Forme Naturali
Band tutta italiana proveniente da Foligno, il cui nome ricorda una vecchia canzone di Ferradini, presenta il proprio secondo full-length prodotto e registrato da Load up records, etichetta della Red House Recordings.
La maturità di certo non manca a questi cinque ragazzi che hanno già avuto numerose esperienze sia in studio che dal vivo, anche su palchi importanti come quelli di Rock tv, Roxy bar e Jack Daniel’s tour. Di sicuro la loro intenzione è quella di creare un prodotto commerciale sia nei suoni che nella struttura delle canzoni, intento che ai puristi, o meglio ai fervidi sostenitori dell’underground, potrebbe far storcere il naso.
Eppure già dal primo ascolto di Forme Naturali dei Teorema, si potrà trovare un lavoro completo e pronto ad affrontare il marasma di gruppi pop che intasano le radio e la televisione. Punto di forza di questo quintetto è proprio la capacità di fondere la grande tradizione musicale italiana con sonorità più moderne, facendo il verso in un certo senso a gruppi come Afterhours, Subsonica, e anche i nuovi Marlene Kuntz.
Incipit dell’album è Canzone Della Fine, brano quasi sanremese almeno per quanto riguarda la melodia vocale e la metrica scelta da Martin (il cantante), sostenuto però da una base ritmica tutt’altro che pop. Particolare attenzione merita la batteria di Alessandro, elemento che conferisce grande qualità ai brani, anche quelli aventi una struttura molto semplice.
Come Eravamo Stupidi, seconda traccia, è figlia dei Subsonica: in questo caso però è la voce a prendere le distanze dallo standard imposto dalla band torinese poiché Martin conferisce al pezzo una rabbia tipica di gruppi di altri generi, rendendo questa volta lui stesso il brano molto interessante.
Anche la scaletta sembra studiata a tavolino, ed ecco che la terza scelta (Perdo Gravità) è la tipica ballata: questa volta a stupire è il tema trattato, l’anoressia, vista non con pietà o con amore ma quasi con disprezzo. I toni melodiosi della canzone s’incastrano perfettamente con le parole, un paradosso che però ha senso.
L’album continua a suonare e il gruppo sembra guadagnare libertà nella scelta dei brani, che sembrano liberarsi dalle briglie di un discorso commerciale (obbligatorio quando si è prodotti come azienda da far fruttare in termini economici piuttosto che musicali). Ed infatti da Dea Fragile, sesta traccia del cd, la band convince anche dal punto di vista della personalità, dimostrando di avere un proprio suono. Il top poi lo raggiunge alla fine con le ultime due creazioni Tra i Denti e Come Ruggine, cinque minuti in tutto di liberatoria anarchia: il primo è un brano tiratissimo dal sapore Punk Hardcore dei Black Flag e Come Ruggine è una summa di chitarre Stoner miste ad una ritmica tipica dei Bluvertigo di Metallo Non Metallo.
Nel complesso è un lavoro ottimo, di quelli che non dispiacerebbe ascoltare in macchina, quando non si hanno cd, anche da parte di convinti rockettari d’elite.