Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

Chuck Billy - Voce
Eric Peterson - Chitarra
Alex Skolnick - Chitarra
Greg Christian - Basso
Paul Bostaph - Batteria

Tracklist: 

1.For the Glory of
2.More than Meets the Eye
3.The Evil has Landed
4.Formation of Damnation
5.Dangers of the Faithless
6.The Persecuted Won't Forget
7.Henchman Ride
8.Killing Season
9.Afterlife
10.F.E.A.R.
11.Leave Me Forever

Testament

The Formation of Damnation

Nove anni. Tanti ne sono passati dall'ultima pubblicazione di materiale originale dei Testament. La band simbolo del thrash bay-area, infatti, era rimasta ferma al 1999 e a quel grandioso album che era The Gathering, prima degli infiniti cambi di line-up e soprattutto del tumore al cervello che colpì Chuck Billy all'inizi del nuovo millennio e che spaventò non poco tutti i fan dei cinque di San Francisco.

E i nostri non potevano che ritornare con un disco quasi all'opposto, sia musicalmente che filosoficamente, del proprio predecessore. Ormai quasi tutti eravamo abituati al nuovo corso targato Testament, sempre più sposato verso lidi estremi e death metal in buona parte a causa della voce di Chuck Billy, abbassatasi di diverse ottave e vicina ad un classico growl, e a causa delle esperienze della vera e propria mente del gruppo, Eric Peterson, che con il suo side-project Dragonlord aveva dimostrato un avvicinamento al black metal.
Bene, con The Formation Of Damnation assistiamo ad un sostanziale salto all'indietro. Esattamente un salto al 1994, anno di uscita di Low, un disco da troppi forse un pò sottovalutato. Lì si ritrovano le basi del suond moderno dei Testament, che abbandonando le sonorità più classicamente thrash si lanciarono in una ricerca più votata alla pesantezza ritmica e in generale ad una versione extreme della propria musica.

D'altronde gli elementi per un ritorno al passato c'erano tutti, ad incominciare dalla riproposizione della formazione quasi originale con Greg Christian ancora alle quattro corde e il geniale Alex Skolnick di ritorno dalla sua decennale avventura di chitarrista jazz, per arrivare alla conferma del signor Paul Bostaph alla batteria (uno che thrash lo suona fin da prima di imparare a parlare). Inoltre la ritrovata voce del buon Chuck, cosa che gli permette di mantenere linee vocali pulite dall'inizio alla fine dell'album, ha chiuso il cerchio e portato alla pubblicazione di questo fantastico disco dopo anni di gestazione.

La caratteristica che più contraddistingue The Formation Of Damnation è proprio il suo spirito 100% thrash, ripulito in parte dalle frange più tipicamente death e che prende come riferimento gli esperimenti di inizio anni '90, il periodo del canto del cigno del genere come lo si conosceva. Quindi il suono è sempre oscuro e pesante (qui un plauso va alla produzione perfetta targata Nuclear Blast), con soluzioni spesso fortemente groove e ritmate, ma ritroviamo una scelta melodica d'altri tempi e una struttura meno "in your face", più ragionata e dove i riff si incastrano alla perfezione.
A questo si aggiunge una freschezza che guarda a tutto ciò che è thrash nel nuovo millennio.

L'album racchiude così tutti questi elementi in una distribuzione equilibrata. L'opener More Than Meets The Eye e la seguente The Evil Has Landed ricordano moltissimo Low (a dir la verità la seconda sembra uscita direttamente da quel disco) presentandoci i Testament nella loro nuova veste, The Formation Of Damnation e Henchman Ride si rifanno più al recente passato di The Gathering, Killing Season, Afterlife e F.E.A.R. si distinguono per un piacevole susseguirsi di potenza, velocità e groove nel tipico stile della band. C'è spazio anche per alcuni piccoli esperimenti che spostano il genere più su un generale metal moderno come Danger Of The Faithless e la conclusiva Leave Me Forever. Ma di sicuro la migliore del lotto è la stupenda The Persecuted Won't Forget: qui si trova tutto, dalla velocità al classico quattro quarti thrash spacca collo ai break più moderni; si tratta della canzone più legata ad un tipico sound bay-area con alto grado di coinvolgimento tant'è che vorremmo non finisse mai. Ottima sotto tutti i punti di vista.

The Formation Of Damnation mette molta carne al fuoco e di conseguenza per apprezzarlo appieno necessita di un paio di ascolti. Non è un pugno in faccia come fu The Gathering e neppure un disco dai refrain heavy come ai tempi era The New Order; assomiglia moltissimo a Low e per questo è meno diretto e più strutturato. Ma esattamente come succede quando si gusta un pranzo ricco e dai sapori importanti, alla fine ci si sente soddisfatti e più sazi.
L'album trasmette questo tipo di sensazioni ed è quindi scontato l'acquisto per tutti gli amanti del thrash metal.

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