Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Lupus Lounge
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Ulf Theodor Schwadorf – Voce, Chitarra, Basso, Batteria, Tastiere, Elettronica & Programming


Tracklist: 


1. A Wolf In Sheep Skin Clad
2. Romanze Zur Nacht
3. Dunkelheit
4. Neunter November
5. Tausend Kalte Winter
6. Spring ´99


WEBSITE & LINKS:
Sun Of The Sleepless @ Prophecy Productions



NACHTMAHR
I Nachtmahr fanno il proprio debutto ufficiale proprio in occasione di questo split con i ‘fratelli’ SOTS: perché fratelli? Perché i componenti sono praticamente gli stessi: la coppia Stock–Helm, già assieme in Empyrium, Noekk e nell’unico live dei SOTS, si riforma nuovamente per la registrazione di questo split, cui seguirà l’anno successivo un altro split, questa volta con gli Helrunar.

Tre tracce per i Nachtmahr (in tedesco antico, ‘incubo’), semplicemente identificate dai numeri romani: la prima, bellissima, “I” parte velocissima con un Black Metal di grande gusto e classe, molto tradizionale, che si ferma a metà percorso per lasciare spazio un’emozionante pausa atmosferica, completamente acustica. Il secondo capitolo si apre con un oscuro arpeggio, responsabile di un atmosfera di suspence quasi da ‘horror film’: un minuto e mezzo dopo, la chitarra di Helm aggredisce rabbiosa e lenta con al batteria praticamente Doom di Stock a tenere il ritmo – la voce è questa volta angosciosa, sussurrata, come un gelido alito di vento che vi scorra sulla schiena mentre percorrete un oscuro tratto in qualche sentiero sperduto. Il ritmo si alzerà di lì a poco, con il classico screaming a ricomparire e ricomporre il ‘solito’ Black tetro e feroce, che andrà a comparire anche nella conclusiva “III”, meno particolare.

Le capacità ci sono, non v‘è dubbio, visto anche il calibro dei personaggi coinvolti, ma per il momento le soluzioni sono ancora un po’ troppo poco personali per essere appetibili a un pubblico più ampio: sono curioso a questo punto di sentire come il gruppo ha sviluppato il discorso nel seguente split, che dovrebbe essere parte di una ‘trilogia’: attendiamo fiduciosi.
VOTO: 65


LINE UP:
- Thomas Helm - Chitarra
- Ulf Theodor Schwadorf (Markus Stock) - Voce, Basso, Batteria


TRACKLIST:
7. I
8. II
9. III


WEBSITE & LINKS:
Nachtmahr @ Prophecy


Total playing time (45:25)

Sun of the Sleepless / Nachtmahr

I

SUN OF THE SLEEPLESS
I Sun of the Sleepless sono un progetto personale di Ulf Schwadorf (vero nome Markus Stock), leader degli attualmente sciolti Empyrium, che iniziò quando ancora Markus era attivo con la sua band principale: i primi due lavori della band, un demo (“Poems to the Wretched Hearts ”) e un 7’ EP (“Tausend kalte Winter”), infatti uscirono nel 1999 e 2000, momento in cui gli Empyrium erano in pieno fermento.
A “Tausend kalte Winter”, però, seguì una pausa di 4 anni, probabilmente causata dal fatto che Stock, oberato dal lavoro che comportava la stesura del ‘canto del cigno’ degli Empyrium, lo splendido “Weiland”, non riuscisse più a seguire con la necessaria attenzione i SOTS, che tornarono sulle scene nel 2004 con questo split-cd “fatto in casa” con i ‘fratelli’ Nachtmahr.

Tornando ai Sun of the Sleepless, in questi sei brani da loro propostoci si può notare una grossa spaccatura tra i primi e gli ultimi tre: se le tracce iniziali possono infatti essere catalogate come Black Metal, le tre tracce conclusive portano significative innovazioni, presentandosi come un Black/Ambient molto atmosferico, mosso da ritmiche praticamente Trip-Hop.
Il lavoro della band, spesso ispirato nelle liriche alle poesie dell’austriaco Georg Trakl (morto durante la prima guerra mondiale), inizia quindi con la buona “A Wolf In Sheep Skin Clad”, Darkthroniana e supportata da una bella introduzione atmosferica, cui segue l’assalto up-tempo della batteria, delle chitarre e della voce screaming soffocata e filtrata di Stock. La seconda è anche la migliore di questa prima ‘sezione’ di cd: “Romanze Zur Nacht” è più cadenzata e oppressiva, poetica e naturalistica, e il cantato in tedesco dona un’aura di marzialità e drammaticità in più, con ottimi risultati. Si continua con la cover di una famosissima song di Burzum, “Dunkelheit”, in origine prima traccia del capolavoro “Filosofem”: mi soffermo poco su di essa in quanto la versione dei Sun of the Sleepless è decisamente fedele all’originale, con una voce screaming filtrata riecheggiante quella di Vikernese scelte sonore abbastanza vicine a quelle di Filosofem.
A questo punto, ci troviamo di fronte a quella ‘scissione’ che vi ho anticipato: una serie di battiti Trip-Hop ed elettronici introducono “Neunter November”, accompagnati da effetti stile ‘piatti da Dj’, tastiere avvolgenti, un basso pulsante e una voce pulita, ripetitiva e arcigna in secondo piano: buon brano Ambient, molto atmosferico, con un effetto alla lunga evocante uno stati quasi di ‘trance’ – effetto simile provoca anche la quinta “Tausend Kalte Winter”, che come l’ultima “Spring ‘99” è tratta dal ‘7 EP del 2000. Se ho ben capito, “Tausend Kalte Winter” sarebbe il riarrangiamento in questo nuovo stile di “En As I Dype Skogen” dei Darkthrone, da cui riprende un verso (‘tusen kalde vintre’, nel testo originale in norvegese) e lo utilizza come titolo: alle basi elettroniche vengono aggiunte una voce scream molto effettata e chitarre vibranti e graffianti, sempre tenute a bada dal ritmo campionato. L’ultima “Spring ‘99” è caratterizzata da una voce pulita che declama un testo sopra al ritmo lento che caratterizza questa seconda parte di disco, e una chitarra molto liquida a disegnare effetti insieme ad essa: efficace l’esplosione ai due minuti, con un’abrasiva chitarra elettrica e le urla filtrate di Markus a spezzare l’atmosfera ossessiva.

Darei due giudizi separati sulla prima e sulla seconda metà del ‘side SOTS’: sulla prima non c’è molto da dire, il Black lo sanno fare più che bene, ma non meglio di molti altri acts contemporanei (si segnala l’ottima seconda traccia, in questo stile), ma quello che potrebbe rendere i SOTS un gruppo più rinomato e apprezzato sono le sperimentazioni delle ultime tre tracce, contaminate, moderne e dall’atmosfera raggelante – gustose e curiose, e ‘fuori dal seminato’ in ambito Black, cosa che soddisfa sempre l’ascolto se composte con sapienza come in questo caso avviene.
VOTO: 72

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