- Marco Hietala - voce, basso
- Zachary Hietala - chitarra
- Pecu Kinnari - batteria
- Janne Tolsa - tastiera
- Tommi "Tuple" Salmela - cori, samples
1. Crows Fly Black
2. Traitor
3. Ashes To The Stars
4. Messenger Of Gods
5. Before The Skies Come Down
6. Tides
7. Bleeding Dust
8. You
9. Howl
10. Grey
Crows Fly Black
I Tarot dei fratelli Marco (militante nei Nightwish) e Zachary Hietala dal 1985 hanno dato prova delle loro abilità musicali attraverso sei full-lenghts, proponendo un Heavy Metal dai tratti oscuri e sinfonici, dotato di testi riguardanti fantasia e sofferenza. La band finlandese torna sulla scena con il settimo album di studio nel 2007, Crows Fly Black, firmando per la scuderia Nuclear Blast e tessendo uno stile che trova radici profonde nella tradizione degli Ottanta.
Le possenti chitarre trovano conferma durante l’intera lunghezza del disco, a partire dalla title-track che segna l’avvio con i suoi toni cupi, che richiamano la copertina e il titolo del lavoro; l’impatto della voce è altrettanto graffiante e poderoso e costituisce un buon esempio di come i Tarot riescano a ripercorrere gli stilemi dell’Heavy tradizionale in chiave contemporanea.
Traitor appare meno originale della precedente, poiché alle sonorità Heavy si affiancano cavalcate Power che non elevano sicuramente la traccia; le sezioni di tastiera riempiono con le loro sinfonie l’architettura di ogni brano, emergendo particolarmente nei ritornelli. Ashes To Ashes si prospetta come uno dei capitoli migliori dell’opera, poiché risente di certi spunti Progressive, sebbene possa apparire alla lunga abbastanza ripetitivo.
Non esaltano e non coinvolgono brani come Before The Skies Come Down e Tides, abbastanza scarni nella loro struttura e banali nel loro incedere; le chitarre spesso sembrano prive di variazioni e anche la voce perde espressività e determinazione in diverse zone.
Più votata alla melodia ma non eccezionale è il singolo You, balzato in ottime posizioni nelle classifiche scandinave, sebbene non rappresenti un pezzo così sorprendente come le primissime tracce di Crows Fly Black; la chitarra acustica di Howl costituisce un’alternativa allo stile poco variegato che prevale nello sviluppo dell’opera, mentre il registro tenebroso di Grey stregherà l’ascoltatore anche se per pochi minuti.
Concludendo, Crows Fly Black non raffigura un lavoro poco ricercato nel suo stile, quanto un disco ben prodotto e ragionato nelle sue parti: il problema principale è la mancanza di personalità da parte dei Tarot che non hanno mutato né il song-writing né il proprio genere dai precedenti dischi come Suffer Our Pleasures.
Il contesto oscuro del cd può essere considerato un elemento a favore della musica dei fratelli Hietala e compagni, ma questo non è sufficiente a rendere Crows Fly Black un full-lenght trascinante o innovativo. Ne consigliamo pertanto l’ascolto solo ai cultori dell’Heavy che non disdegnano espressioni più legate al Power e un feeling giocato sulla contrapposizione tra melodia e buio.