Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Vieri Sturlini
Genere: 
Etichetta: 
Overcoat Recordings
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Glen Hansard - voce, chitarra
- Marketa Irglova - voce, pianoforte
- Maria Tuhkanen - violoncello, violino
- Bertrand Galen -  violoncello, violino


Tracklist: 


1. This Low
2. Sleeping
3. Falling Slowly
4. Drown Out
5. Lies
6. When Your Mind's Made Up
7. The Swell Season
8. Leave
9. The Moon
10. Alone Apart

Swell Season, The

The Swell Season

Compendio imprescindibile per la totale comprensione del film “Once”, dell'idea che c'è dietro e dei personaggi che lo popolano, The Swell Season è anche il nome dell'album di esordio della band omonima e progetto parallelo di Glen Hansard, già frontman dei Frames.

Il duo ceco-irlandese, nel quale milita anche Marketa Irglova (musicista/attrice resa celebre dal suo debutto musicale e cinematografico di Once, appunto), fonde in sé l'anima più melodica e melanconica dei Frames con una inclinazione acustica fortemente accentuata. The Swell Season è di fatto un duo, dove gli strumenti sono in sostanza due (una chitarra e un pianoforte) e dove ogni altro contributo, comprese eventuali percussioni, è da considerarsi esterno.

È un album delicato, The Swell Season, un album che con la sua essenzialità riesce perfettamente a trasmettere le intenzioni dei due artisti. Il protagonista indiscusso dell'intero disco è e rimane comunque Glen Hansard, che con la sua irruenza vocale relega la flebile voce della Irglova ad un mero ruolo di sostegno, affidandole ruoli armonici - di tutto rispetto, s'intende - ma di poco incisivi, se non in casi isolati.

Quattro delle dieci tracce presenti in questo disco saranno già note ai più proprio per aver costituito parte integrante della colonna sonora di Once. Ed è probabilmente per questo che queste si rivelano essere le più efficaci.
Falling Slowly, la canzone che è valsa l'Oscar al film, si ripresenta in questo disco in una versione un po' più ordinata e composta e per così dire discografica, forse non la migliore delle versioni conosciute (che con quella un po' rockeggiante di The Cost dei Frames e quella della colonna sonora originale del film sono almeno tre). Ennesimo e non richiesto esempio, oserei dire, di grande capacità e sensibilità artistiche di Hansard, che con tre note ha sostanzialmente composto un miracolo.
Capolavoro indiscusso del disco è probabilmente la straordinaria Leave, canzone alla quale nel film non è stata assolutamente resa giustizia. Canzone d'amore e di dolore, che oltre a dire moltissimo sulle probabili mazzate sentimentali subite dal povero Glen, pare proporre una sequenza di immagini scolorite di un male indefinibile, rassegnato, eppure rabbioso e vivo.
La vera prova del nove per sincerarsi di avere un cuore, comunque, è rappresentata dalla struggente Lies, dove (qui sì) il contributo della Irglova è determinante.
Episodi minori quelli di tracce come This Low, canzoni in cui questa forte dimensione emotiva pare mancare per lasciare spazio ad una leggerezza che strizza l'occhio a Nick Drake (Drown Out) e dove si sente la mancanza di ciccia, per così dire. Stesso discorso per The Moon, canzone che sembra partire con le migliori intenzioni ma che alla fine non accade mai, e dove il coro finale della Irglova suona proprio male. D'altra parte quando non è la “prepotenza” di Hansard a prevalere ciò che rimane lascia un senso di già sentito in altri autori come Bonnie Prince Billy o Gravenhurst. E non è per forza un male. Non per tutti, almeno.

In conclusione potremmo dire che questo The Swell Season è un buon album d'esordio sebbene non eccellente. Troppi alti e bassi, troppa disomogeneità tra le canzoni, troppa alternanza tra pezzi fortemente di sostanza e altri che sembrano fungere da riempitivo. Prevedibile conseguenza del fatto che se alcune delle canzoni qui presenti sono state scritte probabilmente per esigenze per così dire “di regia”, altre sono state scritte apposta per l'inevitabile incombenza discografica conseguente al successo di botteghino di Once e all'Oscar vinto con Falling Slowly. Un buon debutto che lascia l'impressione che quel che di potenziale che traspare ascoltando le canzoni sia esclusivamente di Glen Hansard, delle cui doti, però, non abbiamo mai dubitato.

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