Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Jagjaguwar/Promorama
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Daniel Bejar
- Spencer Krug
- Carey Mercer


Tracklist: 

:
1. Widow’s Walk
2. Nubile Days
3. City Calls
4. A Venue Called Rubella
5. All Fires
6. The partisan But He’s Got To Know
7. The Freedom
8. Petersburg, Liberty Theater, 1914
9. The Pollenated Girls
10. Bluebird
11. Pleasure Vessels
12. Are You Swimming In Her Pools?
13. Shooting Rockets

Swan Lake

Beast Moans

A giudicare dai tratti quasi impressionisti della copertina si potrebbe anche pensare a uno di quei dischi indie/wave originali che fioriscano in grandi quantità tra Inghilterra e Stati Uniti. Ma questa volta le nostre speranze vengono deluse e gli Swan Lake realizzano un album d’esordio seriamente privo di idee. La scarsità di originalità è ovviamente un elemento che acquisisce un peso straordinario quando escono ogni anno per questo genere così tante produzioni d’alto livello. La sensazione dunque che il trio canadese giri attorno a un obbiettivo stilistico, senza mai raggiungerlo in modo efficace, è forte e ineluttabile. Per di più si tratta di tredici brani che appesantiscono l’ascoltatore, con un mood che si prolunga per quarantotto minuti su toni trascinati faticosamente, dalla modalità malinconica, ma poco diretta. Oltretutto l’aspetto prettamente del songwriting è poco curato e i brani risultano pertanto poco coesi, se non addirittura piuttosto dispersivi. Lasciando da parte gli aspetti tecnico-musicali, si possono apprezzare invece i colori lirici che emergono particolarmente suggestivi e ammalianti.

Vengono evocate situazioni a metà tra l’onirico e il reale; tra le più efficaci e ricche di immagini romantiche si differenziano City Calls, The Freedom e Shooting Rockets. Sono testi molto approfonditi, lunghi e densi. I brani che però risultano meglio strutturati e che innalzano il livello dell’album sono il blocco centrale All Fires più The Pollenated Girl , per i loro arrangiamenti strumentali molto delicati e fini e The partisan But He’s Got To Know più Pleasure Vessels. Queste tracks sono caratterizzate in certi punti da parti ritmiche ( e negli arpeggi cristallini di chitarre) addirittura dark-punk, che spezzano un minimo la monotonia endemica del disco. Ulteriori capitoli positivi sono l’ottava Petersburg, Liberty Theater, 1914 e Bluebird (questa è alleggerita anche da un vocal più eclettico, meno opprimente) che suggeriscono rivolti e soluzioni di riffing più inedite e sicuramente di maggior effetto. Detto ciò Beast Moans rimane un disco anonimo che ogni tanto tocca livelli quasi discreti, ma che nella sostanza richiede una decisiva revisione da parte dei tre waver canadesi.

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