament targati '88. Le sonorità si fanno più oscure e le melodie arabeggianti di Peterson (da sempre primo compositore ) affiancano perfettamente le tipiche ritmiche Thrash e i cori potenti che hanno fatto la storia del genere. Sempre rimanendo in temo di oscurità dei riff, ecco spuntare Trial By Fire che dopo un'intro incredibilmente bella, stupisce nel suo sviluppo: basso in primo piano, Billy lasciato libero di sprigionare tutta la potenza delle sue corde vocali e chitarroni belli potenti come perfetto accompagnamento. Sicuramente una delle tracce migliori. Into The Pit colpisce poi dritta in faccia, con il suo riff al vetriolo e il suo ritornello tremendamente coinvolgente. Questa canzone può essere senza ombra di dubbio presa ad esempio (insieme a poche altre) come prototipo del pezzo thrash per definizione.
Brusca frenata grazie alla strumentale Hypnosis: le chitarre dei due axe-man creano melodie lontane e ammantate di mistero, geniali e malate, che perfettamente diventano preludio di un altro pezzo storico del combo californiano, quella Disciples Of the Watch che chiude ogni concerto dei Nostri. Non c'è bisogno di dire che, quindi, sia una delle tracce migliori di sempre, incredibilmente potente grazie al suo ritornello, impreziosita dal piccola assolo di basso di Greg Christian e da una costruzione pressochè perfetta. Ancora una volta i Testament dimostrano che poche persone sono capaci di suonare Thrash Metal a certi livelli. Però questo disco non ci lascia nemmeno un attimo di respiro. Fantastico vedere come The New Order sia un concentrato di capolavori: perchè non paghi di tutto il ben di Dio che ci è stato donato prima, ecco ad accoglierci The Preacher, un'altro di quei pezzi che senza troppi problemi rientrano nella lista delle 101 canzoni Thrash di sempre.
Con Nobody's Fault lo stacco è forte: i Nostri si allontanano in buona parte dal loro tipico sound, per vestire i panni (improbabili) di moderni glamster. Perchè infatti si tratta della cover di un pezzo degli Aerosmith. Insomma una song molto melodica soprattutto nelle linee vocali, con molti assoli e ritmiche più hard-rockeggianti. Comunque un'ottima prova anche questa volta. L'ultima parte dell'album è affidata a A Day Of Reckoning, grazie a cui si ritorna ad una composizione propriamente Thrash, come molte spesso accade una summa di quello che si è proposto nel disco, con cori potenti e facilmente memorizzabili, riff cattivi e aggressivi e un Chuck Billy sempre in primo piano; e a conclusione un'altra strumentale,Musical Death (A Dirge), bellisima per le trovate di quel piccolo genio di Alex Skolnick e gli inserti dell'incredibile Peterson.
Che cosa dire ancora riguardo a questo album? Che sicuramente è sopra ogni media nel suo campo, che la sua importanza vale per tutto il metal, che alcune tracce anche dopo più di quindici anni hanno ancora la stessa potenza di una volta, che questo rimane probabilmente il miglior disco di sempre dei Testament, capace di unire svariati elementi in un mix perfetto. Consigliato a tutti, nessuno escluso. E ovviamente per gi amanti del genere, un acquisto obbligato.