- Mark Hollis - vocals, guitar
- Lee Harris - drums
- Paul Webb - bass guitar
- Tim Friese Greene - keyboards
Guests:
- Phil Ramocon - piano
- Morris Pert - percussions
- Henry Lowther - trumpet
- Ian Curnow - keyboards
- Robbie McIntosh - guitar
1. Dum Dum Girl
2. Such a Shame
3. Renée
4. It's My Life
5. Tomorrow Started
6. The Last Time
7. Call in the Night Boy
8. Does Caroline Know?
9. It's You
It's My Life
Dopo la dipartita di Thurston, i Talk Talk sembrano avvertire un nuovo impulso, catalizzato dall'incontro con Tim Friese-Greene che rimpiazza Simon Brenner alle tastiere e lavora anche come produttore per il loro nuovo disco.
La formazione con queste premesse compone così It's My Life: è un disco più certosino e avvolgente negli arrangiamenti, con interessanti intrecci tastieristici che si dipanano in giochi melodici schietti, solari, catchy, oppure in costruzioni più soffuse e malinconiche, certo portandosi ancora frai bagagli qualche cliché del genere ereditato dal predecessore, ma sempre mostrando un'accresciuta solidità compositiva che li porta a distinguersi dagli altri gruppi synth pop del periodo. Fra i componenti del gruppo si nota soprattutto la crescita del binomio Hollis/Webb: Mark è più coinvolgente nel canto come anche più unitario nelle composizioni, Paul invece rende più partecipe il suo basso (stilisticamente in linea con le tendenze funk e disco dell'epoca, ma inserendosi alla perfezione nell'economia dei brani)
In apertura vengono posti immediatamente alcuni dei singoli.
Il primo brano è Dum Dum Girl (dalla quale prenderanno nome le Dum Dum Girls), giocosa e suadente, seguita da Such a Schame, più notturna e intrigante, con bassi penetranti ad accompagnare sintetizzatori pop alternati a refrain quasi cocktail/lounge. Sono, come anticipato, due dei singoli dell'album, e riscossero notevole successo soprattutto in Italia. Il secondo, in particolare, coinvolge con le sue linee vocali trascinanti.
Renee è un pezzo malinconico, evocativo e sognante, una toccante lovesong da raffinato club serale con piacevoli distensioni quasi minimali.
Veniamo ora alla titletrack, il primo singolo lanciato dal disco. E' forse ancora troppo debitore delle ingenuità stilistiche tipiche dell'esplosione synth pop di questo periodo, con qualche linea melodica eccessivamente prevedibile, ma la voce di Hollis svetta mescolando malinconia ed orecchiabilità. Il singolo fu in ogni caso di notevole successo, in particolar modo in Italia che sembra in questi anni essersi innamorata del gruppo.
Si ritorna sulle tonalità di Renee con Tomorrow Started, che aggiunge giusto qualche tromba e spunti un po' più passionali per enfatizzare il tutto e renderlo più emozionante, a parte qualche lieve rischio di monotonia comunque mitigato dal presentare pregevoli melodie e contrappunti sonori di classe.
The Last Time e Call in the Night Boy sono i classico pezzi synth pop con bassi intermittenti, inframezzamenti acustici e tastiere ad alternare fraseggi tendenzialmente onirici o modulazioni di samples, un po' troppo banali anche se non da buttare.
Cerca di variare un po' la proposta Does Caroline Know, con qualche percussione esotica e spunti più funky, ma senza incidere particolarmente.
Infine la piacevole ma non troppo It's You, in linea con i binari del disco senza aggiungervi nulla, solo mostrando l'intensa interpretazione vocale di Hollis (quasi antemico il chorus, con chords distorti un po' banalotti sovrastati dalla sua carismatica voce) e gli accattivanti synths.
Si tratta di un passo avanti significativo della formazione, che cerca di ergersi da tutto il filone new romantic e dai più comuni gruppi synth pop.
Probabilmente superiore anche ai primi album dei Depeche Mode di questo periodo, It's My Life non raggiunge comunque il successo di pubblico sperato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, divenendo però un successone nel resto d'Europa dove è costantemente nelle prime posizioni delle chart.