Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Southern Lord
Anno: 
2006
Line-Up: 

Sunn O)))
- Greg Anderson – Chitarra, Basso, Moog
- Stephen O’Malley – Chitarra, Piano, Korg

Boris
- Atsuo – Batteria, Percussioni
- Wata – Chitarra
- Takeshi – Chitarra, Basso

Ospiti, Sessions e Collaboratori
- Joe Preston
- Bill Herzog
- Adrienne Davies
- Jesse Sykes
- Phil Wandscher
- Steve Moore
- TOS Nieuwenhuizen
- Troy Swanson
- Randall Dunn
- Mell Dettmer
- Kim Thayil
- Rex Ritter


 

Tracklist: 

1. Etna
2. N.L.T.
3. The Sinking Belle (Blue Sheep)
4. Akuma No Kuma
5. Fried Eagle Mind
6. Blood Swamp

Sunn O))) and Boris

Altar

Ad un anno di distanza dal malvagio e disturbante “Black One” , tornano a pubblicare un full-lenght i Sunn O))), celeberrimi alfieri del Drone più malato e sperimentale: come altre volte in passato, il duo americano Anderson-O’Malley cerca di enfatizzare le proprie capacità unendo al proprio talento quello di validissimi collaboratori. E’ così che per la registrazione di “Altar” vediamo unirsi ai Sunn O))) i Boris, cult-band proveniente dalla terra del Sol Levante e dotata di gran classe: per chi non li conoscesse, sono un trio capace negli anni di proporre dischi nettamente differenti tra loro, spaziando fra Drone, Rock, Metal e Ambient.

Dall’unione di questi due acts relativamente ‘giovani’ e nel pieno della loro parabola artistica nasce appunto questo disco, da considerarsi come una sperimentazione congiunta e non come uno split-album vero e proprio: i due progetti infatti non rimangono separati ma si fondono assieme; il neonato disco non risulta però semplicemente la somma delle caratteristiche dei due progetti, ma porta idee nuove ed inaspettate per entrambi– non tutte sono focalizzate a dovere, ma di carne al fuoco ce n’è davvero tanta, per cui andiamo a vedere cosa questo inedito connubio sperimentale ci porge sopra “l’Altare”.

Ad aprire il disco è una traccia non particolarmente innovativa, ma dalla bellezza abbagliante: “Etna” è uno dei pezzi più ispirati e coinvolgenti che questo anomalo genere possa offrire, e l’ostinata ed asciutta batteria di Atsuo dona una dimensione molto più terrena e realistica alla nebbiosa sequenza di accordi e riverberi delle chitarre di Greg e Stephen che, pesantemente, costruiscono un sound plumbeo e nebbioso, descrivendo un’attesa di indicibile terrore: sarà la chitarra della ‘vulcanica’ (visto che siamo in tema…) Wada a rendere poi ‘fisica’ la minaccia, con i suoi echi distorti e acutissimi a sovrastare il brullo paesaggio.

“N.L.T.” è un episodio minore e sinceramente trascurabile (una traccia a metà tra il Drone dei due gruppi e un Dark Ambient dalle tinte Industrial che ci è stato proposto durante gli anni ’90 da etichette quali la Cold Meat Industry), mentre a essere veramente sconvolgente è la traccia in terza posizione: “The Sinking Belle (Blue Sheep)” sembra infatti tutto, tranne che un brano dei Sunn O))). Un arpeggio di chitarra disteso, liquido, lisergico fa da sfondo alla delicata e stanca voce pulita dell’ospite Jesse Sykes – siamo lontani miliardi di miglia dagli urli soffocati e laceranti con cui Malefic e i Sunn ci avevano angosciato un anno fa. Delicati schizzi di pianoforte e una batteria lentissima ma dal suono attutito e rassicurante completano il quadro, per un brano che mostra un anti-climax fatto di avvolgenti melodie (quasi Post-Rock…) in un ambito spesso considerato anti-melodico e troppo rumorista.

Altrettanto valida e spiazzante la seguente “Akuma No Kuma”, aperta da basse vibrazioni tipicamente Drone, ma capace di trovare spunti di notevole interesse per l’ascoltatore grazie all’inusuale utilizzo di un vocoder da parte di Joe Preston (ex membro di Melvins e Earth) e ai potenti inserti di fiati, reali e sintetizzati: ancora una volta fondamentale è l’apporto percussivo dei gong e dei piatti di Atsuo, vero maestro nel costruire un accompagnamento che pare semplice ma che in realtà è il vero fulcro del brano, tenendo abilmente al massimo l’attenzione di chi ascolta per tutti e 8 i minuti del brano: tutto ciò, per il terzo e ultimo centro pieno dell’album.
Segue la tenebrosa e buona “Fried Eagle Mind” (per certi aspetti vicina alle sperimentazioni di “White One”), inizialmente una via di mezzo tra le intuizioni melodiche di “Sinking Belle” e la pura atmosfera di “N.L.T.”, salvo poi scegliere una direzione più vicina ad “Etna”: tuttavia, il quinto capitolo di “Altar” non gode della grande potenza espressiva dell’opener, per via della mancanza della batteria; per concludere, la sesta “Blood Swamp” è sì un buon pezzo, ma non dice assolutamente nulla di nuovo, ripetendo la formula del Drone-Doom fortemente atmosferico di cui i Sunn sono ormai maestri, e in cui l’apporto dei Boris risulta meno incisivo.

Indiscutibilmente Boris e Sunn hanno tirato fuori un prodotto che farà la gioia degli appassionati, essendo “Altar” un disco capace di unire la tradizione, rivista e ampliata con sapienza (si ascolti “Etna” o “Fried Eagle Mind”), con la sperimentazione: “Altar” è infatti custode di due piccole gemme (“Sinking Belle” e “Akuma No Kuma”) totalmente atipiche per i Sunn, in cui i Boris riescono a portare un vento di novità piacevolmente frizzante e rinvigorente.
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